Sanità e Territorio

MEDICI AMBULATORIALI –
una lenta ripartenza

Intervista al segretario nazionale del Sumai, Antonio Magi

Dottor Antonio Magi, in qualità di segretario nazionale del Sumai, parliamo di medici ambulatoriali. Qual è la situazione ad oggi?

Assistiamo ad una ripartenza molto lenta. Il governo in questi mesi ha stanziato una serie di fondi, quindi il tema non è economico, ma piuttosto organizzativo: bisogna riavviare tutta la macchina operativa e da questo punto di vista si va molto piano. Per risalire alla causa, bisogna tornare ai decenni passati, quando sono stati fatti pochissimi investimenti a livello di strutture sanitarie ed ambulatoriali, oggi si paga lo scotto di quella situazione perché le attuali strutture sono deficitarie di tutte le caratteristiche strutturali necessarie per operare in sicurezza. La pandemia ha imposto nuove regole, in primis il poter garantire il distanziamento tra le persone: immaginiamo cosa accade nelle strutture territoriali, all’interno delle quali mancano le attrezzature sufficienti e gli spazi adeguati. La prima conseguenza è continuano ad allungarsi le liste d’attesa, molti pazienti sono in difficoltà, hanno bisogno di assistenza anche per altre patologie. Non esiste solo il covid, esistono tanti soggetti, ammalati cronici, che ad oggi sono i più fragili. Potenziare il territorio è perciò fondamentale, ad esempio aumentando le ore di specialistica da 20 settimanali a 38, questo permetterebbe di raddoppiare subito le prestazioni. Inoltre bisogna sopperire alla carenza di personale, per velocizzare i servizi e garantire subito le prestazioni ai pazienti.

Dopo l’estate si aspettava una nuova impennata di contagi?

La temevamo in modo concreto. Io stesso più volte ho fatto appello ai giovani di comportarsi in modo adeguato, ma purtroppo non è accaduto. Speriamo nei prossimi giorni che, i controlli dopo i rientri dalle località di vacanza, non portino conseguenze nelle famiglie, dove i più anziani pagano il prezzo più alto per i comportamenti inadeguati dei giovani. Anche la riapertura delle scuole sarà un banco di prova importante. Qualche virologo cita anche  le attività elettorali di queste settimane come possibile “fattore di rischio”. Guardo a quanto accaduto in Francia, proprio con le elezioni, dunque credo che sia necessario essere molto prudenti. Certamente rispetto al passato conosciamo meglio il virus e possiamo intervenire in tempi brevi con delle terapie che riducono notevolmente il numero delle terapie intensive. Ma serve un supporto concreto ai medici, che prima sono stati chiamati “eroi” e adesso non vanno dimenticati. Dai dpi, al mantenimento della distanza fino all’igiene e alla sanificazione, gli operatori sanitari devono poter lavorare nel migliore dei modi ed in totale sicurezza.

A proposito di vaccini anti-influenzali, cosa cambia dopo il Covid?

Speriamo che si comprenda l’importanza di vaccinarsi. Ricordo che qualche tempo fa c’erano i “no-vax”, che contestavano le vaccinazioni, ma invece il vaccino per fortuna esiste e ritengo sia fondamentale che tutti lo facciano. Quest’anno è particolarmente importante per due motivi: innanzitutto perché i sintomi influenzali sono spesso simili a quelli del coronavirus, quindi vaccinarsi sarà utile per distinguere in tempi rapidi  l’influenza dal covid. E poi non dimentichiamo che proteggersi dall’influenza aiuta a mantenere alte le difese immunitarie. Pensate a quanto potrebbe essere pericoloso prendere il Covid in concomitanza con l’influenza! Il virus sarebbe decisamente più aggressivo! In attesa del vaccino anti-coronavirus, che speriamo arrivi presto,  dobbiamo ancora convivere con questa situazione. I tempi della ricerca esistono e dobbiamo rispettarli. Perciò nel frattempo la prevenzione è l’unica strada.