Cultura è Salute

Officinae Efesti: l’arte per diffondere benessere nella comunità
di STEFANIA PICCOLO

28 Dicembre 2021

Intervista a Stefania Piccolo, Presidente Officinae Efesti

Iniziamo da una presentazione generale della vostra associazione?

Siamo un’organizzazione culturale, che fa della cultura la leva per raggiungere le periferie e le fragilità sociali. Esperti e creatori di sogni da ben 19 anni, visionari e innovatori sociali. Lavoriamo con cura al Sud Italia, competenze trasversali e tante altre persone che coinvolgiamo nei nostri progetti, come esperti e come destinatari diretti ed indiretti. Ci prendiamo a cuore le persone, gli Enti pubblici (Comuni e Scuole), le comunità ai margini, gli artisti, gli artigiani, i bambini, gli adolescenti, le famiglie, al fine di rendere umani e realizzabili i desideri, di chi ci chiede una collaborazione o di chi non ha la voce e la forza per realizzarli.

Cosa significa essere un’Organizzazione di Management Culturale?

Occuparsi di management culturale vuol dire gestire eventi culturali per sé stessi e per gli altri, ad esempio, per quanto ci riguarda li abbiamo organizzati per Musei, Comuni, Fondazioni private, Scuole, imprenditori, liberi professionisti, ASL, case famiglia, Carceri, centri polifunzionali nel campo dell’arte e della sanità pubblica, associazioni, teatri. E per costoro dobbiamo valutare diversi aspetti degli eventi e dei  processi culturali che inneschiamo, ovvero: l’impatto delle attività sul pubblico, sui visitatori, sulle famiglie, gli studenti, gli insegnanti, i dirigenti, gli assessorati culturali e delle politiche sociali; creare delle strategie di comunicazione ed organizzative per attirare il pubblico; ricercare dei fondi per realizzare gli eventi culturali, il cosiddetto fundraising; organizzare brillantemente teams di lavoro per le diverse attività in tempi brevi, medi e a lungo termine; stilare dei cronoprogramma puntuali per il proprio team ed eventualmente reperire ulteriori esperti, liberi professionisti ad hoc per quel progetto o evento culturale che sia, laddove nel proprio staff sia mancante.

Quali sono le vostre principali attività e attraverso quali canali le portate avanti?

Le principali attività che portiamo avanti negli ultimi 7 anni sono per lo più formazione teatrale e artistica in scuole, Comuni, presso e con la collaborazione di ulteriori organizzazioni private; organizzazione di percorsi di formazione culturale per adulti; processi di co-creazione creativa comunitaria, consulenza e progettazione culturale per terzi. In breve, impieghiamo eventi culturali e artistici nel vasto contesto territoriale della area metropolitana di Napoli come strumenti di costante e continuo intervento di innovazione, realizzando attività culturali in svariati ambiti: dalla formazione, al recupero del patrimonio culturale, all’inclusione sociale. Diamo valore alle comunità. I canali che ci fanno portare avanti le attività sono quasi sempre bandi pubblici e/o privati cui partecipiamo con una rete di partners campani e non solo.

In questo senso che ruolo ha l’arte nell’attivare e diffondere benessere?

L’arte per noi significa occuparsi di umanità, è una questione politica nel senso etimologico del termine, ovvero di prendersi cura dei cittadini, delle comunità. Da 19 anni, dunque, la questione politica del rapporto fra arte come benessere psicofisico e la realtà è diventata una competenza e un’urgenza antropologica per noi: attraverso l’arte diamo la possibilità di migliorare le relazioni sociali e il proprio benessere psicofisico. Il nostro metodo, una pratica pedagogica artistica a tutti gli effetti, è per noi un patto con la vita di ognuno, un invito all’immaginazione. E’ la poesia che si rende umana, ed il teatro, ad esempio, fra le arti che usiamo di più, è la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività.

