Pareri a confronto

Luci ed ombre dal primo vaccino: un “umile” tentativo d’informare chi non vuole convincersi
di MARCO CRISCIONE

Chiunque non riconosca l’enorme impatto positivo sul progresso della Medicina per l’Umanità, dovuto a 2 scoperte che ne hanno rivoluzionato la mortalità – VACCINI ed ANTIBIOTICI – manifesta un ottuso partito preso per lo più legato all’ignoranza. Va chiarito peraltro che il primum movens di quest’ultima è da un lato la mancanza di una DOVUTA informazione, dall’altro il misleading indotto da un uso incontrollato del Web, che consente di rendere pubbliche pericolose “spazzature”.

L’obbligatorietà delle vaccinazioni peraltro dovrebbe essere “proposta” (non “imposta”) secondo un profilo etico e sociale purché accompagnata da una corretta informazione che non abbia timore di rendere edotti i pazienti delle “ombre” dei vaccini, dopo averne con cura approfondite le “luci” dal punto di vista clinico-scientifico. Qualsiasi terapia farmacologica, a fronte di una patologia già in atto, così come qualsiasi manovra invasiva preventiva per evitarla, ha i suoi lati negativi che devono essere documentati con una accurata “post-marketing surveillance” messa a disposizione della comunità. Ne è esempio, anche legale, il “Foglio illustrativo: informazioni per l’utilizzatore” che deve accompagnare ogni confezione dei farmaci ammessi al commercio. La somministrazione dei vaccini nelle strutture sanitarie scavalca tale informazione. La comunità dovrebbe pertanto rinnovare la fiducia al proprio medico, che sembra essersi estinta, a condizione che questi sia in grado di motivare fino in fondo culturalmente e con fermezza, il suggerimento ad eseguire qualsiasi atto che sia rivolto in primo luogo all’interesse dell’assistito, ma anche a tutta la popolazione.

1: Il primo vaccino (del vaiolo) è stato scoperto nel 1798, quando la malattia era epidemica e colpiva centinaia di migliaia di persone, con un’alta mortalità. Ma ancora più importante fu il merito nell’aver aperto la strada per la potenziale prevenzione di tutte le malattie infettive batteriche e virali. Molto raramente (1 caso su circa 200.000 vaccinati) si verificava una encefalite vaccinica, che compariva di solito dopo 10-14 giorni dalla vaccinazione (ombra). Essa era segnalata più frequentemente negli adulti vaccinati per la prima volta che nei bambini, con una letalità massima, di circa il 40% dei soggetti colpiti dalla encefalite. Dopo 179 anni (1977) a livello internazionale si proclamò l’estinzione del virus del vaiolo per il vaccino e la necessità di distruggere i virus conservati in tutti i laboratori del mondo (luce).

2: Il vaccino antipoliomielite fu creato con polio-virus “inattivati” nel 1954e somministrato per via intramuscolare; avevo allora 8 anni e fui uno dei primi vaccinati in Italia da mio padre, professore infettivo- logo- pediatra alla Sapienza. Inoltre nei miei ricordi quante persone adulte portavano i segni fisici della poliomielite con molti handicap neuro-muscolari soprattutto di tipo paralitico e due casi, nella mia classe elementare, dei quali uno morì nel polmone d’acciaio. Un vaccino orale è stato creato più tardi con polio-virus “attenuati” (quindi vivi) somministrati in gocce (quindi assorbiti per via intestinale) con il famoso “zuccherino”. I due vaccini hanno eliminato la poliomielite (luce) dalla maggior parte dei paesi occidentali e ne hanno ridotto l’incidenza a livello mondiale da circa 350.000 casi registrati nel 1988 a 1.652 casi nel 2007, sino ai 223 casi nel 2012. I virus vivi utilizzati nel vaccino venivano eliminati nelle feci, potendo quindi essere diffusi all’interno di una comunità, per esempio un Asilo, con conseguente protezione contro la poliomielite anche in individui che non siano stati vaccinati direttamente (luce). Recentemente si è ritornati all’intramuscolare per introdurlo nella vaccinazione con 6 vaccini (obbligatori) senza alcun problema (luce). Ancora comunque a distanza di 60 anni dall’inizio di questa vaccinazione non è stata proclamata l’estinzione dei polio-virus. Infatti la eradicazione della malattia èuna cosa diversa dall’estinzione dei virus. Dal primo vaccino è derivato anche il concetto dell’estinzione, non solo come eradicazione della malattia, ma della esistenza e diffusione dei virus responsabili, come è accaduto per il virus del Vaiolo.  

