27 Giugno 2025
Nell’augurio che anche oggi non si allunghi la lista sulle morti sul lavoro, crediamo sia utile e necessario rivolgersi direttamente a tutti i lavoratori di ogni settore, così da suggerire loro che, dal momento che sulla prevenzione della sicurezza sull’ambiente di lavoro, soltanto gridata ma mai realizzata dalle Istituzioni, comprese quelle che li difendono e li rappresentano, prendano loro stessi l’iniziativa nel ricercare i modi ed i mezzi per mettersi al riparo da eventuali drammatiche situazioni nel posto di lavoro.
D’altro canto la normativa nazionale ed europea sulla Certificazione delle Competenze, emanata nel 2013, prevede che ogni dipendente-lavoratore, prima di essere assunto, venga valutato sui fondamenti della sicurezza in ambito lavorativo, oltre che di essere in grado di fornire i primi soccorsi sanitari a colleghi incappati in situazioni patologiche mentre si sta a lavoro. Si applica questa normativa? Non lo crediamo se ancora oggi, dicevamo in premessa, accadono episodi drammatici sul lavoro.
E nel ripeterlo per l’ennesima volta, già nel 15 luglio 2003 venne emanato il Decreto Ministeriale 388 e il 9 aprile 2008 il Decreto Legislativo 81, con il quale il nostro Parlamento e il Governo intesero tracciare linee guida finalizzate ad acculturare tutti i lavoratori sugli obblighi della prevenzione e sicurezza nell’ambiente di lavoro. È per questo che il gridare e sbandierare striscioni ai quattro venti da parte dei rappresentanti dei lavoratori con sopra scritto: “BASTA MORTI BIANCHE… FERMIAMO LE MORTI BIANCHE…” dovrebbe essere sostituito con iniziative pratiche come l’erogazione di Corsi di Primo Soccorso Aziendale, così come prevede la legge, corsi atti a formare ed informare tutti i dipendenti dei possibili rischi per la loro salute in ambito lavorativo e come prevenirli. Invece tutto questo non si riesce ad organizzare, si grida solo, mentre sarebbe di un’utilità unica e necessaria, così da rendere edotti gli individui su quello che è bene o non è bene fare in ambiente di lavoro e come bisogna starci in tutta sicurezza.
E che le cose siano così, cioè che i lavoratori, non tutti ma la maggior parte, non abbiano contezza delle norme sulla sicurezza, o per superficialità o per ignoranza, lo si vede tutt’ora facendo un giro per Roma, guardando con attenzione i grandi cantieri edili innalzati per le ristrutturazioni di edifici: si, sono presenti all’esterno i cartelli “di pericolo”, ma si vedono numerosi operai privi di DPI, insomma situazioni da paura che nessuno controlla. È proprio in uno di questi giri per la città, fatto dallo scrivente per curiosare se nei cantieri si lavorasse “in regola”, che incappai in una via importante di Roma, dove un cantiere edile aperto era stato attorniato da veicoli dei Vigili del Fuoco e delle Ambulanze. Curiosamente mi accostai per vedere cos’era successo e notai un uomo a terra ormai privo vita, che era caduto da un ponteggio da un’altezza di decine di metri. Ebbene, il poveraccio, sdraiato per terra, era senza casco, senza scarpe antinfortunistica (calzava scarpe “normali”) e senza imbragatura di sicurezza, che lo avrebbe potuto proteggere dalla caduta. Fui subito allontanato dai Vigili del Fuoco come persone estranee, ma ciò non mi proibì di vedere quanto accaduto.
Questo episodio mi dà ancora più sprone a far capire alle Istituzioni che dovrebbe essere obbligatoria la Cultura della Prevenzione nel formare ed informare tutti i lavoratori sui rischi e pericoli in qualunque ambiente di lavoro, dando loro anche contezza che ci sono Istituzioni cui è demandato il compito di verificare l’accaduto e, nella circostanza che queste mettano in evidenza una qualche complicità del lavoratore o di una negligenza da parte del datore di lavoro per non aver rispettato le norme di Sicurezza, questi non verrà risarcito, dal momento che si tratterebbe, sì, di un incidente sul lavoro, ma non da lavoro, in altri termini per insolvenza delle regole di Sicurezza sul Lavoro, messa in atto o dal lavoratore, appunto, o dal suo datore di lavoro.
E poi, come spesso abbiamo detto anche da questa sede, e lo ripetiamo, perché non prevedere da parte delle Istituzioni la presenza di personale sanitario soprattutto in posti di lavoro o aziende classificate rischiose e di tipo “A”, come dai decreti sopra citati?
Ecco che i programmati fondi per la Sanità da parte del Governo, dirottati in questi ambiti per queste iniziative, verrebbero a dare un grande contributo alla Prevenzione di questi incidenti, oltre che essere una grande protezione per i dipendenti.
In questa ottica la Prevenzione sui posti di lavoro, data dalla informazione e formazione dei lavoratori, cioè dall’acculturamento di costoro su come doversi gestire in ambito lavorativo, e la creazione di punti sanitari nei luoghi di lavoro, a mio modo di vedere, sarebbe la panacea alla soluzione di questo spinoso problema delle morti bianche.
Mi auguro che le Istituzioni prendano atto di questo ennesimo grido di “suggerimento”, che poi sarebbe la soluzione più semplice, ma soprattutto più ovvia per la prevenzione delle “Morti Bianche”.
Dott. Gian Piero Sbaraglia,
Medico Chirurgo specializzato in Otorinolaringoiatria,
già Primario Otorinolaringoiatra,
Consulente Tecnico d’Ufficio del Tribunale di Roma,
Direttore Sanitario e Scientifico
Centro di Formazione BLS-D, PBLSD, accreditato ARES-118 e IRC, Misericordia di Roma Centro