Medico-Paziente

PNRR e medicina territoriale: quale sanità per il futuro?

28 Luglio 2021

Anche la sanità territoriale è al centro del PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma al di là dei principi servirà nei prossimi mesi, più che mai, molta concretezza. Risorse che dovranno essere investite prima di tutto sul capitale umano, sulla medicina di prossimità.  I 7 miliardi del piano, destinati proprio alla medicina territoriale, e circa gli 8 miliardi destinati a quella ospedaliera saranno davvero sufficienti a coprire le nuove necessità, che la pandemia ci ha messo di fronte?

I medici di medicina generale, in particolare, dovrebbero passare a 35.200 nei prossimi sei anni, un taglio fisiologico dovuto ai pensionamenti, cui rischia di non seguire un appropriato turnover. Il timore principale è che nel PNRR ci si limiti a moltiplicare sportelli e strutture, ma senza avere il personale sufficiente a garantire assistenza al paziente, a ridurre le liste d’attesa, a mettere in rete le informazioni cliniche. Su questo ed altri temi si è espresso di recente anche il presidente dell’ENPAM, Alberto Oliveti, sottolineando:

Per icasi gravi e cronicisi investe sull’assistenza e sulle cure direttamente al domicilio delle persone, mentre con l’ospedale di comunità si crea un luogo delle cure intermedie fra il territorio e l’ospedale vero e proprio. Il luogo di primo accesso per le esigenze di salute del cittadino diventa invece la Casa della Comunità, e non più lo studio del medico di medicina generale. L’obiettivo dichiarato è rafforzare l’equità d’accesso, la vicinanza territoriale e la qualità dell’assistenza. I numeri parlano chiaro: in Italia ci sarà una Casa della Comunità ogni 115 chilometri quadrati. Mentre oggi c’è un sistema di studi medici diffuso capillarmente sul territorio, per il domani si immagina che il cittadino possa percorrere diversi chilometri, per raggiungere il punto di accoglienza, dove accanto ai medici, e a vari operatori sanitari e sociali, assumeranno un ruolo gestionale importante i nuovi infermieri di famiglia”.

Oliveti, in quello che definisce il “nodo” della prossimità, esprime diverse perplessità e si pone numerosi interrogativi sull’attuazione del PNRR in relazione alla medicina territoriale, sottolineando che “non ci possa essere una soluzione solo incentrata sul finanziamento di nuovi presìdi strutturali alla questione delle cure primarie. La medicina di comunità è importantissima, perché proprio la comunità è uno dei luoghi, insieme alla famiglia e al lavoro, dove si realizza la personalità umana. Deve integrare, non sostituire, il ciclo fiduciario di assistenza che lega nel tempo il cittadino al suo medico di scelta, notoriamente il più efficiente nel rapporto tra costo, volumi di attività e beneficio, se ben condotto e supportato. Arretrare togliendo di fatto all’individuo la referenza di un proprio medico di fiducia, operante in un team multi professionale integrato, non può essere il futuro del nostro Ssn”.

Fonte: https://www.enpam.it/2021/ritorno-alla-comunita/