Questo è solo un secondo esempio di quanto tempo e quanto ampia numericamente debba esserne l’esperienza scientifica prima di trovare eventuali difetti nei vaccini (anche con effetti collaterali finanche – rarissimamente – inducenti alla morte) (ombra), ma anche rilevarne la programmata efficacia (cioè l’eradicazione) (luce).

In tre paesi lontani (Nigeria, Pakistan ed oggi solo Afganistan) nonostante la quasi eradicazione della malattia, si riscontra una vasta circolazione del virus che rappresenta ancora (ombra) un pericolo di recrudescenza locale e globale. Tale circolazione si riscontra, nelle acque reflue, anche in una comunità all’avanguardia sanitaria come Israele. A maggior ragione la vaccinazione antipolio deve essere considerata indispensabile (luce).

Osservazione: di tutti i vaccini in auge soltanto il primo (Vaiolo) è giunto alla ESTINZIONE (ombra).

3: Il vaccino “Trivalente” DPT (Difterite, Tetano, Pertosse) fu introdotto nel 1968 obbligatoriamente (allora non c’era il WEB e la fiducia nelle istituzioni e nei medici curanti era altissima) (luce) per i bambini entro il 2° anno di vita. Il tetano e la difterite sono due infezioni causate da potenti esotossine (tossoidi), prodotte daibatteri, spesso con esito mortale, e da alcune componenti proteiche del batterio della pertosse. Per quest’ultima, prima dell’introduzione del vaccino (associato a quelli per il tetano e la difterite) negli anni ‘40venivano dichiarati nel mondo, approssimativamente 16 milioni di casi di Pertosse con 195.000 decessi nei bambini colpiti, per anno. Ciò avveniva soprattutto nei bambini delle prime età ed in particolare nei neonati (primi mesi di vita). Questi ultimi sono infatti i soli che presentino un alto rischio di sviluppare complicazioni severe come apnea, polmonite, convulsioni e morte. Ciò ha suggerito la somministrazione precoce (3° mese) seguita da altri 2 mesi e poi un anno del vaccino DTP. A seguito della introduzione del vaccino nella popolazione pediatrica del mondo Occidentale, i casi d’infezione si sono ridotti enormemente fino a raggiungere un picco di solo 1010 casi (luce) nel 1976.  Sono disponibili due forme di vaccini: quello di prima generazione (wPV) “cellulare”, ed un altro, sviluppato negli anni ’80 (aPV) composto da uno a cinque “antigeni purificati”. Data la presenza di reazioni locali e sistemiche prodotte dal primo vaccino (ombra), ma anche per facilità di gestione di alcune aziende produttrici, molti paesi fra i quali l’Italia hanno sostituito il primo con il secondo. Negli ultimi tempi si è registrato un incremento significativo dei casi di pertosse (ombra) studiato approfonditamente negli USA e UK e ancora non è stato stabilito con chiarezza quale dei due vaccini sia il migliore, visto che l’aPV dà una copertura temporalmente minore del wPV ed inoltre i risultati di una recente ricerca suggeriscono che l’aPV non previene (ombra) la trasmissione del batterio anche se protegge (luce) dalla malattia il vaccinato. Inoltre la copertura vaccinale non è sufficiente a controllarne la circolazione in quanto questa genera forme mutanti resistenti al vaccino, riscontrate in molte nazioni dove è in uso l’aPV.  Le perplessità epidemiologiche descritte hanno indotto lo studio diun nuovo vaccino, che richiedeva molti anni prima di essere introdotto in sostituzione dei due vaccini citati ed in particolare della aPV.È stato pertanto suggerito che per limitare la Pertosse grave o mortale nei primi due mesi di vita si usi una vaccinazione materna con aPV fra la 28^ e 38^ settimana di gravidanza messa in prova in U.K. I risultati di studi epidemiologici e di laboratorio, in una recente epidemia di pertosse in quel paese, si sono dimostrati promettenti (luce), tanto da indurre altre nazioni all’adesione di questo tentativo.  Ciò può accadere per qualsiasi vaccino che abbia a che fare con popolazioni di virus le quali presentino un ampio numero di siero-tipi eventualmente non coperti dagli antigeni dei vaccini somministrati, o quando un virus muta in un altro tipo poiché la risposta dell’ospite lo uccide.   

