Cultura è Salute

Riflessioni di uno “stravagante “sul tempo del Coronavirus
di RENATO RONDINELLA

Costretto come tutti o molti ad una “quarantena” forzata quanto volontaria, passata in solitudine, in territorio montano, senza altro conforto reale e rassicurante che quello dei miei libri e dei loro Autori, che Puskin chiamava “I miei Amici”, mi torna fra le mani un appunto su un’intervista che aveva stimolato la mia curiosità in tempi alquanto lontani. Occupazione questa comunque molto più rassicurante che la fruizione delle tragiche e ambigue notizie fornite dalle televisioni. Si tratta infatti di ritrovare persone letterarie ma non meno reali di altre e che hanno profondamente influenzato, dialogando con me, la mia vita passata. Ed ora continuano a stimolare la curiosità di sapere se ce n’è un’altra futura.

Ma veniamo al punto: nel gennaio del 2000 comparve su un noto quotidiano italiano un’intervista a Edoardo Galeano, sul suo libro “A testa in giù”. Il grande scrittore uruguaiano riportava, in quella sede, una stupefacente dichiarazione di un impensabile personaggio che così argomentava: “Oggi giorno la gente non rispetta più nulla. La corruzione sta minando questo paese. La verità, l’onore e la legge sono scomparse dalla nostra vita”.

“Sembra questo il pensiero sdegnato di un buon padre di famiglia” argomentava Galeano, ma invece era un brano di un’intervista rilasciata nel 1931 da Al Capone, il famoso criminale italo-americano.

Costui, con una spudoratezza incredibile, poteva parlare di giustizia e legalità perché il mondo, in qualche modo “ gira alla rovescia” nel 1931 come ai nostri giorni. “Il modo alla rovescia premia alla rovescia: disprezza l’onestà, castiga il lavoro, ricompensa la mancanza più spudorata di scrupoli”.

In altre parole il crimine e il malcostume più sfacciato pagano secondo il pensiero e l’analisi di Galeano, ieri come oggi. Ed è per questo che si può impunemente parlare di “tasso naturale di disoccupazione” ovvero, in demografia di “eccedenze di popolazione”. Aggiungeremmo noi anche di “variabilità dei MAC”, cioè delle “Massime concentrazioni accettabili “ di tossici introdotti dall’uomo nella biosfera. Variabili continuamente indicate al rialzo dalle varie legislazioni del “mondo globale”, non in funzione della loro effettiva nocività biologica, ma in funzione della rilevanza degli interessi economici e di “Mercato” in gioco.

Oggi e da moltissimi lustri, osservava nell’intervista lo Scrittore con preveggenza profetica: “s’insegna a consumare anche se una gran parte degli uomini non ha i mezzi per farlo. Si lavora per lo sviluppo senza limiti, ma le migliori condizioni per la maggior parte delle imprese coincidono il più spesso con le peggiori condizioni di vita, di salario e soprattutto di salute per chi lavora. Si abbattono frontiere e s’inneggia alla libertà, ma la globalizzazione è un cappello a cilindro dove le fabbriche spariscono per magia, fuggendo verso paesi più poveri”.

È una società che preferisce invocare la sicurezza piuttosto che la giustizia e in cui c’è sempre più gente che applaude al sacrificio della Giustizia (specie verso le fasce sociali più deboli) sull’altare di una spesso fantomatica propria sicurezza. “Combatti la povertà e la fame: mangiati un povero” ci riporta Salsedo da un macabro slogan letto su di un murales di Buenos Aires. E concludeva l’intervista invitandoci a immaginare un mondo in cui la Gente non sia più guidata dalle sole macchine, né programmata dai computer, né attirata solo dalle merci dei supermercati, né guidata dai televisori sotto l’occulta regia di poteri finanziari, invisibili ai più. Una Terra per chi e di chi si batte per i diritti umani, per i “Senza-Terra”, per tutti, a partire dagli ultimi degli ultimi. Questo il nostro caldo auspicio in preparazione di un ripensamento degli uomini di buona volontà, nella difficile fase che ci aspetta.

Tempo di riappropriazione della nostra Vita dopo la follia ed il baratro verso cui ci hanno condotto le vicende e l’esperienza del Coronavirus.

Tenendo cioè in gran conto il detto degli Indiani SIOUX:

“ La mia Gente non potrà mai essere costretta a quello che i bianchi chiamano lavoro. L’uomo che così lavora non può sognare e la Saggezza deriva dal Sogno”. 

Ovvero ci pare maturo il tempo per una riflessione su un Mondo e una Terra in cui l’accezione del “lavoro” possa invece finalmente non più coincidere con gli interessi del solo profitto e dei “Mercati” ma evolvere verso la consapevolezza che” L’Amore, il Lavoro-Gioco, la Conoscenza sono le Fonti della nostra Vita. Dovrebbero quindi anche governarla” (Wilhem Reich)

Grizzana Morandi (Bologna) 2 aprile 2020, Renato Rondinella.