Cultura è Salute

La bellezza della cura. Sperimentazione poetica come forma di sostegno al malato
di FEDERICA GIARDINA PAPA


La parola poetica come strumento al servizio delle terapie tradizionali per curare non solo fisicamente, ma anche emotivamente i pazienti negli ospedali. Federica Giardina Papa, Responsabile di ricerca e comunicazione di “Poesia in azione”, ripercorre insieme alla nostra redazione l’intreccio fra poesia, suoni e cultura per dare sostegno al mondo della cura.

Iniziamo da una breve presentazione della vostra Associazione

“Leggo quando voglio” è un’associazione culturale no profit che promuove la poesia, la lettura e l’esperienza teatrale come strumenti educativi e trasformativi. Nata nel 2015, l’associazione svolge le sue attività affondando le radici nel progetto “Poesia in Azione”, attivo fin dal 2005. Poesia in Azione (PiA) persegue l’obiettivo di ampliare l’accesso alla creatività di tutti e impiega la poesia come strumento culturale di trasformazione e rigenerazione dei luoghi, di tutela dell’ambiente, di protezione dei diritti civili e di sviluppo della persona. Il collettivo di PiA progetta e realizza laboratori, spettacoli e seminari in collaborazione con privati, aziende e associazioni, ed enti pubblici, comuni e scuole.

Dal 2014 Silvana Kühtz, fondatrice di “Leggo Quando Voglio”, con Susanna Crociani, sassofonista, e Andrea Gargiulo, pianista, con la complicità del dottor Edoardo Altomare, sperimentano l’intreccio di musica e parola poetica in ambito sanitario con il progetto “La Bellezza della Cura” (www.labellezzadellacura.it), prima come corsi di formazione per la asl e poi come sperimentazione poetica in corsia. Molto importante è anche la collaborazione con la Fondazione Donatella Mauri di Losanna in Svizzera, grazie alla coordinatrice delle attività culturali, l’operatrice socio culturale Adele Nacci e parte del nostro collettivo.


Attività poliedriche, che abbracciano tantissimi settori: in che modo possono offrire sostegno al mondo della cura?

La cura è un campo di per sé ubiquitario perché include non solo la cura del corpo, ma anche la cura della mente, in senso laico. Senza nutrire alcuna distinzione cartesiana, il corpo e la mente sono un’unica cosa e si possono curare entrambe attraverso l’utilizzo di farmaci. Ciò che rimane in qualche modo escluso è l’ambito delle emozioni. Il malessere generato dall’esperienza della malattia è notevole e non vi è alcun farmaco che si può sostituire a un incoraggiamento, a una carezza, a un’immagine di bellezza e splendore. A volte la risoluzione di una malattia richiede anni e può costringerci a letto o in ospedale, luoghi dove la bellezza, in questo momento, non è la priorità. Ingiustamente, perché circondarsi di bellezza e di benessere mentale è un tassello fondamentale per la ripresa di un paziente, per la ripresa di un Paese e perché la bellezza non è un orpello ma un elemento fondamentale, ontologico diremmo. In tal senso, la parola poetica accompagnata dalla musica è uno strumento utile al paziente e al caregiver per fermarsi a respirare in una giornata in cui c’è poco tempo per contemplare il bello. In luoghi dove il bello non è una priorità, ci si dimentica che cos’è e ci si abitua al brutto, allo spiacevole, alla tristezza.

Dunque una contaminazione possibile, quella tra discipline artistiche e scientifiche?

In origine parlo proprio della culla greca dove è nato il sapere occidentale, non vi era alcuna distinzione tra discipline artistiche, umanistiche, e scientifiche. Certo, a volte la poesia è stata additata come attività inutile. In realtà invece, forse sono proprio i pensieri inutili, quelli rivolti alla contemplazione del bello che consentono alle idee nuove di sgorgare.  Sul piano più pratico, la difficoltà dei pazienti e dei caregiver nel far fronte a una malattia necessita concretamente di cure mediche, farmaci e terapie, per risolvere la propria condizione. La scienza e la ricerca scientifica sono fondamentali per la cura del corpo.
Se pensiamo all’esperienza della malattia, a una malattia che abbiamo vissuto in prima persona o a un nostro caro che è malato o è di recente venuto a mancare durante la pandemia, pensiamo anche a tanti momenti in cui abbiamo sentito un malessere più che fisico, emotivo. Un malessere emotivo che non può essere colmato da un farmaco, ma più da un atto di cura, come una carezza. In ciò la pandemia non ci ha aiutato, il contatto fisico era vietato e per mesi, o persino anni, abbiamo desiderato quella carezza da una persona cara, ma irraggiungibile. Per far fronte a questo malessere emotivo è necessario cominciare a praticare un ascolto profondo, una compassione che sia come dice l’etimologia, comune patimento, che sappia essere espressione dell’emozione. E in questo, la poesia è uno strumento fondamentale da mettere al servizio delle cure mediche.