Per quanto riguarda il Tetano la malattia è dovuta alle spore terminali largamente presenti nell’ambiente in quanto vengono dall’intestino di vari animali (ad es. ma non solo, cavalli) quindi nelle loro feci dalle quali penetrano attraverso ferite, lacerazioni e abrasioni della cute. Ferite profonde con margini lacerati ed irregolari sono ad alto rischio per la malattia, ma lo sono anche semplici punture. Il tetano è sì un’infezione, ma non contagiosa da persona a persona (luce) come altre infezioni trasmissibili. La malattia “naturale” (posto che venga superata) ha dimostrato di non conferire una immunità permanente. Una diffusa copertura vaccinale nell’età Pediatrica inoltre non produceuna diffusa e duratura immunità nella popolazione (ombra) e quindi la vaccinazione va ripetuta periodicamente secondo i tempi prescritti per salvare dalla morte (luce). È inoltre impossibile eliminare la malattia per la diffusa presenza delle spore nell’ambiente. Conseguenza, soggetti con vaccinazione non ripetuta o mai eseguita sono a rischio potenziale di una delle malattie infettive con la più alta mortalità. È quindi di assoluta necessità mantenere attiva la risposta immunitaria per tutta la vita. A seguito dell’introduzione universale del vaccino durante gli anni ’60, fino alla metà degli anni ’70 vi è stata una diminuzione altamente significativa del numero di casi. Negli anni successivi il calo è stato più lento. Nonostante la diffusione della vaccinazione l’incidenza del tetano in Italia, peraltro molto bassa, è maggiore di quella riferita negli USA e Australia, probabilmente anche a causa dell’elevata (80,2 %) incidenza dei casi in soggetti oltre i 64 anni di età (e più frequenti nel sesso femminile) che non abbiano ricevuto (o susseguentemente richiamata) la prima vaccinazione.

La trasmissione della Difterite avviene invece per via aerea. La sorgente principale dell’infezione sono i portatori asintomatici, soggetti che annidano virus e soprattutto batteri nelle prime vie respiratorie senza dare segni clinici di malattia e spesso di reazione immunitaria sistemica. Tali batteri trovano nelle alte vie respiratorie superficitissutali (mucose) che consentono loro di riprodursi e diventare “ospiti” del portatore. Ciò implica il coinvolgimento del rino-faringe ed in minor misura della congiuntiva (presente ad esempio nel Morbillo). Gli agenti di Poliomielite, Difterite, Pertosse, Tetanica, Morbillo, Rosolia, Parotite, l’Haemophilus Inluenzae, Epatite B, Varicella,per quanto riguarda i relativi vaccini, Meningococco, Pneumococco, Rotavirus, raccomandati,entrano per questa via con diverse capacità di infettare fra le quali il virus del Morbillo ha il primato. Ma diversa da quella dei batteri è la situazione per i virus, il permanere dei quali nell’”ingresso può essere solo di pochi giorni (parte dell’”incubazione) oltre i quali devono penetrare nelle cellule dell’organismo poiché ne sono parassiti obbligati provocando le loro manifestazioni cliniche. Per il virus del Morbillo ad esempio studi in modelli animali (macaco) indicano che il suo target iniziale sono i linfociti (Globuli Bianchi) infetti che porterebbero (nel sangue) all’infezione dell’epitelio respiratorio con un preciso “tropismo” (cioè attratto verso il più efficace tessuto dove riprodursi: “fitness) E’ solo così che il virus può raggiungere e riprodursi.  

La manifestazione patologica della Difterite è una severa sindrome respiratoria che comprende ulcere della mucosa orale (faringe e tonsille) con formazione di “placche” aderenti che possono creare una fatale occlusione (superabile solo con l’intubazione a livello laringeo). A questo si accompagna il pericolo di una Miocardite letale prodotta dalla citata esotossina (quindi non sensibile agli antibiotici).  

Oggi, per combatterla nei rari soggetti affetti il vero problema è quello di reperire tempestivamente (entro 48 ore) l’anatossina (il farmaco contro la esotossina). Prima della introduzione universale del vaccino la difterite era endemica e causa principale della mortalità infettiva, soprattutto nei bambini. Nel 1950/60 i casi rilevati ammontavano ancora a diverse migliaia per anno, divenendo (fra il 1973 ed il 1982) solo sporadici, tanto che nel Mondo Occidentale l’estesa immunizzazione dei bambini e gli adeguati richiami negli adulti, consentì di dichiarare la Difterite prossima (luce) alla eliminazione. È da rilevare che nei paesi dell’Est Europa essa è ancora presente, sia pure con dimensioni limitate rispetto al periodo pre-vaccinale, così come fra i migranti di altre regioni. Alcuni sporadici casi sono stati riportati anche recentemente in Italia e Spagna, con decesso di due pazienti affetti, proprio per l’assenza dell’anatossina in tempo utile.

