4 Settembre 2025 ![]()
In un tempo in cui la salute pubblica richiede approcci sempre più integrati e inclusivi, la prof.ssa Renata Schiavo – Senior lecture alla Columbia University di New York – ci guida alla scoperta del valore trasformativo delle arti nei contesti sanitari e sociali. In questa intervista, riflette sul progetto “Cultura è Salute” e sui nuovi paradigmi che uniscono cultura, prevenzione e benessere collettivo.
1) Professoressa Schiavo, cosa l’ha colpita maggiormente del progetto “Cultura è Salute” e perché ha ritenuto importante presentarlo – attraverso una “guest lecture” da parte di uno dei membri del nostro comitato scientifico – ai professionisti che partecipano nel suo corso di formazione professionale a The American University of Rome?
Il nostro programma estivo di formazione professionale, “Health and Risk Communication in Pandemics and Beyond” a The American University of Rome, include un’unità didattica e di apprendimento sulla comunicazione basata sulle arti, che esplora il ruolo delle diverse forme di arte nei contesti sanitari e sociali. A questo proposito, il progetto “Cultura è Salute” fornisce esempi di come le arti e altre forme culturali possano essere integrate nei processi di salute e sociali, sia per promuovere la guarigione fisica e mentale migliorando i processi di comunicazione, sia per affrontare lo stigma correlato ad alcune malattie, sia per coinvolgere diversi gruppi di pazienti, membri di comunità locali, e professionisti nelle problematiche di salute. Con il suo ruolo di rete di professionisti ed esperienze dedicate a questo approccio, “Cultura è Salute” è uno strumento per incoraggiare la collaborazione e la riflessione sul tema.
2) Questo numero de “La Voce dei Medici” è dedicato al tema della prevenzione. Quando si parla di prevenzione, si pensa spesso a interventi sanitari precoci o a campagne educative. Ma le pratiche artistiche e culturali — come quelle promosse da “Cultura è Salute” — possono svolgere un ruolo più profondo: aiutare le persone a dare senso, a connettersi, a costruire comunità. In che misura, secondo Lei, queste esperienze possono essere riconosciute come vere e proprie pratiche di prevenzione, anche se non sempre etichettate come tali?
Interventi culturalmente rilevanti sono fondamentali per promuovere il cambiamento comportamentale, sociale e politico, la prevenzione delle malattie e, in ultima analisi, per promuovere l’equità nella salute. Sappiamo da molteplici esperienze che la cultura è un potente determinante della salute e del benessere. Pertanto, le esperienze culturali, attraverso varie forme d’arte, possono essere integrate nei programmi di prevenzione e negli interventi di comunicazione per costruire comunità attorno ai problemi di salute, mediare differenze culturali, e promuovere il coinvolgimento dei pazienti e delle comunità locali nelle misure di prevenzione in un linguaggio, quello per esempio dell’arte, che accomuna i partecipanti e riflette i loro valori culturali. La comunicazione basata sull’arte, ad esempio, può svolgere un ruolo chiave nei nostri sforzi per promuovere l’equità nella salute, razziale e sociale, prevenire e affrontare le disuguaglianze nella salute, promuovere il cambiamento politico e sociale, e proteggere le comunità in situazioni di pandemia e in altri contesti di emergenza sanitaria pubblica. Inoltre, nei contesti di ricerca, i metodi basati sulle arti sono sempre più considerati un approccio per limitare esperienze traumatiche che potrebbero essere associate al ricordo del trauma presente o passato tra partecipanti provenienti da popolazioni svantaggiate, come per esempio persone che purtroppo sono senza fissa dimora per ragioni socio-economiche. Questo è un argomento su cui lavoro e scrivo, incluso un editoriale che ho pubblicato l’anno scorso nella rivista scientifica peer-reviewed Journal of Communication in Healthcare: Strategies, Media, and Engagement in Global Health (Taylor & Francis), per la quale ricopro il ruolo di Editor-in-Chief.
3) Pensa che modelli di reti come quello promosso da “Cultura è Salute” possano contribuire alla costruzione di network, anche internazionali, in cui il sapere medico e quello artistico si incontrano per generare nuovi paradigmi di salute?
Sì, abbiamo sicuramente bisogno di reti professionali e comunitarie su questo tema che incoraggino la collaborazione e l’apprendimento condiviso. Alcune di queste reti esistono anche in altri paesi. È inoltre fondamentale coinvolgere in questo percorso anche i leader delle comunità locali e le organizzazioni non profit. C’è anche molto interesse per questo tema nei musei e in altre istituzioni artistiche, come ad esempio il MAXXI di Roma, che abbiamo visitato l’anno scorso con il programma a The American University of Rome per discutere il loro lavoro sull’uso dell’arte moderna nel coinvolgimento, su temi sanitari e sociali, delle comunità che vivono con disabilità. È importante costruire una comunità di pratica per stimolare la crescita professionale e lo sviluppo personale su questo tema. Penso che questo sia il lavoro che “Cultura è Salute” sta cercando di fare a Roma e in Italia.
CHI È RENATA SCHIAVO
Renata Schiavo è senior lecturer alla Columbia University Mailman School of Public Health (New York, Stati Uniti), dove insegna corsi sulla ricerca partecipativa a livello di comunità e sulla comunicazione per la salute con un focus sui determinanti sociali, l’equità e il coinvolgimento delle comunità. Dirige inoltre un programma di formazione professionale alla American University of Rome (Roma, Italia), orientato all’innovazione nei sistemi di salute globali. Esperta di comunicazione strategica e advocacy per la salute pubblica, salute globale, ed equità nella salute, è autrice di saggi e ricerche internazionali, consulente per organizzazioni non profit e agenzie delle Nazioni Unite. È fondatrice e direttrice di Health Equity Initiative, un’organizzazione non profit globale dedicata all’equità nella salute. È inoltre direttrice della rivista scientifica peer-reviewed Journal of Communication in Healthcare: Strategies, Media, and Engagement in Global Health (Taylor & Francis), “senior editor” del Journal of Health Equity (Taylor & Francis) e membra del comitato editoriale di Health Equity (Mary Ann Liebert).
