Cultura è Salute

IL VALORE DELLE ARTI‐UMANISTICHE NELLA FORMAZIONE CONTINUA DEI MEDICI

4 Novembre 2025

Le arti e le discipline umanistiche sono oggi riconosciute come componenti essenziali della formazione medica lungo tutto il percorso professionale, dalla laurea alla pratica clinica. Nonostante i loro benefici siano ormai ampiamente documentati, la loro presenza nella formazione continua (ECM) resta ancora limitata, e poco si conosce sulla reale efficacia e accettabilità di questi approcci tra i medici già in attività.

Uno studio condotto presso la Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora ha esplorato le percezioni dei medici riguardo al valore e all’impatto di un intervento ECM basato sull’arte. Il programma ha previsto quattro sessioni indipendenti, realizzate in modalità online, che utilizzavano la pedagogia delle arti visive come strumento di riflessione e apprendimento. L’indagine, condotta attraverso un approccio a metodi misti (questionari post-sessione e focus group), ha coinvolto sessanta medici provenienti da Nord America, Europa e Asia.

Oltre il novanta per cento dei partecipanti ha ritenuto l’esperienza rilevante per la propria pratica clinica, per il ruolo di educatore e per il proprio benessere personale. Le testimonianze raccolte hanno messo in luce come gli aspetti specifici dell’apprendimento basato sull’arte favoriscano il miglioramento delle competenze di osservazione e ascolto, la capacità di accogliere prospettive diverse, un rinnovato senso di partecipazione e perfino la gioia di esercitare la professione. Alcuni partecipanti hanno tuttavia segnalato la natura “non tradizionale” di questo approccio come possibile ostacolo alla sua più ampia diffusione, evidenziando la necessità di un cambiamento culturale nella concezione stessa della formazione medica.

Nel complesso, lo studio suggerisce che la formazione basata sull’arte possa rappresentare una via originale ed efficace per potenziare il pensiero critico, affinare la sensibilità clinica e sostenere il benessere dei professionisti della salute. “Uscire dai confini del nostro lavoro”, come suggerisce il titolo della ricerca, non significa dunque allontanarsi dalla medicina, ma ritrovare — attraverso le arti — una dimensione più umana, empatica e consapevole del prendersi cura.