Cultura è Salute

Non restiamo con le mani in mano
di ISABELLE FELICIONI

Tracce di mani

Le prime raffigurazioni di mani furono scoperte nelle caverne della vallata del fiume Ardeche in Francia e nella grotta di Costure al largo di Marsiglia, poi in Patagonia, Australia settentrionale e Africa. Le mani e la loro anatomia ed evoluzione permettono di ricostruire il percorso evolutivo che ha portato all’acquisizione di progressive abilità pratiche. L’elongazione delle dita è uno degli elementi chiave riguardo a questo aspetto e viene completato dalla presa di precisione tra il pollice e le falangi distali delle dita reso possibile dai pollici opponibili.
Nonostante la mano umana abbia uniche caratteristiche anatomiche, tra cui un pollice più lungo e le dita che possono essere controllate individualmente a un livello superiore, la destrezza della mano umana non può essere spiegata esclusivamente da fattori anatomici ma anche da aspetti neurali. Le proporzioni della mano umana sono sufficientemente plesiomorfiche con i progenitori delle scimmie antropomorfe attuali ma scimpanzé e gorilla, in modo indipendente, hanno acquisito metacarpi allungati come parte del loro adattamento alle modalità di locomozione.
Gli esseri umani non si sono evolute da scimmie clinograde, ma sono passate differentemente all’andatura bipede dalla brachiazione, condivisa con gli antenati di scimpanzé e gorilla.
Molti elementi di mani primitive hanno caratteristiche presenti molto probabilmente nell’ultimo antenato comune tra esseri umani e scimpanzé: caratteristiche assenti nella moderna specie sapiens, sono ancora presenti nelle mani di Australopithecus, Paranthropus e Homo floresiensis.
La mano è l’organo prensile per eccellenza.

Ha cinque dita:
Pollice, Indice, Medio, Anulare, Mignolo.

È composta da 27 ossa, 5 unghie e 14 falangi. In teoria dovrebbero essere 15, tre per dito, ma il pollice ne ha una di meno. Come già detto il pollice ha la capacità di opporsi all’indice e alle altre dita.
La mano può fare 40 milioni di movimenti: si apre si chiude, si alza e si abbassa, tocca e viene toccata, indica, misura, stringe, accarezza, colpisce, lava, cucina, pettina, veste, cuce, taglia, scrive, dipinge, forgia, suona, fotografa, applaude e gesticola. Prega. La mano legge e risuona: è la vista per i non vedenti e la voce per i non udenti, la mano interagisce.
La mano è innervata da un complesso sistema neurosensoriale dove fibre specifiche sono adibite all’ acquisizione, trasformazione, elaborazione e trasmissione di stimoli. La mano possiede una sensibilità tattile, termo dolorifica, propriocettiva a cui afferiscono neuroni di diversa natura disposti sulla sua superficie in modo tale da poter riconoscere stimolazioni lente da stimolazioni rapide ed inviare attraverso vie diverse al sistema nervoso centrale. La sensibilità viaggia a diverse velocità: la sensibilità tattile viaggia su fibre rapide, più veloci di quelle dolorifiche. Questo spiega perché uno stimolo doloroso possa essere modulato grazie ad una rapida successiva stimolazione tattile.
Le informazioni recepite a livello della mano raggiungono il sistema nervoso centrale attraverso fasce di fibre che attraversano il midollo spinale per poi giungere a livello delle diverse regioni della corteccia cerebrale e del cervelletto. In tal modo attraverso una sottile rete elettrica appare sul nostro cervello la rappresentazione dell’homunculus.
L’homunculus corticale è una rappresentazione della suddivisione anatomica dell’area somestesica primaria, dove prende il nome di homunculus sensitivo o somestesisico o somatosensoriale, e dell’aria motoria primaria dove prende il nome di homunculus motorio.
Il termine “homunculus” è dovuto al fatto che la rappresentazione del corpo umano appare grottesca e sproporzionata. In quello sensitivo alcune regioni, soprattutto la mano, il piede e la bocca sono ingrandite perché la grandezza di una regione è proporzionale al numero di recettori cutanei in essa presenti, allo stesso modo in quello motorio-mano e volto sono ingranditi proporzionalmente al numero di placche motorie, che permettono un movimento più fino.

La mappa molto dettagliata della corteccia motoria è stata sviluppata nel XX secolo dallo studioso canadese Wilder Penfield. La regione della corteccia cerebrale a cui afferiscono le stimolazioni tattili è localizzata a livello del giro post centrale della corteccia parietale; attraverso la vita lenisco mediale l’impulso raggiunge attraverso stazioni di ritrasmissione e sistemi di inibizione a feed back, feed forward o inibizione distale, il talamo e con una controlateralità allo stimolo stesso, le aree di Brodman.
I neuroni del sistema somatosensitivo sono generalmente silenti e ciascuna cellula risponde solamente alla stimolazione di un’area specifica della cute: i neuroni corticali presentano un campo recettivo e sono caratterizzati da una dimensione precisa, una distruzione particolare, una modificabilità e una struttura che determinerà la capacità di discriminare lo stimolo stesso. Quindi la nostra percezione che è stato stimolato un punto della cute piuttosto che un altro dipende dall’attivazione di una particolare popolazione di neuroni cerebrali. Di converso, come è stato dimostrato da Penfield, quando viene stimolato elettricamente un punto della corteccia, noi avvertiamo sensazioni tattili a livello di una particolare regione cutanea. Nelle aree cutanee più sensibili al tatto – lingua e punta delle dita – il numero di recettori per unità di area è elevato e il campo ricettivo di ciascun recettore è in proporzione piccolo.

