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Dante e la medicina delle evidenze: un dialogo oltre i secoli

29 Ottobre 2025

Nel canto XIII dell’Inferno Dante Alighieri racconta il suo smarrimento di fronte a un mistero della natura: «Udiva d’ogne parte pianger voci e non vedea persona che ‘l facesse». Le voci dei dannati si levano da alberi contorti e sanguinanti in un paesaggio che confonde i sensi e interroga la ragione. È qui che il Sommo Poeta mette in moto un processo conoscitivo sorprendentemente moderno: osserva, formula un’ipotesi, verifica sperimentalmente. Su consiglio di Virgilio, spezza un ramo e il grido che ne scaturisce conferma la sua intuizione.

Nel suo saggio Alla ricerca della moderna epistemologia medica nella Divina Commedia Nicola Baldi – storico della medicina presso l’ISBEM di Mesagne – riconosce in questo episodio una delle più precoci rappresentazioni di quella che oggi chiamiamo evidence-based medicine. Di fronte a un fenomeno inspiegabile, Dante non si affida al solo dogma o all’autorità, ma all’esperienza sensibile e alla prova concreta: un metodo che, secoli dopo, diventerà fondamento della scienza clinica.

Baldi ci invita così a leggere la Commedia anche come un testo di formazione del pensiero critico, dove l’indagine poetica e quella scientifica si intrecciano. Perché, come ricorda l’autore, «la medicina non nasce dal protocollo, ma dal dubbio; non dalla certezza, ma dalla capacità di osservare e di interrogarsi».

Dante in fondo ci parla anche ai giorni nostri: nella sua tensione a comprendere, nell’ascolto del dolore, nella fiducia che la conoscenza, come la cura, si costruisca solo nel dialogo tra esperienza e riflessione.

Nicola Baldi, Research Unit of Medicine History, ISBEM – Istituto Scientifico Biomedico Euro Mediterraneo, Mesagne (Brindisi)