Visto che ho citato il Morbillo, parliamo di un secondo Vaccino Trivalente: l’MMR (per l’USA) (Morbillo, Parotite, Rosolia). Il Morbillo: Quadro clinico: Periodo di incubazione = 10-12 gg. Sintomi più frequenti = diarrea, infezione orecchio medio e broncopolmonite. L’encefalite avviene in 1-2 su 1.000 casi. I “superstiti” possono avere danni cerebrali e ritardo mentale. I casi di morte più comuniconseguono a polmoniti e encefalite acuta e colpiscono meno i bambini nell’età oltre i 6-8 anni o gli adolescenti rispetto alle altre età precedenti o susseguenti.

La storia dell’”Eliminazione”: Il vaccino era stato introdotto negli USA nel 1963. Venne stabilito che nel 1967 il morbillo sarebbe stato eradicato in quel paese (ndr: cosa che non avvenne) data “la disponibilità di un potente ed efficace vaccino”. I casi riportati prima della introduzione del vaccino erano 400.000 per anno, ma il fatto che “virtualmente quasi tutti i bambini ammalavano, data l’aggressività del virus, portava il numero dei casi vicino ai 3,5 milioni per anno, cioè un’intera coorte di nascite”. Con la vaccinazione di massa fra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 il numero dei casi riportati era sceso a 75.000/22.000 casi per anno, con una discesa prevalente nei bambini di età inferiore ai 10 anni. Nel 1978 sempre negli USA iniziò un programma con il fine di eliminare il Morbillo “USA endogeno” nell’Ottobre del 1982 (n.d.r. erano già passati 19 anni dalla introduzione del vaccino in USA). Il programma prevedeva tre componenti principali: a) mantenere alti livelli di immunità con una sola dose di vaccino. b) aumentare la sorveglianza della malattia. c) controllare le epidemie aggressive locali(out breaks in inglese). Il risultato del programma fu che il n. dei casi riportati nel 1978 decrebbe da 26.871 a 1.497 nel 1983 (luce). Ma una media pari a 3.750 (ombra)casi fu rilevata annualmente fra il 1984 ed il 1988 in bambini di età superiore ai 10 anni o più, molti dei quali avevano ricevuto una sola dose del vaccino. A seguito di ciò si richiese che tutti i bambini ricevessero due dosi di vaccino anti-morbillo preferibilmente MMR (Measles, Mumps, Rubelia). Inoltre raccomandarono che i bambini ricevessero la seconda dose in età pre-scolare invece di aspettare l’età di 11-12 anni. Tutte le Accademie ed il Dipartimento della Sanità degli USA dissero: “Questa strategia assume che il beneficio di prevenire casi di morbillo fra i bambini di età 12-15 mesi dovrebbe coprire la riduzione di efficacia del vaccino, fino ad allora somministrato a bambini al di sotto di tale età. Inoltrequasi tutti i bambini che non rispondono immunologicamente alla prima dose di MMR svilupperanno una risposta immunitaria dopo la seconda. Vi sono evidenze che: a) il beneficio di quest’ultima riduca la proporzione di persone che rimangono suscettibili per il fallimento della prima dose, b) lo svanire dell’immunità non è la causa maggiore del fallimento vaccinale ed ha poca influenza sulla trasmissione della malattia, c) la rivaccinazione dei bambini con bassi livelli di anticorpi contro il morbillo ne produce solo un transitivo aumento”. Instaurata questa strategia, durante gli anni 1989-1991 si verificò una recrudescenza (ombra) di oltre 55.000 casi (!) con oltre 120 decessi caratterizzata da una cresciuta porzione di soggetti non vaccinati in età pre-scolare soprattutto nelle aree urbane. Comunque lo sforzo vaccinale della popolazione accoppiato con la seconda dose dell’MMR, ridusse i casi da 2.237 nel ‘92 a 312 nel 1993. Nonostante i 963 casi del 1994 l’incidenza del Morbillo riprese la discesa fino a 309 casi nel 1995. Nel 1996 si contarono 508 casi, dei quali 65 vennero classificati come un’“international importation” (importazione internazionale estranea agli abitanti americani) con sei decessi nei bambini colpiti.

Comunque a quella data (1996) erano passati 30 anni dall’introduzione del vaccino.

La vaccinazione per il Morbillo, dal 2000 ad oggi per quanto concerne la Immunità di Gregge anno 2015

PAESIPERCENTUALE VACCINATI
Lussemburgo, Corea, Ungheria, Repubblica Ceca, India, Cina99%
Portogallo, Messico, Giappone, Israele, Russia98%
Svezia, Repubblica Slovacca, Polonia, Grecia, Germania, Finlandia, Cile, Sud Africa97%
Spagna, Olanda, Belgio, Austria96%
Lettonia (Soglia del vaccino per l’eradicazione da “Herd Immunity”)95%
Turchia, Slovenia, Norvegia94%
Gran Bretagna, Svizzera, Nuova Zelanda, Irlanda, Estonia, Australia93%
Stati Uniti92%
Islanda, Francia, Danimarca, Canada90%
Italia87%

Come si vede, gli USA sono al di sotto, anche se poco, della presunta soglia di efficacia della Herd Immunity e quindi dell’eradicazione della malattia secondo quanto previsto.

