L'intervista

COVID, seconda ondata?

Pareri a confronto

Per alcuni esperti è inevitabile, per altri è probabile. Club Medici ha intervistato il presidente OMCeO di Roma, Antonio Magi, e il presidente OMCeO di Milano, Roberto Carlo Rossi

I nuovi focolai di Sars-CoV-2, in Paesi dove l’epidemia era ritenuta sotto controllo come Italia e Cina, hanno fatto salire la preoccupazione per un possibile ritorno del virus nella sua veste più aggressiva, quella che a marzo e aprile ha cambiato la vita di tutti noi. Sulla possibilità di essere travolti in autunno da una “seconda ondata”, abbiamo raccolto i pareri del presidente OMCeO di Roma, Antonio Magi, e del presidente OMCeO di Milano, Roberto Carlo Rossi.

Antonio Magi – Presidente OMCeO di Roma: “Stando alle previsioni dell’Organizzazione Mondiale della sanità, dobbiamo certamente aspettarci una seconda ondata. Ma questo vale soprattutto a livello globale; per quanto riguarda l’Italia i dati sono al momento buoni e fanno ben sperare. Certo è che, con la riapertura delle frontiere e la libera circolazione delle persone, i rischi potrebbero aumentare ecco perché il rispetto delle norme è fondamentale, soprattutto in questa fase transitoria. Generalmente i virus agiscono nei mesi invernali e per questo, a partire dall’autunno, la guardia dovrà essere molta alta. L’auspicio è che, qualora si rialzasse la curva dei contagi, il virus possa essere meno forte ed aggressivo di prima. Ora sicuramente lo conosciamo meglio dunque dobbiamo evitare di ripiombare in una situazione di gravità estrema come quella dei mesi scorsi. Mi riferisco non solo alle tante vittime ma anche ai reparti di terapia intensiva pieni: per questo il potenziamento della sanità a livello territoriale è importantissimo. Non la chiamerei “seconda ondata”, ma piuttosto una “convivenza di lungo corso” con il covid. Questo almeno finché non sarà disponibile un vaccino. Mi aspetto comunque una situazione meno drammatica di prima e una carica virulenta più bassa”.

Roberto Carlo Rossi – Presidente OMCeO di Milano: “Nessuno può dirlo con certezza, ma al di là di questo in Lombardia c’è molta preoccupazione perché quando saremo in autunno avremo anche tantissimi disturbi semi-influenzali. Questo vorrà dire che un numero davvero alto di persone dovrà  stare obbligatoriamente in quarantena, non potendo stabilire di cosa siano effettivamente malate. Temiamo il fatto di una totale confusione tra problematiche influenzali e problematiche covid, che ancora oggi facciamo fatica a distinguere. L’unica soluzione sarebbe fare un tampone a tutti quelli che presentano sintomi ma, com’è facilmente intuibile, ciò non è di facile realizzazione. Io spero con tutto il cuore che l’esperienza di questi mesi ci abbia insegnato qualcosa, ma sinceramente non vedo molta consapevolezza. Si sottovaluta troppo questa possibile “seconda ondata”. Se ne parla, ma all’atto pratico mancano strategie sul territorio, come ad esempio i medici nelle scuole oppure un maggior supporto ai medici di base: sarebbe assolutamente necessario mettere in campo tutte queste azioni per individuare ed isolare eventuali nuovi focolai. Già adesso ci si dovrebbe pensare, ma francamente non ci si sta pensando. Infine c’è il problema dell’acquisto e dello stoccaggio di grandi quantitativi di dpi, i dispositivi di protezione individuale, che invece continuano a scarseggiare. Tutto questo, in un contesto già duramente colpito come il nostro, mi preoccupa”.

A cura dell’Ufficio Stampa