Cultura è Salute

“WOKE UP”
la canzone che “combatte” il Covid

18 Dicembre 2020

Ci scrive Marco Feri, Direttore della Anestesia e Rianimazione di Arezzo, Ospedale Covid. Durante il primo periodo pandemico ha scritto insieme al collega cardiologo Paolo Angori un brano per pazienti, operatori e cittadini, che descrive gli stati di animo di tutti e vuole essere di buon auspicio per un futuro migliore.

L’idea del brano “Woke up” è nata da una spontanea necessità di scrivere quello che stavamo sentendo in quel periodo, una riflessione tra l’inizio della fase pandemica, le nostre paure di non essere adeguati a far fronte a qualcosa che non conoscevamo. La scoperta della “perfidia” del virus e delle gravi conseguenze che determinava sull’organismo, fino alla paura dei pazienti e dei giovano operatori, sia medici che infermieri, ci ha portato a descrivere, insieme al collega cardiologo Paolo Angori, un mondo ovattato e bianco, come quello dei cittadini costretti a casa. Allo stesso tempo volevamo regalare anche una nota di speranza sotto un cielo nuvoloso che non prometteva, come poi successo, nulla di buono. Il brano è stato molto apprezzato sia dai medici che dai pazienti che hanno descritto questo mondo “bianco” al loro risveglio: dalla paura sotto il “casco” alla domanda sempre presente di “cosa accadrà?” a cui nessuno poteva rispondere.  Questa esperienza ci conferma che la musica, al pari di tutte le altre arti, è e rimane una valvola di sfogo per tutti e come tale deve essere salvaguardata, rappresentando sia per chi la fa che per chi la ascolta momenti di ricongiungimento con se stesso nel piacere di produrla o ascoltarla. Per questo possiamo affermare che la cultura è sinonimo di salute, sempre: nel nostro caso la musica ha permesso di godere di momenti di “proprio piacere” che riportano alla riflessione interiore ed al relax di tutto il corpo e della mente. Sicuramente rappresenta uno degli strumenti per combattere il burnout, un rischio sempre presente per noi medici.

Ad Arezzo purtroppo siamo ancora in piena crisi pandemica, i numeri dei pazienti ricoverati sono abbastanza stabili, ma non si vede una reale tendenza alla riduzione; il personale sanitario di assistenza al paziente con Covid è stanco, più psicologicamente che fisicamente, non si riesce a vedere una vera uscita e la situazione mondiale, con tutte le oscillazioni di riduzione e successivo incremento della malattia, non conforta gli animi. Va fatto un plauso a tutti gli operatori che continuano a rischiare e a combattere!