Circa lo stato attuale dell’anno 2017 il Regional Office del WHO per l’Europa dà i seguenti rilievi di Outbreaks nella riunione del 18 Febbraio 2018 con casi superiori a 100 in 15 su 53 paesi della Regione, per un totale di 21.315 casi e 35 decessi (1 su 609 malati) nel 2017:

PaeseN° Casi
Romania5562
Italia5006!
Ukraina4767
Grecia967
Germania927
Serbia702
Tajikistan649
Francia520
Russia408
Belgio369
U.K.282
Bulgaria167
Spagna152
Czechia146
Svizzera105

Da rilevare che alla fine del 2016 ben 42 su 53 paesi avevano dichiarata interrotta la trasmissione endemica del Morbillo! Ciò dimostra quanto sia necessario seguire ed eseguire le vaccinazioni.

La Parotite: Il virus fa parte, come quello del morbillo, degli RNA virus. La malattia è riconosciuta clinicamente da sintomi infiammatori che colpiscono la Parotide e, nei maschi adulti, i testicoli, ma in misura minore anche le femmine nel periodo post puberale possono presentare mastite ed infiammazione ovarica (con dolori addominali) che è stata associata molto raramente ad infertilità e menopausa precoce.  Nei maschi il risultato della eventuale epididimite è in larga misura (circa il 50% dei casi) una atrofia del testicolo colpito (di solito l’infezione è monolaterale) e può associarsi ad oligospermia con ipo-fertilità, raramente sterilità.

Il rigonfiamento della ghiandola parotide è quasi sempre evidente ed a volte accompagnato da un aumento serico ed urinario dell’amilasi. Il virus però non si limita a quanto esposto, ma in pratica si diffonde per l’intero organismo. Infatti è anzitutto chiaramente neuro-topico con conseguente meningite nella maggior parte dei casi. Questa però è il più spesso asintomatica, a parte la cefalea. Inoltre, essendo la malattia auto-limitante, la meningite “asettica” assieme alle altre manifestazioni risolvono in qualche settimana. Una viruria, abbastanza frequente dopo la fase acuta, mette in evidenza l’invasione renale, quasi sempre benigna ma rari casi riportano una seria nefrite interstiziale, così come i dolori epigastrici (presenti circa nel 4% dei casi) possono suggerire una pancreatite. L’ipotesi di un legame di quest’ultima con il diabete è ancora da dimostrare. Infine circa nel 4% dei soggetti affetti si rivela una sordità transitoria monolaterale, in pochi casi permanente. Il virus viene trasmesso per via respiratoria con inalazione o contatto orale di gocce o secrezioni infette; è escreto dalla saliva più o meno una settimana prima ed un’altra dopo il rigonfiamento della Parotide, ma è stato trovato anche nella saliva di soggetti asintomatici; il lungo periodo di 14 giorni assieme alla possibile presenza di tali soggetti, rende difficile il controllo delle citate outbreaks. Prima dell’introduzione del vaccino (alla fine degli anni ’60 negli USA), il 95% degli adulti mostrava sierologicamente i segni di un avvenuto contatto con il virus in prevalenza durante l’infanzia. L’incidenza della malattia nel 2000 era talmente bassa (<0,1 caso/100.000) da considerarla vicina alla eradicazione, sia negli USA che in altri paesi, ma in pochi anni iniziarono ovunque outbreaks in alte percentuali di soggetti vaccinati, presenti tutt’ora (ombra) ma con sintomi molto più lievi (luce). Varie sono state le supposizioni, come lo sparire nel tempo dell’immunità vaccinica o l’inefficacia immunitaria a fronte di siero tipi virali capaci di sfuggire alla immunità creata dal vaccino (come detto per la Pertosse). L’adesione a tentativi diversi, usati al di fuori degli USA, in Giappone fece cessare del tutto la vaccinazione.Poiché la parotite, fra le malattie virali o batteriche evitabili con i vaccini, è la più benigna (la mortalità è rarissima e soprattutto dovuta a soggetti predisposti o co-malati con altre malattie), l’approfondimento della patogenesi, necessario per un miglioramento dei vaccini usati, è ancora nebuloso (ombra). Infatti la rarità dei decessi per questa malattia non consente l’acquisizione di sufficienti reperti autoptici. Il fatto che l’unico ospite del virus è l’uomo ha costretto i ricercatori ad indagini su animali che finora non si sono dimostrati modelli atti ad acquisire dati patogenetici certi alla base delle manifestazioni cliniche ed immunitarie. L’esperienza acquisita con il modello primate (macaco) che ha permesso notevoli passi avanti nella comprensione della patogenesi del Morbillo è ancora lontana nella Parotite che riemerge epidemiologicamente ovunque.