In termini pratici come riescono gli artisti a diventare “messaggeri” di bellezza e supportare così i malati?

L’artista riesce a interpretare il mondo per metterlo al servizio della propria visione. Il mondo è qualcosa di orrendo o di bellissimo a seconda del suo volere: può far sentire angoscia, invidia, rabbia o felicità, contemplazione e amore anche a chi non ha mai ancora avuto esperienza di questi sentimenti. Pensiamo ai quadri di Van Gogh o anche alla Lacrimosa di Mozart. Ciò che è bello suscita emozioni, che siano positive o negative, però attraverso l’esperienza del bello si fa esperienza di sé stessi, di ciò che si ha dentro, quasi in un momento catartico. Il malato, nel suo percorso di guarigione, e il caregiver, nei suoi molteplici percorsi di cura, hanno entrambi necessità di guardarsi dentro, di imparare ad ascoltarsi per prendersi cura di sé e degli altri. Ascoltare la parola poetica unitamente alla musica vuol dire allenarsi alla percezione del bello, di sé e della cura stessa, per tornare a respirare nel proprio percorso sia esso di guarigione che di cura.
Entrare nel nostro sito e premere play sulla playlist del giorno, può forse bastare per capire come funziona il nostro progetto di somministrazione quotidiana di bellezza.

Inoltre, a proposito di artisti, ce ne sono molti che hanno sposato questo progetto. Tra gli altri, chi? E quante strutture hanno già scelto di beneficiare di questo metodo?

Gli artisti che collaborano con noi sono: Susanna Crociani sassofonista e musicoterapeuta; Andrea Gargiulo pianista e musicoterapeuta; Stefano Barone, chitarrista e compositore; Marianna Campanile, cantante e maestra di scuola primaria; Sara Salvigni, cantante e compositrice; e Letizia Cobaltini, Claudia Fabris, Claudia Fofi, Gianluigi Gherzi, Silvana Kühtz, Patrizia Ripa con le loro voci in parola.
Ma abbiamo un sito anche tutto completamente in francese, labeautedusoin.net.
Con le voci di Olivier Perez, Viviane Ciampi, Sylvain Dias, Jérôme Daberllay, Julie Delaloye, Greta Antoniozzi, Katerina Apostolopoulou, Corine Moncourrier.
Le immagini del sito e del calendario cartaceo che dallo scorso anno produciamo per sostenere il progetto sono dell’artista visiva Maria Teresa De Palma.

Hanno scelto di beneficiare del metodo della Bellezza della Cura: la ASL-Bari (BA); il reparto di Cardiologia USL Toscana sudest, Colle val D’elsa (AR); la struttura medico sociale Donatella Mauri, Losanna (CH); il centro diurno Con Il Cuore Nella Mente di Cellino San Marco (BR); la Cooperativa Bigsur, Laboratori Centro per la Cura e la Ricerca sui Disturbi del Comportamento Alimentare DCA DSM-ASL Lecce; la Cooperativa Teseo, Conversano (BA); il centro diurno di Campi Salentina (LE).

Infine Club Medici promuove il progetto “Cultura è Salute”, al quale avete aderito. Quali valori ne condividete? E perché la “cultura” è sinonimo di “salute”?

Con il progetto “Cultura è Salute” condividiamo la necessità e l’urgenza, acuita soprattutto negli ultimi anni di emergenza pandemica, di fare della cultura uno strumento al servizio delle cure mediche. Come dite anche voi nel vostro manifesto, la promozione della salute non è legata soltanto al settore sanitario, ma deve mirare anche al benessere della persona un concetto più ampio e che richiede l’integrazione di altre discipline per dar conto di tutto ciò che è umano. La stessa cura, come la figura del caregiver, richiede di ricoprire un ambito di sapere e di abilità che non è solo prettamente scientifico, ma anche umanistico. La cura richiede comprensione ascolto ed espressività, compassione e vicinanza, tutte cose che possono essere raggiunte tramite l’arte, la poesia e la musica come forme di cura da integrare alle pratiche mediche.