Cultura è Salute

La pandemia ai tempi di Atene
ci scrive la Dott.ssa ISABELLA BIGNOZZI

Odontoiatra e socia di Club Medici, la Dottoressa presenta il suo romanzo di formazione “Il segreto di Ippocrate”, in cui racconta la vita e il percorso di Ippocrate come uomo e come medico; un libro — suo malgrado — molto attuale, perché dedica una lunga parte alla peste di Atene, che tanto ci ricorda l’attuale pandemia.

Com’è nata l’idea di scrivere questo romanzo?

L’idea del romanzo è nata dalla lettura delle opere di arte medica di Ippocrate, che ho trovato disponibili nel web (in particolare il Corpus Hippocraticum, compendio di tutte le opere attribuite a Ippocrate (a torto o a ragione) e raccolte da Émile Littré in: Hippocrate. Oeuvres Completes, Jean-Baptiste Baillière, 1839). All’inizio non avevo alcuna intenzione di scrittura, mi guidava solo la curiosità.
Ho svolto per molti anni la professione odontoiatrica, ho avuta una lunga frequentazione universitaria e ospedaliera, e un mio studio privato per lungo tempo. Nei miei anni di attività clinica ho avuto la fortuna di avere molte soddisfazioni e innumerevoli difficoltà, incontri più o meno positivi, riflessioni accorate sul mio lavoro; su questo sfondo variegato, il nome di Ippocrate a volte riecheggiava nei miei pensieri, lo vivevo come un simbolo etico, avendo conosciuto le sue parole alte nel giuramento che ogni medico fa a inizio carriera; era dunque per me una specie di padre spirituale.
La pura curiosità mi ha spinto a leggere per esteso i suoi scritti e a sviluppare una strana amicizia a distanza con questo grande sapiente vissuto venticinque secoli prima di me. L’ho sentito vicino, come se lo conoscessi personalmente. E ho voluto dargli un volto, delle vicende, dei pensieri. È venuto tutto in modo molto naturale.

Che tematiche affronta?

Va detto che i suoi trattati sono per la maggior parte di natura molto tecnica: parlano di febbri, di epidemie, di umori; di pozioni, unguenti, suffumigi; di antichi anestetici e manovre chirurgiche. Sono anche frammentari, spesso, e sibillini, per il gran numero di secoli che intercorrono tra noi e l’età greca classica durante la quale sono stati redatti. Ma sentivo in essi una voce di fondo, riflessiva, attenta al paziente, rispettosa. Una voce che mi ha confortato e, infine, conquistato. Nel rispetto di un’ampia documentazione storica da me consultata, ma facendo uso – laddove possibile e necessario per mancanza di informazioni – della mia immaginazione, nel corso di circa un anno è nato il romanzo.
Quanto alle tematiche affrontate, il libro è – suo malgrado – molto attuale, perché dedica una lunga parte alla peste di Atene, e alle vicende storiche secondo le quali Ippocrate la risolse. Ma certamente non parla solo di questo; il testo è anche, indirettamente, una piccola summa di storia della medicina, ma ho cercato di raccontare le tecniche medico-chirurgiche dell’epoca mediante episodi romanzati, con l’intento di trasmettere conoscenza senza rinunciare a emozionare il lettore. Ogni informazione (storica, geografica, medica) pur essendo presentata in modo lieve e fiabesco, è però verificabile e corredata di note esplicative, e le informazioni sono tratte da un’ampia bibliografia storica (Erodoto, Tucidide, Senofonte), geografica (Strabone, Apollodoro, Diodoro Siculo, Erodoto di Alicarnasso) e medica (il Corpus Hippocraticum nella sua interezza, ma anche il Papiro di Ebers e il Papiro Smith). Il percorso di Ippocrate nel libro è soprattutto interiore, una crescita personale progressiva, lenta, sofferta, che ho immaginato a partire dalla personalità che emerge dai suoi scritti, quella di un guaritore esperto, temprato a ogni difficoltà, ma accorto e sensibile; uno studioso implacabile, un umanista pieno d’ideali, tormentato dalla sua stessa purezza.

Un libro che – come lei sottolinea – si è rivelato, suo malgrado, molto attuale. La “peste di Atene” ci fa subito pensare all’attuale pandemia da COVID-19…

Purtroppo sì, ci troviamo in un momento storico particolare, della cui portata a lungo termine forse non siamo ancora pienamente consapevoli. Alcune persone soffrono particolarmente – a causa di reali fragilità fisiche o psichiche – l’isolamento forzato, la mancanza di assistenza, l’interruzione di alcuni servizi o attività, e finiscono col pagare, in termini psicologici ma anche concreti, prezzi altissimi. In generale molte debolezze umane, apparentemente archiviate dalla tecnologia, alleviate dal progresso scientifico o attutite dal consumismo che ottenebra i nostri giorni, tornano a emergere causando paure incontrollate, atteggiamenti irrazionali, crolli emotivi. Ippocrate ci direbbe che quanto stiamo vivendo è ben lontano dall’esser nuovo, e richiama piuttosto alla memoria i ben noti «corsi e ricorsi storici» di vichiana memoria.
Lo stato d’animo e le difficoltà di Homo sapiens di fronte a queste calamità non sono cambiati poi molto: se la ricerca in ambito medico ha spostato sempre più lontano dal singolo individuo il fronte di allarme microbiologico, d’altro lato le mutazioni nei ceppi batterici e virali hanno ingrossano le schiere nemiche.
Non è dunque difficile per tutti noi, in questa condizione di timore e incertezza che stiamo vivendo, immaginare lo stato d’animo di Ippocrate di fronte alla peste di Atene, ampiamente descritta da Tucidide in La guerra del Peloponneso e risolta, stando alla tradizione, dallo stesso Ippocrate con l’aiuto di qualche altro medico della scuola di Crotone. Dunque Il segreto di Ippocrate, si è trovato improvvidamente a narrare, proprio in questi tempi cupi, la battaglia contro il male nero del più grande medico dell’antichità. Ma penso che getti comunque una luce, non solo perché le strategie di Ippocrate ebbero buon esito e l’epidemia si risolse, ma anche per lo spirito che spero dal libro diffonda, un ideale di rigore, studio meticoloso, abnegazione, che è il medesimo che hanno dovuto assumere in questo momento particolare della storia umana i nostri medici e ricercatori. Mi piace pensare al mio piccolo romanzo come a qualcosa che possa evocare una presenza, e fare da amuleto.