Diritti e Doveri

Troppi incidenti con morti sul lavoro
di GIAN PIERO SBARAGLIA

10 Maggio 2021

Il parere di un medico, docente di corsi di primo soccorso aziendale, sui ripetuti e troppo frequenti incidenti sul lavoro con bilanci drammatici e troppe vittime.

Sembra un bollettino di guerra: in questi primi giorni di maggio, attraverso i mezzi di comunicazione , abbiamo ascoltato di un numero impressionante di incidenti e vittime sul lavoro. Tutto ciò ci ripropone con maggiore forza una riflessione sulla sicurezza nell’ambiente di lavoro ,ma soprattutto sulla certezza che ogni dipendente sia stato acculturato e quindi “istruito”, sui rischi che corre.

Possiamo parlare di una ecatombe di lavoratori che l’Istituto di statistica quantifica in due morti sul lavoro al giorno. C’è da restare basiti – soprattutto oggi – per via della grandissima innovazione in campo di sicurezza e salute ed anche per la formazione erogata.

Ed è proprio quest’ultima ad essere stata già stigmatizzata nel 2006 dal Parlamento Europeo e dal Consiglio d’Europa che raccomandava di esigere la “Certificazione delle Competenze”, quale punto di riferimento per valutare e certificare i profili di professionalità di ciascun dipendente, così “da indicare la comprovata capacità di usare conoscenze,abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche ,in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale” (dalla definizione di EQF: European Qualifications Framework = Quadro europeo delle Qualifiche e dei Titoli, definizione ripresa nel Documento tecnico allegato al Decreto Ministeriale n. 139 del 2007).

Ma quale potrebbe essere la forma più adeguata di prevenzione, se esiste già una normativa atta a prevede questi tristi avvenimenti? E come intervenire?

Questi quesiti richiedono una grande onestà intellettuale nel dare delle risposte. Sì, retorica a parte, e a parte anche il fare dei facili moralismi, se questi tristi avvenimenti accadono, è ovvio che qualcosa non funziona o non ha funzionato. E allora, con l’umiltà di chi vuole solo dare un  aiuto affinché che non ci siano più “lacrime e lutti ” per il lavoro, rivisitiamo la storia degli accadimenti e andiamo a verificare la possibilità di redigere una statistica delle colpe e dei difetti, ma anche cogliere le eventuali soluzioni, a tutto vantaggio della Sicurezza e della Salute in ambito Lavorativo.

A chi come noi viene spesso chiamato ad erogare “Corsi di Primo Soccorso Aziendale e ai Soccorritori”, con l’uso anche del DAE, dirigendo il Centro di Formazione della Misericordia di Roma Centro, non può non venire al pettine il primo nodo della problematica: nell’erogare suddetti corsi non è difficile accorgersi dello stato culturale deficitario dei soggetti dipendenti, circa la conoscenza dei rischi insiti nel loro ambiente di lavoro e dei mezzi in esso usati, per la propria sicurezza e la propria salute.

La normativa, pur esistendo da molti anni (ci riferiamo al Dlg n.° 388 del 15 Luglio 2003 e Art. 45 del D.Lgs n. 81/08 ) ci pare essere molto ma molto carente o comunque poco divulgata.

Invece questi Decreti contengono principi di aggiornamento culturale sia del dipendente, sia del datore di lavoro, in materia di difesa della salute e dei rischi che possono minarla nell’ambiente di lavoro, che – se recepiti, attuati, controllati  –  farebbero da diga a tutte queste morti. I  maggiori responsabili sono coloro che dovrebbero vigilare affinché tutto sia al massimo della sicurezza: le Istituzioni, il Datore di lavoro supportato (laddove sia previsto) dal Medico competente o del lavoro. A quest’ultimo compete l’onere di vigilare a che l’ambiente di lavoro sia a norma. Non solo, ma anche che gli stessi dipendenti rispettino quanto gli dovrebbe essere stato erogato con Corsi adeguati di Primo Soccorso Aziendale, così come previsto dai sopra citati Dlgs.      

Ecco allora che il lavoro che noi facciamo con il nostro Centro di Formazione e Corsi di Primo Soccorso, ci porta costantemente a verificare sia lo stato di aggiornamento degli stessi dipendenti, circa la sicurezza nell’ambiente in cui svolgono le loro mansioni, sia le carenze che emergono interfacciandoci con loro durante i Corsi. Queste persone ci raccontano quello che accade, quello che non si fa o si fa male nel loro ambiente, come la denuncia frequente che ci fanno circa l’assenza di una cassetta di Primo Soccorso o la carenza di un DAE con un responsabile; come del resto ci segnalano l’assenza quasi completa del medico d’azienda, pronto a rilevare problematiche di quell’ambiente sulla salute dei soggetti, o monitorare il loro stato di salute giorno per giorno, onde evitare e prevenire possibili ricadimenti nocivi sul lavoro stesso.

A tal proposito abbiamo frequentemente chiesto ai dipendenti se erano al corrente dell’esistenza di cartelle cliniche personali a cura del medico responsabile, onde avere la possibilità di monitorare la salute pregressa degli stessi dipendenti e provvedere subito ad eventuali rimedi: si pensi al dipendente diabetico in trattamento, o all’iperteso, al sofferente di crisi epilettiche, o a quello in terapie serie antiblastiche.  Patologie pregresse, queste, che nulla hanno a che fare con quelle “da lavoro”: può accadere, infatti, che ci si possa sentire male improvvisamente e, se si sta in piedi, cadere per terra con il rischio di procurarsi ferite. E se si sta scendendo le scale? Se il malore avviene in bagno? Tutte circostanze, queste, che se considerate con la presenza di una cartella clinica individuale, tenuta in sede e sotto sicurezza per la privacy, consentirebbero al medico responsabile di prestare subito gli adeguati soccorsi ed evitare serie conseguenze per il colpito, ma anche per i colleghi.

Crediamo che la vigilanza contenuta nel Dlgs già citato e la piena attuazione delle linee guida in esso contenute – ma che a tutt’oggi spesso restano inevase – siano importanti per il medico responsabile, specie nel metterlo al riparo da possibili implicazioni giudiziarie legate alla  “Mancata Sorveglianza”.