In buona sostanza quanto riferito per la pertosse e per i vaccini in generale è – sotto alcuni profili – applicabile in pieno anche per la Parotite nei confronti del rapporto fra outbreaks ed Herd immunity.

La Rosolia: Il virus RNA che la produce (solo nell’uomo) non ha “reservoirs” animali. Il relativo Vaccino è stato prodotto ed inserito nel MMR soprattutto per prevenire le complicanze negli embrioni/feti di paziente in gravidanza, prodotte dal passaggio trans-placentale del virus durante la viremia della madre (cinque/sette giorni dopo l’esposizione al virus, se non vaccinata). Le devastanti conseguenze (CRS: Congenital Rubella Syndrome) sono rappresentate dalla morte fetale, aborto spontaneo, parto prematuro, anormalità oculari (ad es. Cataratta e Micro-oftalmia) problemi neurologici (ritardo mentale e, a distanza, encefalite sub-acuta), sviluppo cardiaco anormale, e più frequentemente sordità. A distanza si può anche verificare un Diabete di tipo1. La probabilità di CRS decresce con il progresso della gestazione: durante i primi tre mesi è all’85% per ridursi al minimo dopo il V° mese, anche se è possibile una infezione del neonato, nel caso che una madre non immune trasmetta il virus al feto in prossimità del parto. Non c’è ancora molto da dire sulla vaccinazione ed il vaccino, essendo la Rosolia una malattia di lieve entità, molto ben tollerata (luce) ma

la madre deve essere vaccinata, se non lo è, già al primo figlio.

L’Haemophilus influenzae type b:

Questo agente patogeno fa parte del gruppo dei batteri capsulati. Essi formano una capsula polisaccaridica di vario “spessore” che esercita due funzioni: quella di fattore a maggior virulenza e di autoprotezione nei confronti delle risposte immunitarie del paziente. Queste sono rappresentate da anticorpi polisaccaridi-specifici. Esistono peraltro ceppi di batteri non capsulati di minore virulenza che sono però aumentati con l’entrata della vaccinazione (ombra). Allo stato attuale gli studi non hanno ancora raggiunto con chiarezza, a causa della numerosità dei ceppi e tipi che variano fra le specie, i precisi meccanismi degli agenti e le conseguenti necessità vacciniche. Questo è di fatto l’ultimo dei vaccini entrato in uso (nell’”esavalente”) fra quelli trattati e spero che consenta di far riflettere coloro che non vogliono essere vaccinati nella Pandemia attuale (Covid-19).

Il non problema degli adiuvanti

Nella preparazione dei vaccini è in effetti giusto mettere in evidenza il contenuto in alluminio, il quale ha lo scopo di potenziare la risposta immunitaria agli antigeni somministrati. Si era visto, e tuttora confermato, che la presenza di questo ed altri “aiutanti” in più di un vaccino somministrato per via iniettiva, e relativamente ai vaccini anti-virali o anti-batterici inattivati (e non a quelli attenuati), produceva nella sede dell’iniezione il permanere, per qualche tempo, del vaccino (effetto “depot”), con un più lento rilascio. Per la prima volta gli adiuvanti contenenti alluminio furono introdotti nel DPT (Difterite Tetano Pertosse) e nell’ anti-polio Salk (iniettato). Successivamente la maggior parte dei vaccini iniettati, ad esempio il vaccino per l’epatite B (HBV) ed i vaccini (mal chiamati così) per i pazienti allergici (ad esempio gli Asmatici), contengono questi adiuvanti per i quali non sono stati riconosciuti danni certi per il ricevente e consentono di ridurre la quantità di antigene vaccinico per dose e numero dei “richiami” nelle schede. Di recente, in una meta analisi cinese, sono esposte ricerche circa le relazioni fra vaccini e autoimmunità: Questa sistematica Review e la meta-analisi conseguente suggeriscono che le vaccinazioni sono associate ad un cresciuto rischio di Sistemic Lupus Erythematosus (SLE) e Rheumatoid Arthritis (RA) malattie autoimmuni. Il presente studio fornisce moderate evidenze in proposito, ma per verificare ulteriormente i dati riferiti, saranno necessari molti e larghi studi osservazionali per dimostrare le associazioni delle vaccinazioni anche con altre malattie reumatiche”. Ho pensato in proposito che nei vaccini anti virali o batterici con alluminio sia possibile la presenza di antigeni condivisi nei riceventi già soggetti alle malattie autoimmuni citate. Ma una seria conferma richiederebbe necessariamente la conoscenza della reazione immunitaria nel suo complesso, ancora non raggiunta dalla scienza.

