Medico-Paziente

Test sierologico dopo il vaccino: è davvero utile farlo?

6 Settembre 2021

Mentre prosegue la campagna vaccinale, ripresa ad un buon ritmo dopo l’estate, in molti si pongono il quesito: è davvero necessario il test sierologico per misurare la presenza di anticorpi dopo il vaccino? Sul tema c’è molta confusione, con il mondo scientifico che si divide tra favorevoli e contrari. Molti esperti infatti sostengono da tempo che il test sierologico dopo la vaccinazione non sia affatto necessario. Il motivo è principalmente uno: oltre ad essere di non facile lettura per i pazienti, questo test non tiene conto della protezione che deriva dalle cellule immunitarie e dunque offrirebbe dei risultati parziali.

Alcuni pareri autorevoli:

Roberto Cauda, virologo del Policlinico Gemelli di Roma: “Contare gli anticorpi non spiega tutto; gli anticorpi vengono prodotti nei confronti della proteina Spike, che è una componente del virus. Ma quando ci si ammala, o quando ci si vaccina, si crea una doppia risposta. La prima è la risposta anticorpale, cioè quella legata alla produzione di anticorpi, che si calcolano attraverso un prelievo di sangue. La seconda è una risposta cellulare, che è più difficile da calcolare. Ci sono dunque soggetti che potrebbero avere un numero di anticorpi inferiore a 80, che è la cifra ideale stabilità dall’Oms per essere sicuri, ed avere comunque una buona risposta contro il virus grazie alle cellule immuno competenti”.

Sergio Abrignani, immunologo: “Non esiste un test universale e dunque spesso i risultati non sono confrontabili. E poi non sappiamo a quale livelli di anticorpi corrisponda la protezione. In ogni caso è sbagliato pensare che avendo una quantità alta di anticorpi si possa rinunciare alla seconda dose di vaccino”.

Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), ha aperto alla possibilità di valutare i titoli anticorpali di tutte le persone a rischio (anziani, cronici, immunocompromessi, personale sanitario), “in modo da assicurare loro per tempo la somministrazione di un’eventuale terza dose in caso di scarsa copertura”.

E ancora l’Fda statunitense (Food and Drug Administration) ha chiarito che “sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere il significato di un test anticorpale positivo o negativo, al di là della presenza o assenza di anticorpi”.

Tornando all’Italia per il momento il ministero della Salute non ha dato indicazioni in merito, anche se nella sezione anti-fake news contro il Covid viene sconsigliato il test del sangue prima di sottoporsi alla vaccinazione. Sul dopo però non è stato detto nulla.