Diritti e Doveri

“UICI: il diritto di contare”: la rete di donne disabili che combatte le discriminazioni 

“Il diritto di contare” è il titolo dell'evento che è stato ospitato il giorno mercoledì 8 Marzo Giornata internazionale della donna, presso la Sala Massimo D'Antona del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

 “Una giornata decisiva per affrontare il tema del lavoro per le donne e, in generale, per tutte le persone con disabilità che hanno saputo riunire una rete che abbraccia molteplici realtà, dalle istituzioni al mondo associativo” ha affermato Linda Legname, vicepresidente Nazionale dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti – UICI. “Quello che è emerso dalla conferenza è il bisogno di concretezza ed operatività affinché le donne con disabilità possano vedere tutelati i propri diritti. Già da qualche anno l’UICI ha anche formalmente aderito al “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea”, un documento di rilievo che pone l’attenzione sul contrasto della discriminazione multipla che interessa le donne e le ragazze con disabilità“.   

L’evento, moderato dalla giornalista parlamentare Giulia Cerasoli, ha ospitato, infatti, numerosi interventi e testimonianze di persone cieche e ipovedenti incentrati sulla forza delle donne che, nonostante i tanti ostacoli, sono riuscite ad inserirsi nel mondo del lavoro. L’Onorevole Alessandra Locatelli, Ministro per le disabilità, ha aperto i lavori ringraziando l’UICI per la possibilità di aprire un confronto su un tema così importante in occasione della Giornata internazionale della donna: “Dobbiamo lavorare insieme: istituzioni e Associazioni, per garantire il rispetto dei diritti e della parità di genere. Per le donne non vedenti e ipovedenti, per esempio, si tratta di superare ostacoli ancora più rilevanti che riguardano discriminazioni multiple e percorsi complessi. Ci sono ancora troppe disparità di accesso, le donne con disabilità fanno ancora molta fatica a trovare lavoro, a far carriera, e anche a chiedere aiuto quando si tratta di violenza fisica, psicologica, economica. Il tema complesso della parità si somma dunque a quello della disabilità, ma il risultato non è la semplice somma degli svantaggi ma il concreto moltiplicarsi e replicarsi delle discriminazioni. Ci sono donne coraggiose che, nel corso della storia e del tempo, hanno combattuto per il riconoscimento del diritto di essere madre e lavoratrice, ci sono donne che non si sono mai arrese anche davanti ad una disabilità grave, ci sono donne che hanno superato sfide incredibili e ognuna di queste donne ha contribuito a migliorare la vita di altre“.  

 A sua volta, l’On. Alessandro Cattaneo, Capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati, ha delineato i prossimi passi a livello istituzionale “Oggi, già molto si è fatto, però spesso le leggi rimangono sulla carta e fanno fatica a diventare fatto concreto. Quindi, bisogna presidiare con costante impegno affinché le leggi che tutelano e aiutano l’integrazione delle persone con disabilità trovino poi effettiva contezza nel mondo del lavoro e non solo. Per questo io credo che dalla riorganizzazione anche della spesa di Welfare possano esserci maggiori efficienze con cui questa spesa viene erogata e credo anche ad una collaborazione più proficua e attenta con gli enti locali in sede di Conferenza delle Regioni, così da consentire un livello di erogazione più adatto e puntuale, sia in tema di contributi, sovvenzioni, sia per presidiare che poi le cose vengano fatte davvero. Su questi temi deve esserci assoluta unità tra i gruppi parlamentari, anche con tutte le dovute differenze di colore politico“.

Ancora oggi, le donne affette da disabilità si trovano a dover affrontare una doppia sfida nel lavoro: quella di essere donne e quella di essere disabili.

La Nona relazione al Parlamento sullo stato della legge ’68 che riguarda gli anni 2016 – 2018 fornisce delle evidenze interessanti. A livello di occupati, esiste una disparità di genere a sfavore delle donne. Vediamo un 41,2% di occupate in Italia rispetto al 58,8% degli uomini. Se andiamo ad analizzare questo 41,2% di donne occupate in Italia, questa volta, però, si assiste ad uno squilibrio di genere a favore delle donne, relativamente alle professioni. Le donne sembrano prevalere nelle funzioni dirigenziali e soprattutto in professioni qualificate del settore commercio e servizi. Questo significa che le donne sembrano soffrire maggiormente l’accesso al lavoro, ma una volta inserite si distinguono maggiormente per mansioni più qualificate e professionali” spiega Daniele Regolo, D&I Ambassador Seltis Hub e fondatore Jobmetoo, agenzia di ricerca e selezione esclusivamente dedicata alle persone con disabilità nel suo intervento “Donne con disabilità e mercato del lavoro: norme, opportunità, criticità”. 

Le criticità legate all’accesso al lavoro aumentano se parliamo di donne disabili e ancora di più se parliamo di donne disabili madri.

Silvia Stefanovichj, Responsabile del settore Disabilità e Inclusione – CISL, nel suo intervento “Maternità e disabilità nel lavoro: quando le vite interrogano i diritti”, ha trattato un’ulteriore tematica: il diritto alla maternità legato al lavoro delle donne con disabilità. Se già di per sé maternità e lavoro è un binomio difficile, la maternità per le persone con disabilità è ancora più complessa. “La questione dell’Anti-Ableism, di contrastare le discriminazioni, non è un tema che riguarda solo le persone con disabilità o le donne o le madri con disabilità, ma deve essere un tema che deve riguardare tutta la popolazione per poter fare dei passi in avanti. – afferma Silvia Stefanovichj – L’INPS parla di Motherhood Penalty o Child Penalty gap dicendo che due anni dopo l’inizio del congedo di maternità una donna guadagna il 35% in meno di quanto avrebbe guadagnato se non avesse avuto un figlio o una figlia. Questa modalità di guardare agli andamenti dell’occupazione femminile rispetto a quella maschile mette in luce come la vera criticità dell’occupazione femminile in Italia, e quindi anche della sua segregazione verticale e orizzontale e dei suoi riscontri rispetto alla retribuzione, ha a che fare con la dimensione della maternità. Questo significa che il tema della discriminazione nel lavoro ha ancora un’ottica fortemente femminile calibrata sui carichi di cura verso bambini e bambine e quando questi carichi sono verso bambini e bambine con disabilità è ancora esponenzialmente maggiore. È questo il focus che dobbiamo menzionare nella giornata di oggi e che merita tutto il nostro impegno“.

UICI – Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti

Dal 1920 l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti si occupa di accogliere, ascoltare, sostenere, tutelare, condividere, includere tutte le persone con queste disabilità. Ma le donne con disabilità non devono solamente essere supportare, devono diventare protagoniste della loro vita, ed è soprattutto il lavoro a renderle autonome in quanto chiave per la loro piena integrazione nel tessuto sociale.