Pareri a confronto

COVID-19 e tipizzazione linfocitaria
di CORRADO E FABIO PERRICONE

Già all’inizio della pandemia del COVID-19 un gruppo di ricercatori cinesi aveva messo in evidenza il ruolo dei linfociti tramite uno studio “la linfopenia come campanello di allarme”, pubblicato sul New England Journal of Medicine coordinata da ZHANG. Il nostro gruppo – che gestiva la sezione scientifica della “Fondazione Mediterraneo” e degli “Stati Uniti del Mondo” nell’area “Pandemie” – già all’inizio della pandemia nel 2020 aveva suggerito la necessità di valutare lo studio della funzione dei linfociti.

A tal proposito, nonostante la diffusione anche tramite mezzo stampa di quanto sopra riportato e dei tanti incontri ad alto valore scientifico, nessun provvedimento concreto è stato preso in merito a tale problematica.

Sulla questione principale bisogna tener presente che il nostro organismo è in possesso di due immunità, un’immunità sierologica ed un’immunità citologica, e abbiamo a disposizione un’indagine capace di rilevare le funzioni dei linfociti: la tipizzazione linfocitaria. Tale studio ci permette di evidenziare l’attività e la funzione ed è sicuramente un passo avanti in quanto ci dà la possibilità di valutare la normofunzionalità del sistema immunitario.

Bisogna tener presente che il nostro organismo è dotato di una doppia attività immunitaria, una legata alla produzione di anticorpi (immunoglobuline) di pertinenza sierologica, l’altra legata alle cellule linfocitarie, da cui la necessità di studiare anche l’assetto della normofunzionalità del sistema immunitario, mediante la tipizzazione linfocitaria per il ruolo determinante del linfocita T8 attivato, che ha un’azione immediata e risolutiva nei confronti del virus.

Si tratta di verificare lo stato del sistema immunitario tramite la valutazione citologica dei linfociti. I linfociti sono globuli bianchi responsabili della risposta immunitaria. Lo studio delle sottopopolazioni viene eseguito mediante citofluorimetria, si evince perciò la necessità di verificare la normofunzionalità del vaccinando. I linfociti si differenziano in sottopopolazioni a seconda dell’antigene che hanno sulla loro membrana cellulare e sono: Linfociti T responsabili della risposta immunitaria cellula-linfociti mediata e a loro volta si dividono in linfociti T helper e linfociti T citotossici le cui cellule da prendere e valutare sono: linfociti T3 che ci danno il quadro in percentuale di tutto l’apparato linfocitario, linfociti T4 detti Helper che hanno fondamentalmente funzione di protezione, linfociti T CD8 che hanno un ruolo di linfociti Suppressor, relativamente alla percentuale trovata del CD4 e CD8 qualora ci sia un’inversione del rapporto ciò ci mette in evidenza una scarsa reazione immunitaria, tipica nei soggetti affetti HIV.

Un ruolo a parte è quello del gruppo dei linfociti CD8 attivati, anch’esso può essere valutato con la tipizzazione linfocitaria, attraverso la citofluorimetria, tale gruppo nel meccanismo della protezione ha il ruolo di determinare l’eliminazione del virus già al primo contatto, non dando nessuna manifestazione sintomatologica, si tratta dei cosiddetti pazienti asintomatici. D’altra parte, l’abbassamento del CD19, il cui valore si evince dalla citofluorimetria, rilevato nei soggetti che hanno subito la vaccinazione, è da considerare una spia per ipotizzare una reinfezione secondo uno studio pubblicato su Nature da parte del gruppo di scienziati di Wuhan. Un eccesso, invece, di CD19 può anche essere spia di un eventuale rischio per lo sviluppo della patologia di ADE (Antibody dependent Enhancement), nei casi in cui l’aumento sproporzionato del CD19 sia correlato ad un aumento delle immunoglobuline specifiche prodotte dai linfociti CD19.

La necessità di appurare la normofunzionalità del sistema immunitario poteva quindi rivelarsi di estrema importanza. Forse è arrivato il momento di far si che si salvaguardi maggiormente la salute anche a discapito di eventuali risparmi economici in quanto le indagini suggerite non sono a carico del sistema sanitario nazionale. I vaccini tuttora in uso danno troppe complicanze con risultati altalenanti e discutibili vantaggi.

Le indagini suggerite possono contribuire ad evitare le complicanze derivate dalla infezione da Covid-Sars-19 e salvare centinaia di migliaia di vite umane: è un dovere dei governanti soprattutto in questo difficile momento della storia in cui la combinazione “pandemia-guerre” mette a dura prova la tenuta sei sistemi sanitari e delle politiche sociali.

Del Prof. Corrado Perricone – Ematologo e già responsabile del Centro di Immunoematologia dell’AORN Santobono Pausilipon, già componente del Consiglio Superiore della Sanità. Responsabile del comitato scientifico della fondazione Mediterraneo

Di Fabio Perricone – Medicina Clinica e Sperimentale. Membro del comitato scientifico della fondazione Mediterraneo.