Diritti e Doveri

Deviazioni comportamentali: a rischio la nostra sicurezza?
di GIAN PIERO SBARAGLIA

13 Luglio 2023

Oggi le deviazioni comportamentali di molti individui stanno mettendo a rischio la sicurezza della nostra salute: la medicina pubblica si faccia carico di ricercarne le cause e darne i rimedi, onde evitarne la deriva! Intervenga la medicina a ristabilire l’equilibrio delle menti di molti soggetti della nostra società. Perché ricercare quasi con ossessivo lavorio mentale le possibili implicazioni psichiche in chi ha commesso e commette orrendi crimini con una leggerezza che fa paura, quando spesso i rimedi e la verità è a portata di mano? Parliamone.

Non basta ogni sacrosanto giorno fare denunce con ogni mezzo (sui mass media) di tutti gli episodi di violenza volontaria o involontaria, ma comunque dovuta sempre ad atteggiamenti equivoci più o meno coscienti o se incoscienti, legati a stati di psicopatie, di cui però la maggior parte dei casi se ne era al corrente, e poco o niente s’è fatto, e si sta facendo, per fermarne le azioni dei soggetti da queste patologie affetti. E ancora, con il riferire di mostruose bravate, per altro fatte in tutta coscienza, di giovanissimi che per amore di “apparire” farsi notare, primeggiare, mettono a rischio la vita propria e quella di altre ignare persone. Se ne resta di princisbecco di fronte al dilagare di simili casi, che – diciamola tutta – se ne parla in programmi televisivi e radiofonici fino alla nausea, ricercandone anche eventuali cause, collaborando così alla ricerca della verità, che resta solo una ricerca, tanto per meglio condire la notizia e fare notizia.

E quest’ultima cosa appare essere una bandiera portata avanti da molti addetti stampa per enfatizzare gli episodi di così alta risonanza pubblica, senza per altro preoccuparsi di entrare nel punto centrale dell’azione, onde ritrovarne non soltanto il movente, ma studiandone quest’ultimo, arrivare a formulare una sorta di chek-list di sintomi, di circostanze, assai utili a stilare una scaletta di tutti quegli episodi apparentemente identici nella loro esecuzione, o movente o causalità. In una sola parola studiarne l’Epidemiologia, cioè la distribuzione e la frequenza di certi comportamenti anomali tra la popolazione, avvalendosi di altre discipline come la Statistica, la Medicina Preventiva e Clinica, la Demografia, la Sociologia.

Era ciò che già Last et al. (1998) definiva comelo studio della distribuzione e dei determinanti delle situazioni o degli eventi collegati alla salute in una specifica popolazione, e l’applicazione di questo studio al controllo dei problemi di salute”.  

Oggi invece, pare che ci si fermi di più a cercare lo scoop, anche attraverso volti noti delle neuroscienze che dicono la loro, spesso in contrasto con altri loro colleghi, ma comunque tutti pronti a dare le loro interpretazioni dei fatti, che di scientifico hanno solo il linguaggio forbito e per questo incomprensibile ai più, o meglio ai non addetti ai lavori.

Con questo non si vuole demolire né demonizzare ciò che autorevoli fonti dicono nel fare l’esegesi dei fatti, ma buona condotta scientifica, che sempre dovrebbe essere presente nella ricerca di possibili cause, è quella più volte sostenuta in nostri contributi pubblicati da questa sede, che consiste nello studio razionale di questi innaturali fenomeni, codificarli in una sorta di classifica, vederne le peculiarità, le uguaglianze, le diseguaglianze, gli ambienti, le circostanze, le motivazioni, e tutto ciò che risulta utile per l’approfondimento di questi temi, per poter poi trarne le giuste valutazioni e quindi i giusti rimedi per ciascuna situazione, arrivando infine ,alla compilazione di una statistica che ne metta in evidenza sia la frequenza,la diffusione, che i punti in comune che li distinguono. Invece, come sempre avviene, si parla di queste cose a fatti avvenuti, quando importante invece sarebbe il mettere in atto la dimenticata “PREVENZIONE”, che attraverso lo studio dei fenomeni patologici, mette in atto misure preventive, onde impedirne la recidiva.