L’immunità di gregge viene formalmente definita come la riduzione di infezioni o malattie del segmento di popolazione non immunizzato, a seguito di una proporzione di vaccinati della stessa popolazione. Onde ottenerne teoricamente l’eradicazione, tale proporzione varia in ragione della capacità di diffusione e virulenza dell’agente di una malattia; per esempio viene stimata al 95% di vaccinati per il Morbillo (come citato), seguendo un modello probabilistico matematico di semplice intuizione. A mio modesto avviso l’unica cosa certa è che il rapporto fra infetti e non infetti varia a seconda del numero dei vaccinati e della forza di virulenza dell’agente.

Lasciamo infine, una volta per tutte, l’imbroglio palese dell’AUTISMO da Vaccino che non merita ulteriori dimostrazioni, come per i vaccini “storici” obbligatori per i quali dai 15 ai 60 anni delle varie vaccinazioni non devono sollevare inutili paure, come molti credono, per inesistenti gravi conseguenze sollecitate dalle ignoranze del Web nonostante le aperte OMBRE da me citate.

Vorrei però sottolineare che, per quanto riguarda la pressione delle case Farmaceutiche, c’è il rischio del CONFLITTO D’INTERESSI sempre dietro l’angolo, rappresentato da ricerche cliniche supportate economicamente o direttamente attuate per lo più dalle case produttrici stesse. Quanto è stato detto anche in televisione (2018) circa i non Business dei vaccini merita un commento: la produzione dei vaccini da parte delle 5/6 più grandi industrie farmaceutiche multinazionali che le monopolizzano, in passato interessate solo alla produzione di farmaci, è relativamente recente. Coincide infatti con l’avvento delle Biotecnologie e terapie immunitarie che dietro l’attuale così detta “vaccino mania” ci sia un enorme business sospinto dalle industrie interessate. Dire pertanto che il settore vaccinico non è sufficientemente remunerativo per le aziende produttrici testimonia, fatta salva la non presenza di interessi personali degli “opinion leaders”, una grande ingenuità incomprensibile se non per una carenza di informazione o per accettazione superficiale di asserzioni interessate da parte dei produttori. Lo vediamo bene oggi nella Pandemia attuale. Non conosco alcuna industria, anche per mia esperienza diretta nell’ambito, che non sia regolata economicamente dalla ricerca del massimo profitto. Di quanto è esposto nell’”umile articolo”, assumo la piena responsabilità relativamente a quanto dedotto dall’accurata lettura di 1942 fra abstract e full test articoli scientifici di qualità dando inoltre il permesso alla diffusione, se eticamente vagliata, del contenuto nelle forme scelte a scopo informativo dagli eventuali diffusori. Invito inoltre i mass media ad essere più eticamente ed informativamente attenti nel riportare eventi in ambito sanitario che possano indurre indebiti allarmi.

Questa è la storia dei vaccini, nella quale vi sono tante premesse cognitive riscontrabili nell’attuale Pandemia alla quale la Scienza e la Tecnologia hanno donato in POCO PIÙ DI UN ANNO i Vaccini attuali, dai quali non si può pretendere di essere privi di ombre. Basti pensare che, dopo l‘estinzione” del vaccino per il Vaiolo (cioè della sua esistenza e diffusione nel mondo) dopo 179 anni (1977) dalla scoperta di Jenner, il vaccino per la Polio di Jonas Salk (1954), “eradicò” la malattia (ma non ha ancora estinto il virus, che si trova nelle acque reflue di alcune nazioni) dopo 64 anni! Tutti gli altri vaccini con distanze dai 14 ai 35 anni dall’introduzione di massa, non hanno ancora raggiunto l’eradicazione delle rispettive malattie che compaiono qua e là con epidemie aggressive locali (OutBreaks per gli inglesi) quasi sempre dovute alla decadenza numerica delle vaccinazioni.

