Ricerche e Scoperte

SLA E RUMORE NEI CALCIATORI: SPUNTI DI RICERCA di Gian Piero Sbaraglia

17 Ottobre 2025

È venuto alla nostra osservazione qualche giorno fa, il 28 agosto u.s., pubblicato sul Web (Vanity Fair), un articolo che metteva in risalto uno studio di alcuni ricercatori italiani, i quali ipotizzano, attraverso la loro ricerca, una relazione plausibile nei calciatori tra l’insorgenza della SLA e il RUMORE.

La teoria si basa sugli effetti che ha sui calciatori l’enorme frastuono – in Decibel patologici per la coclea – che si crea negli stadi quando si gioca. La teoria è stata riportata da Roberto Maggio, Professore ordinario al Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologie dell’Università de L’Aquila, in uno studio pubblicato sulla rivista Medical Hypotheses. L’oggetto dello studio parte dall’aver rilevato che elevate frequenze acustiche, in presenza di intensa attività fisica, possono interrompere transitoriamente la barriera ematoencefalica (BEE) facilitando l’ingresso di sostanze neurotossiche prodotte durante l’attività fisica intensa, come metaboliti correlati allo stress (ad es. lattato e ammoniaca) e citochine pro-infiammatorie, nel sistema nervoso centrale, contribuendo alla patogenesi della SLA. L’autore riferisce che al momento ci si aspetta un riscontro obiettivo-scientifico rispetto all’ipotesi formulata, così da dare corpo e dimostrazione di quanto ipotizzato.

Al momento è la sola constatazione che nel mondo del calcio professionistico ci possa essere un legame tra l’insorgenza della SLA e il rumore, dal momento che nel corso degli anni si sono potuti contare vari casi di SLA in calciatori professionisti.     

Rimandiamo il lettore, circa il capitolo SLA, ai vari studi fatti su questa patologia tra ricercatori italiani e statunitensi, ricordando qui solo che l’altro nome della malattia è “morbo di Lou Gehring” (nome del grande giocatore di baseball che nel 1939 la contrasse facendo nascere curiosità nei ricercatori), detta anche “malattia di Jean Martin Charcot” (scienziato medico francese che già nel 1869 ne descrisse i sintomi e i problemi neurologici e che nel 1874 incominciò a usare il termine di Sclerosi Laterale Amiotrofica). Questo rimando permette di rendere credibile la teoria, riportata nell’articolo di cui sopra, che già nel secolo passato gli studiosi avevano intuito una strana correlazione tra attività sportiva “pesante” e “rumore” con l’insorgenza della SLA.

Ma che il rumore, o meglio i suoni di una certa intensità oltre il limite, potesse influire patologicamente sull’organo dell’udito – la Coclea – e quindi sui neuroni delle vie acustiche periferiche e centrali, l’avevamo già condiviso in uno studio-ricerca alla fine degli anni Novanta, anni del nostro primariato nella ASL di Teramo. La ricerca, condotta su un numero elevato di soggetti che lavoravano in ambienti rumorosi, quindi ototossici (audiolesivi), come meccanici, falegnami, strumentisti musicali, personale di terra degli aeroporti, che, seppur protetti da DPI, presidii che – diciamola tutta – proteggono dal rumore trasmesso per via aerea, mentre questo viene trasmesso anche per via ossea coinvolgendo tutto il corpo, venne trattata in un congresso nella ASL di Teramo, nel dicembre 1995, presso l’aula magna dell’ospedale di Giulianova, con il titolo emblematico di “Il rumore come sociopatia”. In questo Congresso, in cui intervennero illustri studiosi, si trattò del rumore quale fonte di patologia a livello del sistema nervoso periferico e centrale, del settore otologico e non solo. Lo scrivente, allora Direttore della U.O. di O.R.L nell’ASL di Teramo e Capo Dipartimento delle Chirurgie, aprì il Congresso con la lectio magistralis “Il Rumore e l’Uomo: perché Sociopatia?”. Fece seguito la lectiodel prof. Mario Mazzetti, Primario di Medicina Interna al S. Eugenio di Roma, volta a dimostrare i possibili danni da “rumore” nel corpo umano e, in particolare, su specifici sistemi quali l’apparato metabolico, quello cardio-circolatorio, quello loco-motore e così via, mettendone in evidenza gli effetti obiettivi, per altro assai evidenti, come potevano essere i disturbi cardiaci dati da forti e improvvisi rumori: note sono le alterazioni motorie del ritmo cardiaco in queste circostanze. Non dimentichiamo, poi, l’effetto nocivo del rumore forte e improvviso sul sistema digerente: la crisi diarroica imprevista ne è un esempio. Fece seguito la relazione del prof. Aldo Isidori, Direttore della Cattedra di Andrologia ed Endocrinologia alla Sapienza di Roma, che con il dott. Giacomo Gatti, Neuropsichiatra, il prof. Marco Fusetti, Direttore della Cattedra di O.R.L. all’Università dell’Aquila, il prof. Antonio Paoletti, Direttore della Cattedra di Medicina del Lavoro all’Università dell’Aquila, e il prof. Vito Mallardi, Direttore della Cattedra di O.R.L. all’Università di Ancona, trattarono il tema “Quando il Rumore diventa Patologia”. Fu, così, che in qualche modo si mise in evidenza la responsabilità del “Trauma Rumore” nell’insorgenza di molte patologie di varia natura, determinanti deficit funzionali in vari distretti del nostro corpo, compreso quello motorio.

Dunque, anche se questa nuova teoria riguardante l’insorgenza della SLA da “rumore” dovesse essere verificata e ben studiata su come possa interrompere transitoriamente la barriera ematoencefalica (BEE), facilitando l’introduzione di certe sostanze neurotossiche (quali ad esempio lattato e ammoniaca, citochine pro-infiammatorie) prodotte soprattutto durante l’intensa attività fisica e associate alla presenza di un ambiente super rumoroso, ci auguriamo che in tempi brevi la ricerca dia su questo argomento delle risposte scientificamente inconfutabili. Ad ogni modo una cosa è certa: il rumore cronico ed elevato può essere causa di patologie nel corpo umano.

GIAN PIERO SBARAGLIA
MEDICO CHIRURGO
Spec. In Otorinolaringoiatria
già Primario Otorinolaringoiatra,
C.T.U. del Tribunale Civ. e Pen. di Roma
Direttore Sanitario e Scientifico Centro di Formazione
BLSD-PBLSD – Accreditato ARES 118-Lazio e IRC,
 Misericordia di Roma Centro – ROMA