Pareri a confronto

CAMPANIA REGIONE ROSSA
Parla Giovanni Ianniello

Il neo presidente OMCeO di Benevento, sottolineando che la sua città rappresenta una “realtà particolare”, commenta le ultime misure anti-Covid per la Regione Campania ed illustra i programmi futuri da attuare in sinergia con il territorio.

Anche la Regione Campania è entrata a far parte delle zone maggiormente a rischio. Quali criticità riscontra a Benevento?

Partiamo dal presupposto che Benevento è una realtà particolare nella galassia della Campania perché siamo una provincia piccola. L’azienda ospedaliera San Pio ha i suoi 92 posti tutti occupati e dà assistenza sia a livello di terapie intensive, che territoriale, grazie al supporto della Asl, che ha attivato l’Usca.
Diciamo dunque che il meccanismo funziona piuttosto bene, grazie anche a dei giovani volenterosi che si dedicano interamente a questa attività; è vero però che è impossibile rispondere a tutte le richieste. L’Asl ha attivato dei percorsi “drive-in” con due postazioni dedicate ai tamponi che sono piuttosto “frequentate” in queste settimane e riescono a dare una discreta risposta in termini di tracciamento. Ma è evidente che ci sono delle criticità: le maggiori si hanno in quei comuni della provincia con dei cluster di positivi; molti di loro asintomatici, ma lì è saltato il contact tracing e questo è un problema per contenere i focolai. Il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, si è attivato con regole molto rigide per far sì che gli spostamenti siano limitati il più possibile: l’unico corso nel centro storico di Benevento viene chiuso e non sarà frequentabile per scongiurare ogni tipo di assembramento. Come Ordine siamo d’accordo con la linea rigida delle autorità locali.
Abbiamo avuto un incontro con i medici di famiglia per dirimere il problema dei tamponi: pensare ad un sistema di screening negli studi, che spesso si trovano all’interno di un condominio, senza doppie uscite o doppi percorsi, diventa problematico. Mi è sembrata molto buona la proposta della Asl di Benevento di mettere a disposizione nei vari distretti delle aree specifiche per portare avanti il tamponamento dei cittadini. Pertanto restiamo aperti a due opzioni: locali Asl debitamente attrezzati dove i medici di famiglia possano effettuare tamponi o tamponi in casa del paziente, dove il medico va con tutti i dpi del caso.

Lei inoltre sta insistendo molto sul senso di responsabilità individuale ed ha recentemente fatto appello ai cittadini per vincere tutti insieme questa battaglia. Che risposta ha avuto?

Il comportamento individuale farà la differenza da qui ai prossimi mesi. Da febbraio scorso dico che serve un salto in avanti di civiltà, bisogna imparare a rispettare le regole minime perché il problema maggiore è che il mancato rispetto di comportamenti idonei a livello individuale va ad incidere sulla collettività.
I cittadini di Benevento sono abbastanza rispettosi delle regole, ma non bisogna mai abbassare la guardia. Si è parlato spesso della grossa piaga, qui in Campania, dei weekend all’aperto, con assembramenti sul lungomare di Napoli e non solo: anche se con la mascherina, è stato deleterio sedersi ai bar e ai caffè, parlando in gruppetti o addirittura fumando tutti insieme. Questo ha rischiato di essere molto pericoloso. C’è comunque una buona risposta, ma dobbiamo insistere su questo punto: la vittoria di questa battaglia passa soprattutto attraverso una buona adesione alle regole da parte di tutti.

In veste di Presidente OMCeO quali sono i programmi più urgenti da attuare nel prossimo futuro?

Ci siamo dati delle priorità: inizieremo una collaborazione ancora più stretta con la Asl, che è la realtà più importante per il territorio; in accordo con il suo direttore, il dr Volpe istituiremo tavoli tecnici, per elaborare una sorta di decalogo che dica “chi fa cosa” all’interno della sanità territoriale. Vogliamo infatti evitare situazioni come quelle che leggiamo sui giornali dove c’è uno scarico di responsabilità. Con l’arrivo dell’influenza stagionale infatti ed altre patologie tipiche dei mesi invernali, il ruolo del territorio è cruciale per evitare che i pronto soccorso siano sotto assedio. La nostra realtà non è quella di Napoli e questo ci permette di affrontare i problemi con una certa tranquillità, ma andando verso il picco dell’influenza, c’è bisogno di un filtro sul territorio e vogliamo organizzare per tempo questi percorsi specifici.
A livello ospedaliero il San Pio è la struttura di riferimento: ho già parlato con il dg Ferrante, mi ha riferito che hanno messo a punto una buona organizzazione per la gestione delle terapie intensive e sub intensive. Anche il “Fatebenefratelli” di Benevento ha attivato dei posti Covid, quindi il dialogo è costante anche con gli ospedali.
Il problema vero è quello dell’assistenza ai pazienti non Covid, non possiamo dimenticarci di tutta una realtà parallela, che combatte ogni giorno con problemi altrettanto importanti.
Ci sono strutture indifferibili, come i reparti oncologici, che devono continuare a lavorare a pieno regime. Anche le altre patologie non urgenti devono diventare urgenti e questo è complicato perché bisogna lasciare spazio a tutti in un momento di pressione generale molto forte.

Cambiando argomento, lei è una persona che crede nella possibilità che si instauri un rapporto virtuoso tra cultura e salute ed in questo si trova sulla stessa lunghezza d’onda del progetto di Club Medici “Cultura è Salute”. Che tipo di iniziative sta promuovendo?

La cultura è un tassello fondamentale perché solo acquisendo cultura diminuiscono le disuguaglianze. A Benevento abbiamo due realtà, in ospedale abbiamo dedicato una hall (chiaramente ora bloccata per la pandemia) ad un’attività di “book reading” mettendo i testi in una sorta di “libreria aperta”, invitando i pazienti ed i loro familiari a scambiarsi i libri, per leggerli insieme; è bello vedere che i pazienti in ospedale preferiscano la lettura condivisa al posto della tv. Abbiamo pensato ad una biblioteca multietnica, in varie lingue, per far fronte anche alle esigenze dei tanti cittadini stranieri che abitano nella nostra città: è possibile quindi leggere dalla Bibbia al Corano, il Vangelo in diverse lingue, ed abbiamo ritenuto opportuno fornire testi che rispondano alle esigenze di tutti.
Come Ordine abbiamo fatto significativi investimenti in cultura, non solo sanitaria; ad esempio abbiamo un albo di “medici artisti” appassionati di diverse discipline; abbiamo ospitato in passato una galleria d’arte con opere donate dai colleghi e di tanto in tanto ci dedichiamo ad organizzare eventi di musica o poesia … Posso affermare quindi di essere un promotore della cultura e non posso che guardare con ammirazione all’iniziativa di Club Medici.