Sanità e Territorio

Il Covid uccide
anche chi non ce l’ha.
L’analisi del
Dr. ALBERTO ALBERTINI

14 Gennaio 2021

La pandemia, ormai da un anno, ha conseguenze drammatiche anche su tutti coloro che soffrono di altre patologie, specie pazienti oncologici e cardiopatici. Il Dottor Alberto Albertini, Specializzato in Medicina del Lavoro, ci scrive per accendere i riflettori sulle problematiche dell’attuale sistema sanitario e sulla vulnerabilità degli “altri” ammalati.

Ormai è passato quasi un anno dall’inizio di questa incredibile avventura e ancora sono molte le domande cui non sappiamo dare risposta. Io non ho certezze da offrire, ma posso fare delle riflessioni dalla mia posizione di VECCHIO medico, che ha vissuto in prima persona i cambiamenti di questa professione che esercito dal 1979. Sin dall’esordio di questa emergenza ho avuto una sensazione di déja vu. Ricordo ancora quando nel 1980 ho sentito parlare per la prima volta di AIDS in anatomia patologica all’Università: anche allora ci sono voluti mesi, per non dire anni, perché la realtà si palesasse in tutta la sua drammaticità. Il sistema si comporta come un bambino che nega la verità di cui ha paura, salvo poi correre nel panico a rifugiarsi non sa neanche lui dove! Quando invece servirebbero risposte, e rapide. Un altro ricordo che ho chiaro è la sistematica operazione di smantellamento di un Sistema Sanitario che con i suoi sprechi funzionava bene: sottrazione cieca di risorse senza capacità discriminante tra l’opportuno e il possibile, denigrazione della figura sacra del Medico in una folle lotta tra Poteri. Complici, bisogna dirlo, gli stessi Medici. Quando tengo un corso di “Primo Soccorso”, definisco l’emergenza come quell’evento che richiede una risposta senza ritardo, senza latenze. Quindi sì, emergenza lo è stata. Ma dopo un anno non lo può più essere, per definizione. Mentre resta emergenza la condizione in cui si trova un Sistema Sanitario cui sono ancora negati i mezzi per reagire, per affrontare concretamente queste emergenze. I miei vecchi occhi vedono poi altre emergenze all’orizzonte, prima tra tutte il sacrificio sull’altare dell’emergenza COVID di quello strumento primario di salute che si chiama prevenzione. Si corre per salvare i malati di COVID, ma in questa corsa si trascurano tutti gli altri malati, spesso negando loro la salvezza. Quanti moriranno tra 4-5 anni per un tumore non curato subito? Quanti stanno morendo per un infarto trascurato? E non parliamo di trapianti d’organo rimandati… Ultima riflessione: cosa potremmo fare? Dopo tutto ancora molto, come stanno dimostrando le migliaia di colleghi e operatori sanitari che operano negli ospedali e sul territorio. Soprattutto tornare a credere in noi stessi. Riappropriarci del nostro mestiere e, forti di questo, pretendere di essere ascoltati e dotati dei mezzi per poter tornare a gestirlo. Perché solo la collaborazione tra medici degli ospedali e medici sul territorio, TUTTI dotati degli strumenti per fare, eviterà che ci siano ancora emergenze non gestite e trascurate.