Pareri a confronto

Salute e morti bianche: continua la “mattanza”
di GIAN PIERO SBARAGLIA

14 Febbraio 2023

Che fine hanno fatto la Legge 15 Luglio 2003 n.° 388, e il D. Lgs. 81/2008, Art 45, estese anche alle Scuole dalla Legge 107 del 13 Luglio 2015, Art .1, Comma 10?
Ma a livello Istituzionale, sanno che ci sono queste leggi per garantire la sicurezza nell’ambiente di lavoro, nate per “rimodernare” la vecchia Legge 626/1994, che già dette disposizioni riguardanti la protezione dai rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, nell’ambito del proprio ambiente di lavoro? Ne conoscono i contenuti, come quello che prevede sanzioni penali severe a chi, datore di lavoro in testa, non programma Corsi di Primo Soccorso Aziendale ai propri dipendenti? Corsi di Primo Soccorso Aziendali che mirano a dare a tutti i dipendenti, qualunque tipo di lavoro esercitino, contezza che nel luogo di lavoro debbono essere rispettate norme e regole, finalizzate a salvaguardare la propria salute o integrità fisica?

Noi non lo crediamo, se ci si limita a riempirsi la bocca nel denunciare che dovrebbero essere assunti più Ispettori, che possano vigilare che tutto sia in regola negli ambienti di lavoro.
Ma sulla formazione degli stessi dipendenti, chi vigila? Lo stesso datore di lavoro, avrà controllato o richiesto all’atto dell’assunzione, la Certificazione delle Competenze in possesso da parte del dipendente? Le Competenze costituiscono un punto di riferimento per valutare e certificare i profili di professionalità di ogni dipendente, che si avvicina ad un certo tipo di lavoro; ed è quanto stabilito, nel 2006, dal Parlamento Europeo e dal Consiglio d’Europa per tutti i Paesi dell’Unione, seppur con modalità e strategie differenti. Le competenze, infatti, “indicano la comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale”. Questa la definizione dell’E. Q. F. (European Qualifications Framework – Quadro europeo delle Qualifiche e dei Titoli).

Diciamolo con franchezza e senza polemiche, soltanto con lo scopo di suggerire in tutta umiltà, proposte valide e concrete, così da prevenire e difendere la sicurezza nell’ambiente di lavoro.

Ogni dipendente DEVE essere INFORMATO e FORMATO – come recitano le leggi sopra citate -, che non basta, ad esempio, che io laureatomi in Medicina e Chirurgia qualche mese fa e neoassunto in Ospedale quale Medico, possa subito entrare in Sala Operatoria per eseguire una Appendicectomia, senza aver fatto prima “il percorso da Chirurgo”, ma solo perché sono diventato medico! Oggi è questo che a nostro avviso manca: c’è troppa superficialità o, peggio ancora, disinteresse, nel voler richiedere a ciascun neo dipendente, la conoscenza di certe regole, prima fra tutte, quella di sapersi muovere nell’ambiente di lavoro da lui scelto, evitando pericoli per sé e per gli altri. Le leggi sopra citate sono chiare: purtroppo non vengono applicate. E allora sorge una domanda: perché in questi casi non si applica “la culpa in vigilando”?

L’U. S. B. (Unione Sindacale di Base) di recente ha pensato bene di suggerire di introdurre subito il reato di “omicidio sul lavoro”. Ma contro chi? Ma perché non preoccuparsi di obbligare tutti i dipendenti all’acculturamento, meglio ancora al rispetto da parte dei datori di lavoro, di ciò che le leggi prevedono e cioè la frequenza, da parte dei dipendenti, ai Corsi di Primo Soccorso Aziendale, Corsi ben definiti dalle leggi e che informano e formano i dipendenti a comportarsi adeguatamente e coscientemente nel proprio ambiente di lavoro, evitando possibili pericoli che di certo ci possono essere, ma che con una formazione ad hoc, potrebbero essere evitati?

