Cultura è Salute

L’ARTE DI GUARIRE,
GUARIRE CON L’ARTE –
Un Museo più unico che raro a Napoli, quello delle Arti Sanitarie

20 Ottobre 2020

All’interno del celebre “Ospedale degli incurabili”, il Museo delle Arti Sanitarie: oltre 12mila pezzi esposti in nove bacheche, per ricostruire il lento ed articolato percorso di trasformazione della cura e della medicina. Abbiamo intervistato il Prof. Gennaro Rispoli, chirurgo e Direttore del Museo.

Un museo più unico che raro nel cuore di Napoli. Com’è nato e perchè?

Non è quindi solo un museo, inteso nel senso classico del termine, perché si trova all’interno di un ospedale antico quindi la sua presenza in una struttura del genere ha un ruolo particolare: possiamo definirlo un “museo ospedaliero”. Da qui s’intuisce facilmente che anche l’obiettivo si discosta dal voler semplicemente esibire o mostrare al pubblico tutto ciò che è custodito all’interno di esso, ma piuttosto il museo vuole fungere da cura, vuole accompagnare il lavoro dei medici e degli infermieri, tanto più in un momento storico delicato come quello che stiamo vivendo, quindi questo luogo non ha solo una valenza storica, ma sociale. Il Museo infatti ricostruisce il lento percorso di trasformazione della cura, da assistenza caritatevole ad approccio medico terapeutico, ed illustra l’evoluzione di tutte le discipline sanitarie e farmacologiche, attraverso la testimonianza di reperti rari e preziosi. In Italia abbiamo pochissimi esempi di “musei ospedalieri” come quello delle Arti Sanitarie.

Una via della salute e della cura che va oltre la terapia tradizionale. In che modo si sviluppa?

Napoli è stata capitale per quasi 7 secoli quindi disponiamo di moltissimo materiale, con una schedatura dei luoghi storici della Campania, accompagnando i pazienti in un percorso ricco e dettagliato: nel museo abbiamo tre aree allestite con tantissimi reperti interessanti. C’è un primo piano, dedicato al 1700 e al 1800, che ricorda l’avventura dei tempi difficili della medicina; poi alcune sale intitolate ai maestri della Scuola Medica Napoletana, come Domenico Cotugno, Domenico Cirillo, Ferdinando Palasciano, Giovanni Ninni, Giuseppe Moscati; poi c’è un percorso sulla storia del farmaco sino alla ricostruzione degli ambienti di due farmacie antiche; abbiamo inoltre allestito il periodo del Positivismo, con all’interno dei laboratori scientifici, ma anche un’intera ala dedicata alla sanità militare, di cui abbiamo ricordi particolari, come la prima scheggia del bombardamento del 1918. Ricostruiamo gli ambienti con carte e documenti per far sì che possano essere fruiti da tutti e che permettano di rivivere al meglio quel periodo storico. Per noi il gesto medico rappresenta proprio un atto d’amore quindi è importante enfatizzare anche il lato umano dei personaggi ospitati nella nostra struttura. Ci sono oltre 12mila oggetti, che fanno del Museo delle Arti Sanitarie uno dei più ricchi.

Siete anche tra i soci fondatori di ACOSI – l’Associazione culturale degli ospedali storici italiani – una rete di ospedali storici italiani. Quanto è importante, soprattutto in questa fase storica, ripartire dalla cultura?

La diffusione della cultura medica attraverso riunioni, congressi, mostre o eventi condivisi è veramente fondamentale. Abbiamo dato vita ad iniziative importanti, promuovendo nei mesi scorsi una mostra di grande successo a Matera, sulla storia degli ospedali, indirizzata a far conoscere, promuovere e valorizzare i beni culturali ed il patrimonio storico-sanitario degli ospedali antichi e monumentali della città di Napoli. Ma lo stesso vogliamo fare insieme alle altre realtà nazionali, con l’obiettivo di stimolare il visitatore a riflettere sulle problematiche della salute, della malattia e della cura. Per questo è nata ACOSI,  insieme all’Ospedale S. Maria Nuova di Firenze, l’Ospedale Civile Ss. Giovanni e Paolo di Venezia, Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano , l’Ospedale Santo Spirito in Sassia di Roma e l’Ospedale degli Incurabili – MAS di Napoli: siamo delle strutture ospedaliere impegnate nell’attività sanitaria e di cura e che custodiscono beni e documenti degni dei più grandi musei o biblioteche, per raccontare la storia di una scienza in costante progresso.

Dal MAS è nata anche l’”associazione “Il faro d’Ippocrate” di cui lei è presidente, che aderisce al nostro portale di “Cultura è Salute”. Cosa vi ha convinto di questo progetto?

Perseguiamo proprio la stessa mission! La cultura è fondamentale per l’arricchimento personale e nel supporto dei pazienti; in ogni percorso di cura c’è una componente anche culturale: attraverso la parte letteraria, i libri, i testi, i documenti ogni paziente può approfondire e conoscere meglio la malattia; bisogna poi sottolineare la funzione curativa della cultura perché il paziente può trarre giovamento dalla lettura di un libro, da una visita al museo, dall’osservazione di un quadro.  L’arte negli ospedali valorizza la bellezza, l’equilibrio delle forme. Inoltre c’è tutta una storia antica che testimonia il rapporto tra medicina ed arte, due scienze legate tra loro da una lunga tradizione, confermata anche dai tanti esempi di medici artisti, che hanno volutamente coltivato la loro passione per il bello. Siamo aperti ad una collaborazione con Club Medici, sarebbe interessante poter condividere la nostra esperienza insieme alla vostra, per cooperare nell’ambito del portale di “Cultura è Salute” e promuovere ulteriormente la sinergia tra arte e medicina.