Cultura è Salute

La cocaina, il poliziotto, il farmacista, il professore
di ANDREA GENTILI

21 Dicembre 2021

Il Dottor, Andrea Gentili, Dirigente medico presso il Policlinico S. Orsola Malpighi e Ospedale privato accreditato Villa laura di Bologna, presenta il suo romanzo; una storia che riscopre il chirurgo Benedetto Schiassi come pioniere dell’anestesia italiana

Introduzione

La prima anestesia spinale (o subaracnoidea) in Italia venne eseguita da un chirurgo famoso: Benedetto Schiassi. La praticò presso lo Spedale Umberto e Margherita di Budrio il 27 dicembre 1899, utilizzando la cocaina.
Da più di due anni Schiassi, pur giovanissimo, dopo avere brillantemente consolidato la sua preparazione chirurgica presso lo Spedale di S.Orsola a Bologna, aveva assunto l’incarico di primario proprio nella cittadina budriese.
L’intervento consistette in un’amputazione di un arto inferiore per una gangrena ingravescente a un bracciante di 70 anni, poverissimo e in condizioni cliniche molto critiche. Quel paziente non avrebbe sopportato l’anestesia generale, che in quel momento si poteva affidare soltanto alla somministrazione per via inalatoria di etere o cloroformio.
Le tracce dell’evento erano andate perdute nel tempo. Nessuno ricordava più quella vicenda.

L’esperienza personale e la scintilla di scrivere il libro

Per me, anestesista rianimatore bolognese e cittadino budriese è stato molto emozionante scoprire che proprio presso l’ospedale di Budrio, dove fra l’altro sono nato, è stata praticata la prima anestesia spinale in Italia. Andando ancora ad approfondire l’argomento sono venuto a conoscenza della difficoltà tecnica e anche ambientale nella preparazione delle fiale di cocaina. Questa infatti era effettuata a Bologna presso il laboratorio farmaceutico di Francesco Zanardi (che diventerà nel 1914 sindaco di Bologna), dotato di apparecchiature modernissime, ma sorvegliato dalla polizia, perché sospettato di essere un possibile covo di anarchici e rivoluzionari. Consultando molte pubblicazioni di Benedetto Schiassi, più mi documentavo sull’argomento e più mi rendevo conto che poteva nascere una storia. Accanto alla vicenda puramente medica, che assume un valore assoluto, esisteva una vicenda vera che a mio parere meritava di essere raccontata.
Il romanzo, un giallo storico-scientifico ambientato nella Budrio e nella Bologna di fine ottocento, è stato costruito cercando di amalgamare vicende vere, testimoniate da fonti scritte, accanto a notizie sentite raccontare ed episodi inventati. La narrazione entra nei dettagli di un’impresa non facile, considerando le indecisioni, l’immobilismo e la scarsa convinzione dell’ambiente accademico felsineo riguardo quella tecnica allora innovativa.

La trama

La vicenda si sviluppa in un arco di venti anni, anche se più della metà si svolge nell’ultima settimana del 1899. Sono perlomeno quattro storie di quattro personaggi, che iniziano separatamente, per ricongiungersi nel finale, quando tutto è pronto per lo storico intervento. Ma un misterioso furto di cocaina all’interno della farmacia di Francesco Zanardi (nel libro il cognome è mutato in Panardi) – incaricato della preparazione delle fiale del farmaco – insieme a uno strano omicidio, rischiano di farlo saltare.
Chirurgo e farmacista si ritrovano, loro malgrado, accusati da un poliziotto intransigente, l’ispettore capo Guido Mario Serturi, di simpatizzare per alcune ideologie sovversive.
Tuttavia nulla è come sembra e sarà proprio Benedetto Schiassi (nel libro il cognome è mutato in Stiassi) a dare un contributo decisivo per sbrogliare la intricata matassa, giusto in tempo per correre in sala operatoria a scrivere un capitolo della futura anestesiologia.

I messaggi medici

Il romanzo, la cui parte scientifica è stata rispettata con il massimo rigore, contiene anche alcune riflessioni mediche, patrimonio culturale di Benedetto Schiassi, proponibili ai nostri giorni.
La necessità, di fronte ad una nuova scoperta scientifica, di vagliarla, studiarla e, con preparazione e senso etico, praticarla quando si è sicuri che i vantaggi superino le perplessità.
L’importanza della comunicazione medico-paziente, tema attualissimo, intesa come imprescindibile strumento di lavoro del medico, essendo anch’essa un essenziale tempo di cura. 
L’affermazione dell’indissolubilità dell’individuo e del suo organismo, con la convinzione che qualsiasi approccio clinico deve essere imperniato su una visione globale del paziente.
Infine il libro contribuisce a sottolineare l’importanza farmacologica della cocaina, come precursore di una utilissima e maneggevole classe di composti, gli anestetici locali, che hanno aperto possibilità chirurgiche e opportunità cliniche sulle quali si è sviluppata e ancora si fonda la medicina attuale.

Edizioni Pendragon, Bologna 2020, pp 192, Euro 16.
Copertina: nello sfondo immagine del tempo dello Spedale Umberto e Margherita di Budrio.
Il libro è ordinabile in tutte le librerie e attraverso i maggiori canali online.

Andrea Gentili con Pendragon, nel 2016, ha già pubblicato il romanzo Il campanile deve cadere.