Pareri a confronto

COVID E TAMPONI,
un documento per i Mmg
parla Silvestro Scotti

26 Novembre 2020

Medici accusati sui media di interventi frettolosi sui pazienti Covid, di non fare filtro, di non curare. Fino ad oggi la risposta era che mancano le terapie e soprattutto le indicazioni per la medicina territoriale. Ora però le cose potrebbero cambiare, è in arrivo, infatti, un documento di riferimento e supporto per i Mmg che,
Il documento di supporto per i Mmg che, partendo dal monitoraggio della saturazione dell’ossigeno, possa fornire indirizzi per aiutare i medici nella prospettiva di curare i pazienti a casa. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, alla conferenza stampa ministeriale sull’analisi dei dati del monitoraggio della cabina di regia sul COVID-19 e che è ora al vaglio del ministero della Salute, in attesa di essere condiviso con le rappresentanze dei medici. Si tratta di un atto che contiene riflessioni sull’opportunità d’intraprendere determinati trattamenti farmacologici in funzione delle fasi cliniche del malato citando che cosa possiamo ritenere efficace sulla base delle evidenze accumulate e che cosa no.

Per il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, come riporta DoctorNews, è “assolutamente determinante il ruolo dei Mmg anche in collaborazione con le Usca”; e annuncia che si cerca di portare “capillarmente” sul territorio nazionale i saturimetri per gestire nelle loro case i soggetti infettati. Il documento risponderebbe a critiche rivolte alla categoria a livello mediatico dove si ricorda che in Lazio hanno detto sì ai tamponi a carico della medicina generale 341 medici su 4600, e che per eseguire il tampone quattro milanesi su dieci non trovando risposte, nemmeno telefoniche, nei presìdi del Ssn (medici di famiglia ed AsI) si sono arrangiati da soli per fare il tampone. Pagando, per inciso, un centinaio di euro all’incirca a tampone.

A queste riflessioni, stando sempre all’articolo di Doctor News, ha risposto il segretario Fimmg Silvestro Scotti in un comunicato, che sottolinea la quantità dei pazienti Covid assistiti a casa dai medici di medicina generale (542 mila a ieri), il carico assistenziale che rappresentano (“vanno seguiti sull’evoluzione clinica, psicologica, sociale, amministrativa”), e il carico burocratico. A quest’ultimo proposito, Scotti cita le certificazioni di malattia per quarantena dei contatti stretti o isolamento dei soggetti positivi. “Qui, io medico di famiglia dovrei certificare solo dopo informativa del medico di sanità pubblica. Informativa che non avviene mai. Sicché, inviato il certificato questo viene sospeso all’Inps da un altro medico che dovrà validarlo confrontandolo con il documento del medico di sanità pubblica che dovrebbe arrivare a me, a lui e al paziente, che rimane comunque responsabile di quel documento, se vorrà essere pagato”. Così di fatto si impegnano “tre medici solo per soddisfare lo sport italico della burocrazia e lasciando alla fine il cerino in mano al paziente. E a chi si rivolge il paziente? Al suo medico di famiglia, unico tra i tre medici direttamente rintracciabile, che deve rassicurare il cittadino rispetto ad un suo diritto, il risarcimento reddituale, e sostenerlo in un suo dovere di auto-isolamento; ma questi non sono argomenti da apericena, non descrivono la drammaticità delle terapie intensive”.

Scotti accusa anche che le risorse per affrontare il COVID-19 i medici di famiglia non le hanno mai viste: “Che il territorio avesse bisogno di “rilancio” era chiaro a tutti nelle fasi finali della prima ondata, e quindi? Dove sono stati investiti risorse umane e economiche? Non certo nella medicina di famiglia, bensì in altri contesti della “cosiddetta” medicina territoriale che oggi nessuno cita né chiama in causa: stanno in silenzio e ben nascosti da questa discussione, altrimenti dovrebbero giustificare, con i sostenitori dei modelli accentranti il territorio, il fallimento di quei modelli”. Infine Scotti propone a sua volta un argomento di discussione contro chi afferma che i medici di famiglia stanno poco in prima linea: “Chi sta vaccinando gli italiani contro l’influenza, nei limiti di quello che ci viene fornito? E chi praticherà la vaccinazione di massa degli italiani nel tanto auspicato vaccino per il Covid-19, posto che la vaccinazione a 5 metri non la possiamo fare e tantomeno possiamo disertare?”.