Medico-Paziente

COVID-19: indagare il sistema immunitario
di CORRADO E FABIO PERRICONE

14 Febbraio 2022

Lo studio del sistema immunitario già dall’inizio della Pandemia aveva un ruolo fondamentale sia per la guarigione dei soggetti affetti da Covid-19 sia per i soggetti da vaccinare. Successivamente con la vaccinazione tale studio è diventato, a mio avviso, di notevole importanza e di totale necessità, soprattutto perché la vaccinazione è correlata direttamente al nostro sistema immunitario. Ed è per questo che ritengo doveroso un approfondimento della conoscenza del funzionamento del sistema immunitario. A tutt’oggi purtroppo il Sistema Sanitario non gli dà il giusto peso. Non tutti sono a conoscenza che siamo in possesso di una doppia immunità: sierologica (immunoglobuline-anticorpi) e citologica, legata invece alla presenza dei linfociti.

I linfociti sono globuli bianchi responsabili della risposta immunitaria. I linfociti si differenziano in sottopopolazioni a seconda dell’antigene che hanno sulla loro membrana cellulare e sono: Linfociti T responsabili della risposta immunitaria cellula-linfociti mediata e a loro volta si dividono in linfociti T helper e linfociti T citotossici; Linfociti B (CD19) responsabili della risposta immunitaria umorale, producono gli anticorpi (immunoglobuline); Cellule NK, un particolare tipo di linfociti ad attività antitumorale e antivirale. Lo studio delle sottopopolazioni viene eseguito mediante citofluorimetria; incrementi e riduzioni nel numero assoluto e relativo di linfociti T, B, NK caratterizzano le diverse immunodeficienze.

Tramite la tipizzazione linfocitaria si mette anche in evidenza l’azione fondamentale svolta dalle cellule T attivate (CD8 attivate) perché verosimilmente l’eliminazione del virus in primo contatto viene fatta non dagli anticorpi, ma da queste cellule. Le cellule T inoltre riconoscono pezzi diversi del virus rispetto agli anticorpi e sono fondamentali per la memoria dell’infezione. Uno dei quesiti ancora irrisolto è il perché delle reinfezioni dei soggetti guariti dal Covid-19; un articolo pubblicato su “Nature” afferma che la maggiore predisposizione della malattia e una maggiore probabilità di reinfezione siano dovute ad una riduzione del CD19. È dunque doveroso ricorrere alla tipizzazione linfocitaria.

Indicazioni utili provengono da vari Paesi, primo tra tutti il Giappone:

I membri della Fondazione Mediterraneo, che hanno visitato quel Paese, riferiscono metodologie coerenti per convivere con il coronavirus. La prima indicazione è praticare ad ampio spettro gli esami del pannello linfocitario tramite la tipizzazione linfocitaria, che in tempi brevi condurrebbe a suddividere la popolazione tra chi è immune “naturalmente” all’infezione e chi invece è più predisposto e per questo a rischio.

La seconda è l’estensione delle indagini individuali anche per quanto riguarda le varianti dei fattori genetici più rischiosi, quali la trombofilia genetica (Fattore V Leden, Fattore II) che colpiscono il 4-6% della popolazione europea. Il pannello trombofilico evidenzia il gruppo degli individui maggiormente a rischio.

La terza indicazione è privilegiare la vaccinazione con Nuvaxovid a soggetti di età superiore ai 18 anni. Si tratta di un vaccino a base proteica che contiene piccole particelle ottenute da una versione prodotta in laboratorio della proteina Spike del Coronavirus Sars- CoV-2

Quando ad una persona viene somministrato questo tipo di vaccino il suo sistema immunitario identificherà la particella proteica come estranea e produrrà difese naturali- anticorpi e cellule T – contro di essa. Se, in seguito la persona vaccinata entra in contatto con il virus Sars-Cov-2, il suo sistema immunitario riconoscerà la proteina Spike sul virus e sarà pronto ad attaccarla. Gli anticorpi e le cellule immunitarie possono proteggere dal Covid-19 lavorando insieme per debellare il virus, impedire il suo ingresso nelle cellule del corpo e distruggere le cellule infette. Non è inoltre da sottovalutare la “comodità” di questo vaccino, che si conserva normalmente in frigo fino a 6 mesi, ed è molto più sicuro rispetto a quelli attualmente diffusi. 

Infine, nonostante tutti i progressi finora ottenuti, si rimane sempre in attesa di un vaccino ideale che nasca dalla collaborazione di tutti i paesi. Dunque tuttora sottolineo fondamentale approfondire lo studio del sistema immunitario.

Del prof. Corrado Perricone – Ematologo e già Responsabile del Centro di Immunoematologia dell’AORN Santobono-Pausilypon, già componente del Consiglio Superiore della Sanità.  Responsabile del comitato scientifico della Fondazione Mediterraneo.

Di Fabio Perricone – Medicina Clinica e Sperimentale.  Membro del Comitato scientifico della Fondazione Mediterraneo