17 Aprile 2023
Eravamo nel 2003 quando si emanò la revisione della vecchia Legge 626/1994, riguardante la sicurezza nell’ambito lavorativo, revisione che mirava a rendere più attuali più sicure e in linea con le direttive europee, le norme circa la difesa della salute nei posti di lavoro.
Con essa vennero messe a punto direttive che miravano ad evidenziare prima di tutto i possibili pericoli insiti in un certo tipo di lavoro, poi, cosa assai importante, la preparazione e l’informazione a ciascun datore di lavoro e dipendente, della perfetta conoscenza dei presidi tecnici o del tipo di ambiente lavorativo, onde saper prevenire e quindi evitare situazioni pericolose, se non catastrofiche per il lavoratore e per l’ambiente di lavoro.
La legge 15 Luglio 2003 è stata poi ancora meglio aggiornata col Dgl 81/08 e con i vari interpelli a seguire, tra questi quello n.19/2016 che regola la “designazione e formazione degli addetti al primo soccorso”. Ma nonostante tutto questo si continua a ciurlare nel manico, anzi c’è chi denuncia che “Ci sono più nonni sui ponteggi che ai giardinetti” (da un articolo de Il giorno, del 12 apr. 2023). E allora, mai come in questa occasione, ritorna in mente, in maniera severa e angosciante, la celeberrima frase, più volte da noi ricordata, di George Bernard Schaw: Diffida della falsa conoscenza, è peggiore dell’ignoranza!”.
Ma vogliamo gridarlo ai quattro venti che esiste una legge, che dovrebbe essere rispettata in tutti i suoi dettagli, sulla sicurezza dell’ambiente di lavoro! Ogni datore di lavoro, ogni lavoratore-dipendente, che sia in una Azienda classificata in “A”, o “B”, o “C”, deve essere informato, e quindi a conoscenza, sulle particolari caratteristiche del proprio ambiente di lavoro, conoscerne bene i presidi che usa per lavorare così da usarli giustamente, e saper riconoscere un pericolo ed evitarlo, e di certo sanarlo con competenza.
Purtroppo non è così.
Si faccia un giro per la capitale, che è ricca di cantieri edili e si veda con quanta leggerezza i lavoratori si arrampicano sui ponteggi, o movimentano mezzi di lavoro, magari sprovvisti degli obbligatori D. P. I. (Dispositivi di Protezione Individuale), e quindi di mezzi propri atti a proteggere il proprio corpo e quello degli altri! Di esempi ce ne sarebbero a non finire. Ci ritorna alla mente un episodio, capitato proprio a noi, e di cui siamo stati attori e spettatori. Eravamo nel parco di S. Paolo, qualche mese fa per la consueta corsa giornaliera. Il parco a quell’ora, prima mattina, stava venendo pulito con ramazze e badile, oltre ad un mezzo se movente, da tre lavoratori, privi di casco, di scarpe antinfortunistica e, nota curiosa, maneggiavano le loro ramazze, provviste di manici lunghi ben oltre il metro e mezzo, uno vicino all’altro.
Ci siamo fermati per chiedere come mai non avessero il casco, utile a proteggere le loro teste da eventuali colpi accidentali, dei manici delle ramazze. La prima risposta fu quella in romanesco di andare a quel paese, poi essendoci presentati, le cose si resero più educate.
Ecco, questo ci deve far riflettere. Al bando le chiacchiere di circostanza, bisogna prendere il toro per le corna, e fare informazione – formazione. Ed ancora, ci sono mai state interrogazioni o interpellanze parlamentari sul tema sicurezza del lavoro, tendenti a mettere il dito nella piaga, dando così risposte e mettere in campo soluzioni di difesa?
Non ci risulta nemmeno in occasione delle morti, in un sol giorno, il 12 aprile 2023, di quattro persone! Si pretenda poi che ciascun dipendente dimostri di conoscere le regole del lavoro ed il lavoro stesso, come recita la normativa europea del 2006, con la quale si formalizzava la necessaria conoscenza delle “competenze”, tendente ad indicare la comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale.
Ed invece, ad onta di queste direttive, quante volte assistiamo alla presenza nei cantieri, nei campi, di personale extracomunitario e non, che poco o nulla sa di come si guida un trattore o si movimenta un muletto ed altro ancora. Allora, si prendano seriamente provvedimenti atti ad obbligare l’elargizione della formazione –informazione a tutti gli imprenditori e dipendenti, così da educarli su come si lavora, soprattutto per evitare pericoli per la propria salute.
La legge c’è, perché non rispettarla?
Nell’attesa, la “MATTANZA” continua.
Dr. Gian Piero Sbaraglia, già Primario di Otorinolaringoiatria, Consulente Tecnico d’Ufficio Tribunale di Roma, Direttore Sanitario e Scientifico Centro di Formazione BLS-D, PBLSD, accreditato ARES-118 e IRC, Misericordia di Roma Centro.