Cultura è Salute

Dallo scalpello alla penna: ortopedici scrittori in vetrina

18 Novembre 2021


Riceviamo e pubblichiamo la presentazione degli ultimi due racconti di Roberto De Rosa, ortopedico triestino, a cura di Nunzio Spina. Il Dottor De Rosa, oltre alla professione medica, ha da sempre coltivato la sua passione per la scrittura, che lo ha portato negli anni a ricevere numerosi riconoscimenti in ambito narrativo. Di recente vincitore del Premio letterario Cronin 2014 riservato ai medici scrittori, con il racconto Il viaggio di Besnik. Nel 2014 ha anche curato la stesura del libro “Le Avventure di Basti” della madre Giuseppina De Rosa, post novantenne. Con il racconto “Drasich il Gobbo” ha vinto il secondo premio al Cronin 2015.  Nel 2016 ha pubblicato con Supernova il libro “Dal Vecchio Mulino a Ground Zero”. Il libro ha vinto il Premio letterario “Franz Kafka Italia” per la sezione romanzi nel 2018.Vincitore del Premio letterario Cesare Pavese 2016 e Cronin 2016 con i racconti “Pebble Beach” e “Ordinary People”. Con il racconto “Traverso Hinterstoisser” ha vinto il terzo premio al Cronin 2017. Menzione d’Onore al Premio Cesare Pavese 2018, per la sezione inediti, medici scrittori con il racconto Anura Polonarewa. Nel 2018 “New York” ha vinto il Premio “Franz Kafka Italia” per la sezione racconti.  Nella stessa edizione del Premio Kafka, gli è stato riconosciuto un “Premio alla Carriera”. Nel 2021 i suoi tre racconti “L’asino, il cavallo e la grande corsa”, “L’asino il cavallo e l’obbedienza”, “L’asino, il cavallo senza mascherine” sono stati premiati al concorso letterario nazionale di letteratura per l’infanzia “Jucunde Docet”.

Racconti brevi e profondi:
lo stile di Roberto De Rosa!

La vena letteraria era stata custodita per anni. L’aveva alimentata fin dall’adolescenza cibandosi di tutti i libri che mamma Giuseppina – col malcelato desiderio di diventare maestra di scuola – accatastava nella sua modesta libreria. Roberto De Rosa prendeva e sfogliava. E se le pagine erano quelle di un racconto, si immergeva nella lettura, restandone pienamente coinvolto. Persino i riassunti dei romanzi, pubblicati nella Selezione dal Reader’s Digest, riuscivano ad affascinarlo.
Quando decise di prendere in mano la penna e scriverli lui i racconti aveva già più di trent’anni e ben altri interessi professionali – tirò fuori questo bagaglio, e vi trovò la dote giusta per dare libero sfogo alla sua recondita vocazione. Da allora, un percorso inarrestabile, una produzione sempre più ricca e apprezzata; scorrendo il suo curriculum letterario, sembra che nessuno dei suoi componimenti narrativi sia sfuggito a un premio ufficiale (il “Cronin” e il “Kafka”, tra gli altri) o a una menzione d’onore.
L’etichetta di scrittore l’aveva accostata dapprima a quella di dottore in scienze politiche, e al suo impiego presso le Assicurazioni Generali. Poi aveva deciso di prendersi la laurea in medicina e chirurgia con la tenacia di studiare lavorando – ed era così entrato a far parte di un’altra esclusiva categoria. Ortopedico-scrittore lo sarebbe diventato da lì a poco, al conseguimento della specializzazione. Una carriera ospedaliera protrattasi fino al 2019, senza che gli impegni di guardie e di reperibilità avessero minimamente intaccato la forza e l’inventiva di quella sua vena letteraria.
Vita e opere a Trieste, città di confine, cosmopolita, prodiga quanto mai di stimoli culturali. Ed è dal capoluogo giuliano che partono i voli della sua fantasia, sulla rotta autobiografica di esperienze vissute o anche soltanto di stati d’animo, trasferiti su fatti e personaggi il cui riferimento si dichiara “del tutto casuale”. Per cui, può venirne fuori un romanzo storico famigliare, come “Dal vecchio mulino a Ground Zero”, che intreccia storie di emigrazione tra il Friuli, Trieste e New York (dove peraltro l’autore ha lavorato); oppure novelle del tutto inventate – ma storicamente e spiritualmente verosimili – su scenari decisamente più esotici.
Di quest’ultima impostazione sono due delle sue recenti opere (entrambe “piattaforma Amazon 2019”), per le quali De Rosa predilige il format del “racconto breve”; poche pagine, narrazione essenziale, intensità di sentimenti e di suggestioni. “Il matrimonio di Malka Halevi e Abdul Azeem” ha per sfondo la Beirut devastata dalla guerra civile degli anni ottanta; il rapporto proibito e contrastato tra una dottoressa ebrea e un panettiere musulmano sfocia, per incanto, in un legame indissolubile, dove oltre al loro amore trionfa anche quello verso il prossimo bisognoso, nel vicino campo profughi. Con “Traverso Hinterstoisser” ci trasferiamo su una delle montagne più spettacolari delle Alpi svizzere. L’impresa di superare una delle pareti di ghiaccio più pericolose al mondo diventa la metafora della sfida, altrettanto difficile, per vincere i fantasmi di un amore perduto. Si resta col fiato sospeso, tra i “muri”, i “vuoti” e le “corde” alle quali ci si aggrappa per raggiungere entrambe le “vette”. Due semplici parole finali magia dell’arte di sintesi – daranno l’ultimo colpo di scena.

Nel cantiere laborioso di Roberto De Rosa si intravedono già le impalcature di altri romanzi a largo respiro. In attesa del loro varo, si può consultare online la produzione passata e presente; o contattare l’autore: robertoderosamd@gmail.com.