E come non chiamare in causa in questa ricerca la Medicina Pubblica che attraverso le sue peculiarità, specificità, unendole in una sorta di Coordinamento Territoriale, si pone a capo di questa ricerca.

Ed allora il primo suggerimento: perché non si procede da parte della medicina territoriale pubblica, ed in tutto rispetto della privacy, ad un censimento della popolazione che fa uso di sostanze stupefacenti? Come? Si cominci, ad esempio, a fare test, in tutta segretezza, alla popolazione che affluisce sia ai Pronto Soccorso che nelle Corsie. Di certo la cosa sembrerebbe una interferenza nella privacy degli individui, ma di fronte a tante sciagure, foriere di lutti e, di più, di lesioni corporali permanenti, ogni mezzo è buono – ma non la violenza materiale! – per ripristinare una realtà alterata. Si continui poi, in altre istituzioni come gli istituti scolastici, dove il ripristino “fisso” del medico scolastico, come anche nei ministeri, potrebbe aiutare il corpo insegnante nella onerosa opera di rieducazione degli studenti “difficili”, monitorizzandone i loro comportamenti, le abitudini, e anche là stilare una statistica utile a verificare le cause di certi atteggiamenti anomali dei ragazzi, verificandone in tutta segretezza l’assunzione di droghe.

Questa idea porterebbe a fare una sorta di statistica di quante persone assumano stupefacenti, statistica poi, che con la collaborazione delle forze dell’Ordine, e con il recupero della collaborazione delle famiglie, magari allo scuro di tanti movimenti dei loro figli, di sicuro farebbe da freno a certi tipi di crimini, o meglio li potrebbe prevenire, dal momento che un soggetto a rischio, con questo tipo di monitoraggio, sarebbe facilmente individuabile, ma soprattutto frenato.

Questa idea potrebbe anche essere estesa sul territorio, dove molti sono i comportamenti inadeguati di molta gente, nonostante i ripetuti appelli delle Istituzioni a tenere condotte non lesive della propria e dell’altrui integrità. Alludiamo a quanti in barba alla possibilità di incappare in sanzioni pecuniarie da parte degli addetti all’ordine, usano cellulari alla guida, non sono prudenti nella guida stessa, se sono in monopattino vanno contro senso, o vanno in due o tre sullo stesso mezzo, e senza casco: tanto chi li ferma! E intanto ecco le tragedie stradali di questi giorni, per le quali individui incolpevoli, soprattutto bambini, ne pagano le conseguenze con la vita! Ecco allora una soluzione: perché non nominare cittadini di accertata serietà, quali vigilanti in borghese per non essere riconosciuti, ma dotati di mezzi idonei allo scopo e preparati alla bisogna, che vigilino prevenendo questi scorretti comportamenti?

Parimenti, perché non installare telecamere ben nascoste nelle zone dei cassonetti per i rifiuti, così da colpire i soliti “furbetti del quartiere” e sanzionarli fortemente una volta per tutte? Oppure pensare di rimettere le guardie di quartiere o di strada, così da vigilare che soprusi del genere non si verifichino più? Ci sia consentito di fare queste proposte concrete, che se anche a prima vista pesanti, sono per un fine positivo, laddove le parole si sono dimostrate “FLATUS VOCIS”, andate all’aria, mentre le proposte risultano essere concrete e realizzabili. 

A cura del Dott. Gian Piero Sbaraglia
MEDICO CHIRURGO
Spec. In Otorinolaringoiatria
già Primario Otorinolaringoiatra,
C.T.U. del Tribunale Civ. e Pen. di Roma
Direttore Sanitario e Scientifico Centro di Formazione
BLSD-PBLSD – Accreditato ARES 118-Lazio e IRC-
Misericordia di Roma Centro – ROMA.