Adesso guardiamoci negli occhi NO VAX:

  1. Avete tutto quello che sono riuscito a trovare circa le ombre e luci dei vaccini dal primo ad oggi per farvi riflettere sul vostro comportamento. Siamo prossimi a vaccinare, secondo quanto dicono gli SCIENZIATI, EPIDEMIOLOGI, VIROLIGI in larga scala, i bambini fra i 5/11 anni (io sono un Pediatra). Una domanda: voi, se ne avete, rifiuterete di vaccinarli come voi stessi? A parte il fatto che sono spesso portatori asintomatici finora fortunatamente poco ammalati con le scuole chiuse, già si parla con scuole aperte di richiuderle per l’aumento dei bambini ammalati. Sono inoltre “reservoirs” per la famiglia ed adesso, ritornati a scuola, anche fra loro.
  2. E se dovessimo incontrare nuove mutazioni capaci di aggredirli, forse con riscontri epidemiologici numericamente e qualitativamente ancora non sicuri come per gli adulti vaccinati, sapranno le case farmaceutiche essere all’altezza per i bambini in tempi giusti ed i pediatri fornire quanto necessario in contatto (spero) con gli ospedalieri, se non si comincia a vaccinare nella attuale crescita della quarta PANDEMIA?
  3. Avete visto nella “Storia” quanto tempo c’è voluto per trovare ciascuno dei vaccini sufficientemente capaci di ridurre tutte le malattie anche se con alcune ombre descritte senza paura? Posso essere guardato come cinico, ma non lo sono se, anche con grande dispiacere, dico (non certo da solo) che l’abisso dei numeri dei salvati o non ammalati perché vaccinati e quelli dei “morti solo da vaccino” non ha palesemente senso essere messi a confronto per l’immane differenza. Ma per la paura dei vaccini ed altro, quante persone sono morte in questa Pandemia e continuano a morire ovunque in enormi numeri quali non si erano mai visti dopo la seconda guerra mondiale? Certamente non perché si sono Vaccinati i più (una volta tanto in Italia).      
  4. “Vaccine Refusal” (rifiuto di vaccino): In più o meno larghi strati di popolazioni interessate, in un Articolo di una Rivista USA molto importante (2015): “Ci sono molte ragioni che possono spiegare la permanenza di alcune malattie impedendone la eradicazione. Tali ragioni vanno dall’aumento di cloni più virulenti che sono resistenti alla immunizzazione indotta dai vaccini, alle più recenti scelte dei genitori di non vaccinare i figli, dovute a dubbi circa l’innocuità dei vaccini. Tutto ciò contribuisce al ritorno di malattie prevenibili. Di fatto movimenti anti-vaccini nascono dappertutto già all’inizio delle campagne di vaccinazione di qualsiasi nuovo vaccino. Inoltre la pubblica opinione può variare in ragione di punti di vista culturali o religiosi che inducono un conflitto fra due finalità: 1 il rispetto delle libertà individuali e 2 la salvaguardia della pubblica salute a fronte della imposizione dei vaccini”. Ndr: come me, la maggior parte dei medici e degli scienziati, nonché la maggior parte delle popolazioni, sono per la seconda finalità senza nessun dubbio o paura. Ed ancora: “i viaggi internazionali contribuiscono alla diffusione di malattie; gli anziani inoltre sono più suscettibili alle infezioni e quindi la prevenzione è per loro cruciale, ma essi presentano una minore risposta immunitaria ai vaccini, in quanto sia la “innata” che la “adattiva” immunità diminuiscono con l’età. Un ulteriore problema è rappresentato dal fatto che i non vaccinati possono servire da “reservoirs” nei confronti degli agenti infettivi, essendo a rischio di ammalare”.  Il problema dei NO VAX sta diventando oggi – per strade e piazze- largamente un problema POLITICO che nulla ha che fare con la medicina.
  5. Ndr. Gli svedesi, per evitare dubbi circa l’innocuità dei vaccini nel loro paese, hanno messo in Internet con riscontro su Pub Med (il più grande punto di riferimento medico) già nel lontano 2009 una valutazione basata sull’evidenza scientifico-bibliografica di tutti i vaccini in essere presso di loro, dando agli effetti negativi e positivi delle somministrazioni vaccinali un giudizio su tre livelli: strong scientific evidence, limited scientific evidence, insufficient scientific evidence.Molto bravi.

Per finire chiedo scusa a chiunque legga questo scritto tanto lungo (posto che lo legga), esso si rivolge non solo ai NO VAX, ma anche ad una parte di popolazione e colleghi incerti, senza autoreferenzialità (che odio) da parte mia. Quindi, Lettori di varie formazioni, culture ed altro, non posso che dirvi: GRAZIE, se potrete trarre da queste 7 pagine qualche giusta, corretta e sana dedizione ai vaccini!

Prof. Salvatore Marco Criscione
già Direttore della Clinica Pediatrica
Università dell’Aquila
Specialista in Endocrinologia e Malattie Metaboliche
Fellow in Allergy&Immunology