La punta delle dita dell’Uomo ha la più alta densità di recettori: circa 2500 per centimetro quadrato.
Questo consente ai ciechi di poter discriminare con un dito combinazioni di almeno sei punti emisferici in rilievo- 1 mm-. In condizioni normali l’uomo può riconoscere distintamente stimoli a due dimensioni come i tessuti e la carta vetrata. L’ingrandimento corticale, cioè l’area corticale devoluta alla rappresentazione di un’unità di area di superficie corporea è per la rappresentazione delle dita circa 100 volte più grande di quella della rappresentazione del tronco. Quindi la dimensione dei campi recettivi e l’ingrandimento corticale sono correlati inversamente. Una singolare caratteristica dei campi recettivi dei neuroni del sistema somatosensitivo e specialmente quelli della corteccia cerebrale, è costituita dal fatto che la dimensione del campo recettivo non è fissa: essa può variare in misura considerevole in rapporto all’esperienza del soggetto e in certe condizioni patologiche.
Nella sensibilità tattile si comprende:

  • Sensazione di contatto
  • Sensazione di pressione
  • Sensazione di tremore e vibrazione
  • Solletico

Sensibilità termica e dolorifica, rientrando sempre tra le sensazioni recepite dall’apparato tegumentario, colgono lo stimolo e lo trasmettono attraverso fibre nervose diverse.

Questo a sottolineare l’importanza del tatto nella nostra percezione della realtà attraverso la morfognosia cioè il riconoscimento degli oggetti la stereognosia, riconoscimento della dimensione degli oggetti e dell’ilognosia, riconoscimento della natura dell’oggetto che avviene attraverso fibre A alpha, A delta e fibre C.
Un particolare interesse va alle fibre C deputate sia al riconoscimento del dolore e della temperatura sia al riconoscimento di stimoli piacevoli.
La velocità di trasmissione dell’impulso varia in queste fibre da 30/70 m/sec delle fibre A beta, ai 12/30 m/sec delle A delta, a 1m/sec delle fibre C.
Riassumendo quindi l’esame dei campi recettivi della corteccia somatosensitiva ha messo in evidenza l’esistenza di una dettagliata rappresentazione della superficie somatica a livello della superficie corticale. Tuttavia, la mappa somatosensitiva o homunculus non è rappresentazione fedele della superficie corporea, ma distorta. Come detto, la rappresentazione della punta delle dita occupa un’area corticale molto più grande dell’area in cui è rappresentata una regione estesa come la schiena. Le dimensioni dei campi recettivi dei neuroni corticali sono inversamente correlate con la densità di innervazione periferica. Grazie all’organizzazione somatotopica si stabiliscono congrue connessioni tra le diverse aree corticali. Come per tutte le modalità sensoriali e motorie anche le informazioni tattili provenienti dalla periferia raggiungono la corteccia attraverso vie diverse, ciascuna delle quali ritrasmette informazioni che possono essere ridondanti od esclusive.
Le vie ascendenti di trasmissione del segnale progrediscono in parallelo e questo garantisce la trasmissione della stimolazione stessa e sua rappresentazione in ben cinque forme.
La sensazione somatica comporta l’analisi in parallelo, a livello di aree corticali distinte, di ATTRIBUTI diversi degli stimoli.

Con l’elaborazione in parallelo non si realizza la moltiplicazione del medesimo circuito di base, ma si mettono in grado le diverse vie neuronali e le diverse stazioni di ritrasmissione di elaborare la stessa informazione sensitiva in modi parzialmente diversi. Questo conferisce ricchezza alle nostre percezioni.

A livello di ciascuna delle quattro suddivisioni della corteccia somatosensitiva è presente una mappa della superficie corporea, che è specifica per una particolare modalità somatoasenositiva: l’area 3 a riceve afferenze dai recettori di stiramento dei muscoli, l’area 3 b dai recettori cutanei, l’area 1 dai recettori a rapido adattamento e l’area 2 contiene una mappa dei recettori di pressione profondi.
Pertanto queste regioni corticali sono implicate nell’elaborazione di aspetto in parte diversi della sensazione somatica. L’area 1 è implicata nella percezione delle caratteristiche della SUPERFICIE degli oggetti mentre l’area 2 prende parte alla PERCEZIONE delle DIMENSIONI e della FORMA degli oggetti. Finora sono stati identificati almeno 3 tipi di neuroni somatosensitivi di ordine superiore: neuroni sensibili al movimento, quelli sensibili all’orientamento e quelli che codificano la direzione del movimento. Processi di elaborazione ancora più complessi sembrano essere eseguiti da neuroni attivati nel corso della manipolazione di oggetti; questi neuroni proiettano alla corteccia motrice e prendono parte ai processi di INTEGRAZIONE sensitivo-motori. Infine la corteccia somatopsensitiva invia proiezioni alla corteccia parietale posteriore, a livello della quale viene operata l’INTEGRAZIONE con informazioni provenienti da altri organi di senso e si forma l’IMMAGINE CORPOREA.
Nella medicina orientale la pratica dello yoga nidra attraverso un “giro di consapevolezza” integra l’immagine corporea attraverso un sequenziale portare l’attenzione su una parte del corpo per poi poterlo vedere a livello mentale.