30 Settembre 2025 ![]()
La recente vicenda dell’azzeramento della commissione tecnica sui vaccini, conseguente alle polemiche legate alla presenza di medici apertamente contrari alla vaccinazione, riporta al centro una questione non eludibile: quale spazio debba avere la libertà di parola in medicina quando sono in gioco la salute pubblica e la fiducia nelle istituzioni sanitarie.
È fondamentale sottolineare che le evidenze scientifiche non costituiscono opinioni. Esse derivano da un processo codificato, replicabile e sottoposto a revisione critica: studi clinici, meta-analisi, linee guida internazionali. Le decisioni di sanità pubblica possono e devono fondarsi esclusivamente su questo terreno solido. Invocare un pluralismo indiscriminato, come se una convinzione personale potesse valere quanto un’evidenza sperimentale, equivale a compromettere la credibilità della medicina e, di riflesso, la sicurezza dei cittadini.
Al tempo stesso, la libertà di parola non può essere compressa. La storia della scienza dimostra che il progresso nasce dalla critica, dal confronto serrato, dalla possibilità di rimettere in discussione ciò che oggi consideriamo acquisito. Negare spazio al dissenso significa rischiare di trasformare la scienza in dogma, con esiti opposti allo spirito stesso della ricerca. Tuttavia, è necessario distinguere tra critica scientificamente fondata e disinformazione priva di basi: solo la prima appartiene al dibattito accademico, la seconda è un rischio sociale che va contrastato con fermezza.
Il punto di equilibrio risiede, dunque, in una doppia tutela:
- la tutela delle evidenze, che devono rimanere la bussola di ogni scelta sanitaria, garantendo rigore, sicurezza e trasparenza;
- la tutela della libertà di parola, purché esercitata con responsabilità e nel rispetto del metodo scientifico.
In assenza di questo equilibrio, la conseguenza inevitabile è la perdita di fiducia dei cittadini, terreno fertile per diffidenza e derive complottiste.
Un sistema sanitario maturo deve saper difendere la scienza senza trasformarla in ideologia, e garantire la libertà di parola senza permettere che diventi veicolo di disinformazione.