Quanti di quelli che ricoprono cariche dirigenziali con grande responsabilità, si sono fatti questa semplice domanda: ma quell’incidente occorso a quel dipendente/lavoratore, è un incidente SUL LAVORO o DA LAVORO? La domanda è maliziosa perché quanti incidenti definiti “sul lavoro”, perché colà avvenuti, non coinvolgono la struttura lavorativa, ma sono avvenuti magari perché il dipendente si è distratto, o è stato superficiale, o imprudente, o magari da vari anni in quel posto, è divenuto portatore di patologie prima non presenti, e si è sentito male? Ecco allora la necessaria introduzione di una figura sanitaria in tutti gli ambienti di lavoro, assai utile per monitorare la salute dei dipendenti nell’arco degli anni di lavoro, e nella realizzazione, fin dal primo giorno di lavoro, di una personale cartella clinica, nella quale riportare le patologie dei dipendenti, notizie utili e necessarie ad essere conosciute subito, nella circostanza di un malore improvviso, magari da addebitare al fatto che il dipendente, divenuto nel tempo diabetico, possa essere incappato in una crisi lipotimica dovuta alla malattia di cui è divenuto portatore.

Lo stesso esempio è per le scuole, dove anni addietro esisteva il medico scolastico. E poi? E a proposito delle Scuole, la tanto declamata “Alternanza Scuola – Lavoro”, ha provveduto ad informare o a formare con corsi adeguati, gli studenti che ne vengono a godere, dei rischi e pericoli da conoscere ed evitare nei luoghi dove vengono inviati? Le leggi sopra citate, anche in questo caso dovrebbero essere rispettate ed attuate! Queste sarebbero le soluzioni pratiche e rapide da adottare subito negli ambienti di lavoro, avendo cura di “catechizzare” tutti i dipendenti secondo quanto previsto dalle leggi in tema di formazione-informazione, e nel responsabilizzare i datori di lavoro, o chi per loro, a far applicare queste leggi e vigilare che i dipendenti le rispettino, o meglio che ne vengano aggiornati, o ancora che siano adeguatamente “competenti” nel lavoro che hanno scelto di fare e per il quale, sono stati assunti.

Il Centro di Formazione della Associazione di Volontariato, di cui lo scrivente è il Direttore Sanitario e Scientifico, eroga questi corsi di Primo Soccorso Aziendale: la nostra esperienza ci permette di dire che su un numero, ad es. di 30/40 dipendenti di una Azienda segnalati e iscritti al Corso, sempre, ribadiamo sempre, o in certi casi non si presentano, pur se noi ci siamo e pur se l’azienda ha prenotato, crediamo pagando s’intende, la location, o se ne presentano uno o due. Ciò accade perché chi dovrebbe vigilare, non vigila, o meglio – come è previsto dalla legge – non sanziona il dipendente menefreghista, né il datore di lavoro che avrebbe dovuto verificare nell’immediato e subito esigere dal dipendente una adeguata giustificazione!

Crediamo seriamente che la cultura e l’aggiornamento, in questo campo, siano la panacea per frenare queste morti ingiustificate ed evitabili.

Ci piace ricordare i versi del sommo poeta: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza!” (Inf. canto XXVI, vv.118-120).

Ci auguriamo che qualcuno prenda per buone queste riflessioni e ponga in essere quei rimedi citati, così da evitare o – se si vuole – contenere queste “assurde mattanze”!

Dr. GIAN PIERO SBARAGLIA
MEDICO CHIRURGO
Spec. In Otorinolaringoiatria
già Primario Otorinolaringoiatra,
C.T.U. del Tribunale Civ. e Pen. di Roma
Direttore Sanitario e Scientifico Centro di Formazione
BLSD-PBLSD – Accreditato ARES 118-Lazio e IRC
Misericordia di Roma Centro – ROMA.