13 Maggio 2025
È uscito l’11 maggio 2025 il nuovo libro del Prof. Massimo Lanzaro, noto psichiatra, psicoterapeuta e saggista, intitolato “Dal divano al divino: Itinerari di ascensione controcorrente mentre il mondo sembra andare alla deriva”. In questa intervista ne scopriamo meglio i contenuti.
Professore, come nasce l’idea della paronomasia “Dal divano al divino”?
R: La prima volta che mi sono imbattuto nel termine “divanista” fu a proposito dei dati dell’indagine della Corte dei Conti sul Funzionamento dei centri per l’impiego nell’ottica dello sviluppo del mercato del lavoro (aggiornati a ottobre 2020) che smontavano appunto la teoria dei “divanisti”, ovvero i 352mila percettori di Reddito di cittadinanza che avevano trovato un’occupazione. In questo volume il senso sarà più ampio: nella società liquida (alla Bauman) in cui ci troviamo a vivere, le relazioni umane sembra si siano trasformate (sovente a prescindere dalla disoccupazione, che pure gioca un ruolo) in un delicato equilibrio tra connessione e isolamento (quello che conduce “al divano”). Eppure forse non è stata mai così viva la ricerca spirituale individuale.
Può raccontarci cosa l’ha ispirata a scrivere questo lavoro?
La mia ispirazione è iniziata con l’incontro con il termine “divanista”. Volevo indagare le radici e le implicazioni che la tendenza al ritiro sociale ha nella nostra società. Ho cominciato a riflettere su come la realtà liquida e postmoderna stia modificando il nostro approccio alle interazioni sociali, anche prendendo spunto dai contenuto di volumi molto noti e letti nel passato decennio, che non sembrano molto ottimisti in questo senso; farò degli esempi: “La solitudine del cittadino globale” e “La società dell’incertezza”, entrambi di Zygmunt Bauman, “L’epoca delle passioni tristi” di Miguel Benasayag e Gérard Schmit, Byung-Chul Han e il suo noto bestseller “La società della stanchezza”, Alain Ehrenberg e il suo “La società del disagio”, ma anche “La generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli” del 2024 di Jonathan Haidt. Sinceramente potrei continuare a lungo con questo elenco. Per questo ho ritenuto necessario documentarmi, esplorare e cercare di spiegare in parole semplici le dinamiche psicologiche che governano l’esistenza di questo mondo descritto come sempre più interconnesso ma paradossalmente sempre più solitario. Durante questa ricerca mi sono poi accorto che scienza e spiritualità (“il divino”) si stanno avvicinando come non era accaduto mai in precedenza ed è paradigmatica in questo senso ad esempio l’opera omnia di Federico Faggin.
Nel suo libro si parla in modo approfondito di isolamento sociale, sempre più diffuso. Quali potrebbero esserne le cause?
Le relazioni superficiali che si sviluppano attraverso i social media possono sostituire quelle autentiche, creando un paradosso: ci sentiamo connessi, ma in realtà viviamo un’esperienza di solitudine. Nel volume, pur consapevole di non poter essere esaustivo, farò una carrellata delle dinamiche interiori e sociali delle persone che al momento sono “candidate al divano”, in quanto:
- hanno dei particolari tratti di personalità (esempio: la frustrazione perenne del narcisista o la sensazione cronica di vuoto del borderline)
- hanno problemi che vanno dalla demoralizzazione alla depressione anche grave
- sono affetti da qualche forma di forte dipendenza
- si trovano invischiati o hanno troncato una relazione cosiddetta “tossica”
- hanno disturbi medici non diagnosticati (di alcuni dei quali si sa ancora poco, ivi incluso il circolo vizioso dell’obesità)
Queste mi sembrano al momento alcune delle cause più probabili del “lasciarsi un po’ andare” (usando un eufemismo). Quindi porrò la domanda che per me è fondamentale: è possibile l’auspicata transizione “dal divano al divino”? E se si, come?
Ha parlato dell’avvicinamento tra scienza e spiritualità. Può darci un’idea di cosa intende per “divino” e di quali implicazioni ha per chi ha problemi di solitudine e sofferenza interiore?
Certamente. Innanzitutto negli ultimi anni, c’è stata una crescente interazione tra ambiti scientifici e spirituali, dove la neurologia, ad esempio, comincia a esplorare pratiche meditative e mindfulness. Queste pratiche non sono più viste solo come interessi privati, ma come strumenti utili per migliorare la qualità della vita e il benessere complessivo dell’individuo. Nel libro, cerco di mettere in evidenza come integrarli possa aiutarci a navigare le sfide delle nostre vite moderne, contribuendo a una maggiore consapevolezza e connessione umana. Jung definiva il numinoso (divino) ciò che stabilisce un confronto con una forza che porta con sé un senso non ancora svelato, che affascina il soggetto, un disvelamento permeato di sacro. Una rivelazione di senso, che porta con sé anche delle motivazioni. Che giunga durante una psicoterapia, che venga da un’intuizione, che sia ispirata dalla lettura di un libro, da un incontro imprevisto, dal creare o dalla fruizione di un’opera d’arte. Al momento, per quelli “costretti” sul divano, vedo la pratica della spiritualità, del lavoro su se stessi, della mindfulness e della psicoterapia come alcune realistiche anche se impegnative vie d’uscita. In realtà anche per le persone affette ad esempio da una grave depressione o da una psicosi, una volta guarite grazie all’aiuto di professionisti, si può paventare un analogo percorso di ricerca e di crescita.
Ci sono racconti o esperienze personali nel libro che ne illustrano i contenuti?
Assolutamente! Inserisco diverse storie di persone che hanno affrontato momenti di crisi o transizione, mostrando come la loro esperienza di isolamento abbia portato a una ricerca di significato più profondo. Questi racconti invece dimostrano anche che, attraverso la vulnerabilità e la ricerca di connessione, possiamo trovare un senso di comunità e sostegno reciproco. Uno dei miei aneddoti preferiti, che è una situazione a cui ho assistito è questo: Una ragazzina di circa sei anni era in classe e la maestra aveva chiesto a tutti gli alunni di disegnare qualcosa liberamente. Vedendola molto concentrata e impegnata nel disegno la maestra si avvicina a Valentina, questa bambina, per chiedere cosa aveva intenzione di disegnare. Lei rispose: “farò il ritratto di Dio”. Al che la maestra un po’ perplessa le risponde: “..ma nessuno sa come è fatto Dio”. Valentina senza batter ciglio guarda di soppiatto la maestra scettica e le risponde candidamente: “Lo sapranno fra due minuti!”.
Penso che osservare gli spunti di “magia estemporanea” che i bambini possono involontariamente offrirci inattese ispirazioni e abbiano a volte una dimensione “divina”, per così dire.
Qual è il messaggio principale che spera di trasmettere ai lettori attraverso quest’opera?
Spero di ispirare i lettori a riflettere su come costruire relazioni autentiche e significative nelle loro vite, nonostante le sfide della (post)modernità. Credo che comprendere la complessità della nostra esistenza possa aiutarci a ridurre l’isolamento e a favorire un senso di comunità e appartenenza, utilizzando sia strumenti scientifici sia pratiche di derivazione spirituale.
Grazie mille per questo approfondimento. Non vediamo l’ora di leggere il suo libro. Dove è possibile reperirlo?
In versione cartacea o Kindle su Amazon, sulle più comuni piattaforme dedicate e in tutte le librerie.