Ricerche e Scoperte

Staminali da cordone ombelicale: quando è possibile conservarle

I campioni di cellule staminali sono tutti utilizzabili? Quali sono i criteri necessari per la crioconservazione? Secondo uno studio pubblicato dalla Dott.ssa Stefania Fumarola, biologa e responsabile scientifica di In Scientia Fides, sulla rivista scientifica “Stem Cell Research & Therapy”, sono stati evidenziati i fattori prenatali e materni che influenzano significativamente la qualità delle unità di sangue cordonale raccolte. L’analisi nasce dalla necessità di ottimizzare il modello attualmente in vigore in merito al processo dei campioni al fine di aumentare il numero delle conservazioni oltre ad evidenziare il concreto bisogno di una sinergia pubblico- privato. L’obiettivo dello studio era identificare i fattori rilevanti, immediatamente disponibili, che aiutano a scegliere le unità di sangue cordonale con un elevato contenuto di cellule CD34+ (cellule specializzate per la generazione dei derivati del sangue) e di cellule nucleate totali (TNC), influenzando l’esito clinico di un eventuale trapianto.

Nel 2021, secondo il report del centro nazionale del sangue, sono state raccolte 6.258 unità e bancate solo 394: perché questa discrepanza?

La risposta si trova nel campione e grazie al modello individuato attraverso lo studio scientifico della Dott.ssa Fumarola è possibile analizzare da subito la possibilità di un’unità da poter correttamente crioconservare permettendo un reale incremento dei campioni a disposizione.

Il risultato dello studio mostra che il gruppo A composto da campioni di cellule staminali cordonali prelevate da bambino maschio, con età gestazionale inferiore a 39 settimane, e altre dettagliate caratteristiche (parto cesareo e unità di sangue cordonale con contenuto di TNC superiore a 3,44x 108)  hanno un contenuto di CD34+ significativamente più alto rispetto al gruppo B composto da campioni di cellule staminali cordonali di neonati femmine con età gestazionale superiore a 39 settimane e parto vaginale. Viene quindi dimostrato che il volume dell’unità raccolta (<70/80 ml viene scartato) non è il miglior indicatore del contenuto di CD34+, quindi il campione potrebbe essere idoneo alla crioconservazione.

“Grazie a questo studio scientifico dove abbiamo analizzato i dati di oltre 2500 campioni siamo riusciti a definire un modello predittivo – spiega la Dott.ssa Fumarola – indispensabile per aumentare i campioni a disposizione, elemento fondamentale soprattutto nel periodo storico in cui stiamo vivendo a causa di un crollo delle nascite. I campioni di cellule staminali da cordone ombelicale rappresentano la vera fonte di speranza per numerose patologie così come evidenziato anche dal Ministero della Salute rilevando oltre 70 patologie da poter trattare. Una versa risorsa non solo per il bambino stesso (trapianto autologo) bensì anche per la famiglia (trapianto autologo – dedicato) o per altri (trapianto allogenico)”.

“Il modello che permette di valorizzare i campioni migliori – spiega Luana Piroli direttore generale e della raccolta di “In Scientia Fides” – rappresenta il punto di partenza per una rete nazionale di biobanche che comprenda il settore pubblico e privato attraverso una stretta collaborazione attuando un modello ibrido necessario già in vigore in Inghilterra e Germania con innumerevoli vantaggi. Le cellule staminali da cordone ombelicale, avendo una maggiore capacità di moltiplicarsi e di attecchire ed essendo più neutre grazie alla loro immaturità immunologica, in caso di trapianto suscitano una reazione di rigetto attenuata se non assente e sono dunque la risposta migliore in caso di necessità”.