Medico-Paziente

Salute orale: come educare e coinvolgere bambini e adolescenti

3 Ottobre 2022

Qual è l’età giusta per cominciare a educare i bambini sull’importanza della salute orale? Come insegnare loro le buone abitudini per una corretta cura dei denti?

Per passare alla pratica e rispondere a queste domande – comuni a molti genitori – viene in soccorso l’odontoiatria digitale. Dispositivi come scanner intraorali, modelli e ricostruzioni in 3D e molatrici computerizzate, oltre che a rendere più veloci e meno invasive le visite, consentono di intervenire quando ancora il dente non è “sbucato”, valutando la futura evoluzione della dentizione per capire quando iniziare l’eventuale trattamento. Ma soprattutto, immagini in 3D e device mobili, catturano l’immaginazione e l’attenzione aiutano a interessare il bambino. E sappiamo che un bambino interessato equivale a un bambino coinvolto e partecipativo.

Secondo Simonetta Meuli – medico dentista e specialista in ortognatodonzia, speaker e consulente per Align dal 2013 – bisogna però capire come farlo con bambini piccoli, per esempio tra i 6 e gli 8-9 anni e con quelli più grandi, in fase pre-adolescenziale.

Con i primi è un più facile perché provano un estremo rispetto per qualsiasi parola detta dal dentista e forse anche un po’ di soggezione verso una figura in camice così autorevole. Con i secondi, invece, è un po’ più complesso: bisogna fare in modo di creare un rapporto diretto tra il medico dentista e il piccolo paziente, senza l’intermediazione del genitore. E così, spiega la Dott.ssa Meuli, per esempio “faccio inserire loro direttamente il nome come paziente, fingendo che ancora non ho capito come usare questa tecnologia. Chiaramente, a loro, i nuovi nativi digitali viene naturale l’utilizzo. In questo modo sto coinvolgendo il paziente e posso mostrargli cosa faremo e in che modo lo faremo”. 

Ricordiamo che, guardando la digitalizzazione del loro percorso terapeutico, bambini e adolescenti capiscono immediatamente, più velocemente di molti adulti, non così avvezzi alle nuove tecnologie.

Così il giovane paziente viene responsabilizzato sul proprio trattamento. “Se durante il nostro percorso di cura, mi rendo conto che non è coinvolto, gli chiedo se vuole portarlo a termine e raggiungere il risultato che ci siamo prefissati o se preferisce interrompere: normalmente accettano di voler continuare!”.