18 Settembre 2024
di Massimo Lanzaro, psichiatra
In una conferenza tenuta all’Auditorium del Goethe Institut di Roma ebbe poi a precisare: “queste cose le ho scritte di gran lunga prima della pandemia, dieci anni prima… (…) è strano che ho parlato di una pandemia influenzale che dieci anni più tardi è effettivamente scoppiata (…) e in fondo avevo ragione, perché nonostante siano decedute numerose persone abbiamo sviluppato piuttosto rapidamente un nuovo vaccino efficace. Oggi disponiamo di fatto di tecnologie immunologiche che sarebbero state impensabili ai tempi della spagnola. Finora in Corea del Sud sono circa solo 2500 le persone morte di Covid, mentre in Italia se ne contano più di 130.000. Dunque in Corea sono decedute molte meno persone di Covid che per una normale influenza e questo grazie a rigorose politiche di monitoraggio e ad altri fattori. C’è una pandemia ben più grave, quella della depressione, per cui non esiste un vaccino (…) la Corea ha uno dei tassi di suicidi più alti del mondo”.
Inoltre: “Negli ultimi tre anni i disturbi mentali sono aumentati del 28%”, ci dice nel Febbraio 2024 Emi Bondi, presidente della Società italiana di psichiatria, rilanciando l’allarme dell’Oms, a livello globale, su un imminente sorpasso: la prevalenza delle patologie psichiatriche, come già previsto, sta per superare quella delle malattie cardiovascolari(dal sito della Società Italiana di psichiatria).
Anche secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il peso globale dei disturbi mentali continua a crescere con un conseguente impatto sulla salute e sui principali aspetti sociali, umani ed economici in tutti i Paesi del mondo.
Le sindromi dell’anima insomma sono ormai un importante e complesso problema di sanità pubblica. Si presentano in tutte le classi d’età, sono associate a difficoltà nelle attività quotidiane, nel lavoro, nei rapporti interpersonali e familiari, e sono all’origine di sofferenza e elevati costi sociali ed economici per le persone colpite e per le loro famiglie.
L’Oms sottolinea (invano, almeno per larga parte dell’Italia purtroppo) come la prevenzione e la promozione della salute mentale dovrebbero essere basate sulla consapevolezza e sulla comprensione dei segni premonitori e dei sintomi dei disturbi: in altre parole i nostri interventi sono nella maggior parte dei casi alquanto tardivi. Considerando che secondo i dati Oms nel mondo il 10-20% di bambini e adolescenti soffre di disturbi mentali e che la metà di tutte le malattie mentali inizia all’età di 14 anni e tre quarti comincia entro i 25 anni, sarebbe fondamentale che sin da piccoli i ragazzi fossero educati (sugli argomenti di cui parliamo), e sostenuti nella costruzione di abilità di vita (life skills) che possano complessivamente aiutarli a far fronte alle sfide quotidiane in maniera funzionale e non disfunzionale come spesso accade. Anche questo genere di lavoro, che comprende la formazione e l’informazione in ambiente scolastico in Italia scarseggia, per usare un eufemismo.
La letteratura insomma in particolare ci dice che la prevalenza della depressione, del burnout e dei disturbi di personalità (cioè il rapporto tra il numero dei malati e il numero totale degli individui in un periodo di tempo definito) è in continuo aumento. Perché? Esiste una plausibile ancorchè articolata spiegazione? E quali possono essere i rimedi?