Storie

“L’ultimo viaggio”
di ANACLETO REALDON

11 Aprile 2022

Lo psichiatra Anacleto Realdon ci trasporta ancora una volta nell’affascinante mondo della vela e, dopo i contributi “La vela è terapia?” e “La vela dei disperati” , stavolta ci propone un “ultimo viaggio”, tratto sempre dal suo libro “Il pensionauta FOLLE”.

“Chi s’imbarca su una barca a vela lo fa per inseguire un sogno, si tratta di una sorta d’investimento simbolico ideale: io per primo, quest’anno più del solito, sono partito sognando di sfuggire ai problemi terricoli e a un destino che si ostina a volermi ammalato. In realtà è la solita storia: prima di partire per il mio semestre sabbatico ogni anno l’entourage familiare cerca di fermarmi con qualche scusa sanitaria. Regolarmente, appena partito, guarisco da ogni male. Questa volta han giocato pesante: han paventato addirittura una recidiva del cancro. Secondo qualche medico avrei dovuto rinunciare al mio programma di navigazione. Io, invece, sono partito lo stesso e l’ho portato a termine, il mio programma di navigazione, il mio programma di vita. Anche coloro che ho imbarcato di volta in volta mi sembravano seguire la stessa filosofia da ultimo viaggio. Salendo su una barca a vela si sceglie una vacanza diversa e alternativa, forse più scomoda, ma all’insegna della libertà più assoluta. Sembra un sogno impossibile vivere tutte queste esperienze insieme: veleggiare dall’alba al tramonto, naturalmente con il vento sempre favorevole in intensità e direzione; fare il bagno in spiagge solitarie; passare la notte alla fonda in baie sicure e anch’esse solitarie e magari, quando non se ne può fare a meno, trovare un ormeggio in banchina arrivando all’imbrunire in una località famosa e superaffollata. Lo scontro tra questi sogni, spesso proibiti, e la dura realtà dei nostri mari può ingenerare incomprensioni e frustrazioni tra l’equipaggio, specie in chi non sa accettare vincoli e condizionamenti imposti dai tempi e dai luoghi. Sembra non ci siano mezze misure: la crociera in barca a vela lascia folgorati e sarà ricordata come la più bella vacanza mai fatta, oppure lascia sconcertati e frustrati, tanto da ripromettersi di non ripetere mai più l’errore. Quando si ha a che fare con i sogni, propri e altrui, è ben difficile accettare un compromesso con le ragioni della realtà. Ma chi supera l’esperienza mantenendo intatto, nonostante tutto, il proprio spirito d’avventura e di scoperta, in sostanza il proprio sogno, paradossalmente si sentirà guarito dall’essere un inguaribile sognatore”.