Medico-Paziente

COVID, I SEGNALI DELLA PELLE
parla Massimo Papi

26 Novembre 2020

Dopo l’intervista alla Dott.ssa Lucia Villa anche il dermatologo Massimo Papi, membro del comitato scientifico di “Cultura è Salute”, conferma la correlazione tra dermatite e Covid ed invita ad osservare attentamente ogni piccolo alert che il corpo ci invia.

Partirei dal fatto che lei è membro del comitato scientifico di “Cultura è Salute” quindi le chiedo innanzitutto quali sono le peculiarità del progetto e qual è il valore aggiunto della cultura, quando parliamo di salute?

Il progetto lo considero fondamentale per quanto riguarda la professione medica ed i rapporti tra medici e pazienti; è molto stimolante per coloro che ne fanno parte e per noi del comitato scientifico perché ognuno di noi considera l’arte un elemento fondamentale per creare una condizione migliore nel rapporto con la medicina e con le persone che curiamo. Cinema, fotografia, pittura e musica, nel loro insieme, permettono al medico di capire meglio il lavoro che ha scelto nella vita ed anche lo svolgimento stesso della professione: la cultura crea empatia e questo pone le condizioni fondamentali per far sì che i pazienti possano accettare con maggiore cordialità i consigli dello specialista al quale si rivolgono; inoltre la cultura, per quanto riguarda il mio campo ovvero la dermatologia, crea i presupposti per interpretare meglio le malattie cutanee: immagino la cute come una sorta di “tavolozza di colori” ed attraverso le linee, i colori e le forme riesco ad interpretare meglio i  segnali della pelle. Anche le malattie alle quali diamo dei nomi ben precisi sono una sorta di “elementi artistici”: diventare abili nel saper interpretare l’arte, significa interpretare meglio tutto ciò che sulla superficie cutanea si manifesta. L’approccio artistico permette al medico di avere un visone diversa delle malattie e al paziente di ridurre la sofferenza. La cultura è quindi salute perché questo connubio vuol dire che si può lavorare ad un livello diverso e più ampio di significato. Condivido toltamente, insieme ai miei colleghi, l’impostazione data dalla Dottoressa Ester Dominici e ne sposo pienamente la filosofia che è alla base del network. 

Veniamo all’attualità: la nostra intervista alla Dottoressa Lucia Villa ha aperto un grande dibattito sul tema della possibile correlazione tra dermatite e Covid. Come valuta le osservazioni della collega? Anche dal suo punto di vista la pelle può dare segnali importanti per rilevare una possibile infezione in corso?

Le osservazioni riportate dalla collega sono corrette e condivisibili ed infatti anche io ho potuto riscontrare un certo tipo di correlazione tra pelle e virus, soprattutto studiando le lesioni, di tipo geloni, che vengono inizialmente segnalati soprattutto nei bambini. Sui più piccoli questi danni compaiono essenzialmente alle estremità delle mani o dei piedi e molti pediatri hanno avuto riscontro in questo senso. Il discorso inoltre si estende anche agli adulti, ma in questo caso compaiono evidenze più significative, come ad esempio lesioni cutanee o formazioni di ulcerazioni importanti. È un dato diffusamente rilevato sia in Italia che all’estero, in paesi come Francia e Spagna, che pure hanno confermato le osservazioni di questi ultimi mesi. Il dato accertato è che le lesioni cutanee possono essere indicative di un’infezione in atto. Parliamo di lesioni cutanee di tipo simil-vasculitico, fino a trombosi negli adulti. I segnali che arrivano dalla pelle possono quindi indicare il momento in cui siamo soggetti a rischio infettivo e tutti gli alert che la pelle ci manda devono essere interpretati come potenzialmente pericolosi. La patologia dei piccoli vasi deve essere guardata con molta attenzione quindi suggerisco di osservare le nostre estremità come mani, piedi, avambraccio ed eventualmente segnalare subito delle anomalie. Ci si rivolge innanzitutto ad un dermatologo o ad un medico di famiglia poi, se l’infezione da Covid è realmente in corso, sarà l’infettivologo a fare tutte le valutazioni del caso.

Questi “segnali” che la pelle invia, sono anche in grado di dirci se abbiamo contratto una forma lieve o più grave del virus?

No, non c’è una correlazione stretta tra la gravità dell’infezione e le manifestazioni cutanee. Dobbiamo comunque fare una distinzione per fasce d’età perché generalmente nei bambini si tratta di forme lievi, mentre nelle persone adulte le dermatiti possono essere un campanello d’allarme che segnala un peggioramento. La durata media delle lesioni cutanee è di 9 giorni e nella grande maggioranza dei casi non sono gravi. Spesso, anzi, hanno una risoluzione spontanea e non c’è bisogno di prescrivere terapie. Non c’è quindi motivo di allarmarsi, ma non bisogna trascurare alcun segnale. Ciò che invece è più importante è l’indicazione che arriva dai piccoli vasi vascolari perché è quella che comporta anche danni più importanti. Se un adulto ha lesioni di questo tipo, si deve osservare con più attenzione perché anche l’evoluzione del contagio da Covid può essere più rapida.

Essendo lei un dermatologo, le chiedo anche un parere sull’acne da mascherina: come si manifesta?

Alcune mascherine sono state effettivamente recepite in modo negativo dalle persone che le indossano, con manifestazioni di diverso tipo sul volto. Partiamo dal presupposto che, indossando la mascherina, sulla nostra pelle aumenta l’umidità e questo facilita lo sviluppo di germi, miceti e funghi. L’uso della mascherina non è una condizione abituale per nessuno di noi, non siamo mai stati abituati ad avere il volto coperto, la pelle ha bisogno di respirare. Per questo in alcuni soggetti sono evidenti dei danni come l’irritazione dei tessuti. L’altro tema è che alcuni materiali usati per le mascherine sono dannosi: pensiamo ad esempio ai coloranti utilizzati per renderle visivamente gradevoli anche da un punto di vista estetico o alle sostanze inserite nel cotone o ad altre plastiche che possono far sviluppare reazioni come intolleranza della pelle o più raramente delle vere e proprie allergie.  L’infezione si verifica perché spesso i germi sulla pelle vengono favoriti nel loro replicarsi: il contatto stretto della pelle con la mascherina favorisce umidità ed aumento di calore, che determina lo sviluppo di dermatiti seborroiche, che rappresentano in percentuale la problematica più diffusa, ma anche lesioni acneiche nelle fasce più giovani. Gli adolescenti, che già hanno problemi di acne, sono i più esposti a questo problema, ma a volte anche negli adulti si presentano ex novo.

Quali consigli utili per prevenire o curare questo disturbo?

La mascherina va indossata sempre, quando si è in presenza di altre persone, quindi possiamo alleviare questo tipo di disturbo, quando siamo a casa, in una condizione di isolamento dagli altri e quindi in sicurezza, lasciando respirare la pelle. Inoltre è bene detergere la pelle con maggiore frequenza di prima, preferendo prodotti leggeri e poco aggressivi, ma aumentando la frequenza della pulizia del viso. Suggerisco anche di evitare le grosse coperture di trucco, l’uso abbondante di fondotinta così come l’uso spropositato di creme per il viso perché sono elementi favorenti e diventano un mix dannoso per i tessuti. Per il resto è importante lavare bene il viso, detergerlo, rimuovere correttamente e a fondo il trucco per far sì che la nostra pelle sia più libera possibile.