Vi faccio un esempio concreto per spiegarmi meglio. Nel 2020, nei mesi di marzo e aprile, in piena prima ondata della pandemia da covid19, abbiamo ideato il progetto “Le vostre storie, la nostra voce”, che era una chiamata (nel web) a chi volesse raccontarci una storia (di 3 minuti max) da ogni parte d’Italia, dai propri balconi virtuali o reali che fossero e noi gli avremmo dato voce, per creare poi una raccolta di audioracconti che ha testimoniato dai diversi punti di vista l’esperienza della quarantena. Il progetto è stato inaugurato da un video in cui si sono incrociate le prime 35 storie ispirate da quei giorni di sospensione imposti dall’emergenza Coronavirus. Al centro del format la forza della voce che ha fatto prendere corpo a storie vere o immaginate: un’iniziativa che ha riattivato i legami tra le persone, le ha fatte sentire meno sole, ha dato loro la possibilità di identificarsi in un racconto, o semplicemente farsi ispirare da un’immagine e ritrovare un po’ di sé. Obiettivo del progetto è stato quello di documentare un momento destinato a divenire storia collettiva: abbiamo creato un diario di immagini, suoni e parole che potranno risuonare in futuro come ricordo e testimonianza. Insieme ai primi 12 narratori, ha collaborato con noi Eugenio Ravo, ex assistente di Etienne Decroux e Arturo Muselli, attore noto al grande pubblico per aver interpretato il ruolo di Sangue Blu in Gomorra – La Serie.

Officinae Efesti ha realizzato con i nostri sound designer e tecnici del suono una raccolta di podcast con sola voce disponibile su Spreaker, Spotify, Podcastaddict, iHeart,  vero cuore del progetto, con l’intento di creare una radio dedicata al racconto di storie nascoste tra le mura domestiche o ispirate da situazioni anomale. Tra i racconti proposti abbiamo raggiunto un infermiere del 118, due ragazzi con la distrofia di Duchenne, un panorama insolito che racchiude il ricordo di un amore, la storia di una bambina speciale che non può fare le fisioterapie, la paura di una donna maltrattata, un monologo di un virus. Ecco questo è un esempio concreto di come l’arte crei benessere per noi di Officinae Efesti.

Uno dei vostri punti di forza è coniugare l’intervento artistico con quello sociale: che tipo di riscontro registrate dagli interlocutori coinvolti?

Il riscontro è molto positivo. Da quasi vent’anni investiamo sulla formazione delle nuove generazioni. Mettiamo insieme una grande rete multidisciplinare, trasversale, costituita da Enti Pubblici ed Enti privati. Ci sentiamo rappresentanti di una rete del privato sociale, che almeno nell’ultimo decennio è stato capace, al Sud Italia, di generare con lungimiranza e grandi capacità, afferenti alla vision e al coraggio (come un mettere in forma il cuore) interventi sul patrimonio culturale materiale ed immateriale di grande spessore che testimoniano il SUD come luogo di sperimentazione e di innovazione, sempre capaci di anticipare i bisogni dei territori e delle comunità. I nostri interlocutori più giovani si sentono, a loro dire, di aver migliorato competenze, (le soft skills principalmente), ovvero riusciamo a nutrire e lasciar emergere il meglio dagli allievi che coinvolgiamo.

Le comunità si sentono invece capaci di aver migliorato alcuni strumenti per la salvaguardia del patrimonio e dei luoghi della cultura; in sintesi possiamo dire di provare ad evocare azioni miranti ad un profondo cambiamento nella persona che è determinato da processi comunicativi emozionali, di co-sviluppo e co-creazione comune delle nostre esperienze. Su questo aspetto crediamo di riuscirci per la multidisciplinarietà dei nostri progetti. Ci avvaliamo dell’aiuto di professionisti di grande spessore, provenienti da settori e discipline differenti, sia per portare un arricchimento, sia per rendere più ricchi i progetti di valorizzazione, ma anche dare più strumenti ai nostri giovani, dandogli la capacità di allenarsi  al confronto,  che è uno dei temi della nostra contemporaneità, cioè il confronto con una diversità costante.

Infine avete aderito al progetto “Cultura è Salute”. Quali valori condividete? E perché la “cultura” è sinonimo di “salute”?

Noi condividiamo con “Cultura è Salute” innanzitutto il valore del racconto, inoltre la possibilità comune di dare spazio alle persone, agli enti del terzo settore che si occupano di arte e cultura e che  lavorano con gran fatica  da molto tempo in diversi contesti sociali, portando loro benessere. Dal latino cultura deriva da colĕre «coltivare».

La cultura, per noi, è proprio la cura che una persona (o un team), che ha acquisito l’insieme delle cognizioni intellettuali, mette nel trasformare aridità sociali in campo floridi. Per noi è possibile convertire quegli elementi fertili in miglioramento della personalità morale, della propria spiritualità e del proprio gusto estetico, e, in breve, della consapevolezza di sé e del proprio mondo, attraverso attività artistiche che diano importanza al corpo, agli spazi fisici e mentali e mirino al miglioramento della vita delle persone e dell’ambiente. Abbiamo riscontrato (con dati) che la vita delle persone coinvolte è migliorata, e migliora sempre, senza ombra di dubbio, grazie alla cultura, come cura delle relazioni.