27 Ottobre 2025 ![]()
Il K-Pop macina numeri da capogiro ormai ovunque, dopo aver varcato i confini nazionali per diffondersi, con proporzioni più o meno contagianti, in ogni angolo del pianeta. Non deve perciò stupire l’arrivo su Netflix di un film d’animazione che vede al centro del racconto proprio una pop-band coreana tutta femminile, immersa in un mondo fantastico dove i demoni minacciano l’esistenza dell’umanità e soltanto la musica può “accendere l’anima e unire la gente“. Mai avrei pensato di scrivere da medico di un cartone animato, che tuttavia esplora potentemente temi universali come l’accettazione di sé, la gestione dell’ansia e la forza che deriva dalla comunità (in tempi in cui si parla della solitudine del cittadino globale, cit. Bauman). Come una fiaba questo film tocca in profondità la mente ineducata e inconsapevole del bambino e quella dell’adulto, ispirando modelli universali di personaggi e situazioni che simboleggiano aspetti protomorfi dell’esperienza umana.
Accettazione di sé e ansia sociale
Il film utilizza i “demoni” come metafora delle insicurezze (o in senso più lato di quelli che Jung avrebbe definito aspetti ombra) o più o meno consapevolmente celate o represse della propria psiche. Una delle tre protagoniste, Rumi, è metà cacciatrice e metà demone vive nel terrore che questo suo aspetto ombra possa venire letteralmente alla luce e che per questo lei non venga accettata dalle sue amiche in primis. Questa paura rappresenta anche la pressione sociale a nascondere le proprie imperfezioni o vulnerabilità, mostrando unicamente la maschera che occorre per essere sempre amati dagli altri (detto per inciso: una delle note idee irrazionali di Ellis che stanno alla base della terapia cognitivo-comportamentale). Le sue “tracce demoniache” che appaiono sul corpo simboleggiano la vergogna e il peso emotivo che Rumi prova, ma anche l’interfaccia della falsa dicotomia corpo-mente. Uno tra gli importanti messaggi del film è che l’integrazione di tutte le parti di sé, sia quelle “buone” che quelle “cattive” o vulnerabili, è fondamentale per raggiungere la completezza e il benessere.
Relazioni parasociali e cultura dei fan
La pellicola affronta anche la psicologia della cultura dei fan e le dinamiche delle relazioni parasociali che i fan sviluppano con i loro idoli.
- Il potere delle cacciatrici di demoni deriva direttamente dall’energia e dal supporto dei loro fan. Questo riflette, in modo esagerato, l’influenza che i fan reali hanno sulla carriera dei loro idoli.
- Tuttavia, il film esplora anche il lato oscuro, in cui le canzoni maledette usano l’energia dei fan in modo dannoso, trasformando l’ammirazione in ossessione. Questo solleva una riflessione su come i confini tra ammirazione sana e dipendenza possano diventare labili, complice la dopamina.
Identità culturale e aspettative sociali
- Il film tocca le sfide legate all’identità in un mondo globalizzato. La doppia eredità di Zoey, metà coreana e metà americana, ad esempio, riflette la sua lotta per trovare il proprio posto.
- Mira, l’altra protagonista, si ribella in silenzio alle aspettative familiari e sociali, che impongono un’immagine ideale e perfetta di “brava ragazza coreana”.
La forza della comunità e della vulnerabilità
- Altro messaggio chiave è che la vulnerabilità, lungi dall’essere una debolezza, è la base per la connessione autentica con l’altro, in antitesi al perfezionismo. La protagonista impara che condividere le proprie insicurezze non porta al rifiuto, ma a una maggiore solidarietà e supporto da parte della sua comunità.
- Il film celebra il potere della comunità e dell’accettazione incondizionata, mostrando che la forza collettiva dei fan e dei legami tra le cacciatrici è ciò che permette loro di vincere.
Realismo psicologico in un contesto fantasy
Nonostante la premessa fantastica, i personaggi si comportano in modi sorprendentemente realistici, affrontando insicurezze, procrastinazione (nell’era dell’immediatezza e del consumismo tutto e subito).
Altri temi sono: l’accettazione di sé (in particolare per il personaggio di Rumi, metà umana e metà demone, quindi in uno stato iniziale di nevrosi, avrebbe detto Freud) e la gestione delle pressioni dell’industria consumistica K-pop, come l’ipersessualizzazione e la ricerca della perfezione (rimarchevole la dissoluzione degli addominali). Il film esplora anche la psicologia dei personaggi attraverso le dinamiche di gruppo (amicizia, ambizione, sacrificio) e il modo in cui le loro fragilità vengono trasformate in forza, cita il monologo di Celine che incita a comprendere il significato emotivo e spirituale del proprio talento.
Il successo del film può essere inoltre ricondotto a come riesce a parlare a un pubblico eterogeneo. I più giovani possono identificarsi con le battaglie magiche e l’animazione colorata, mentre i teenager si riconoscono nelle dinamiche di gruppo e nelle emozioni musicali. Gli adulti, invece, possono apprezzare l’approccio che unisce la critica sociale a temi come crescita, responsabilità e amicizia, rendendo il film un prodotto culturale che risuona su più livelli.
Il Kintsugi
Significa “riparare con l’oro”. Questa tecnica, menzionata nel film, non nasconde le crepe, ma le valorizza rendendo l’oggetto riparato più prezioso e unico, unendo i frammenti rotti con una lacca (detta urushi) e polvere d’oro, d’argento o metallo. Il concetto psicologico del Kintsugi sottolinea che le imperfezioni e le “cicatrici” possono diventare fonte di forza e bellezza. Lo sosteneva anche James Hillman, allievo prediletto di Jung nel suo bestseller “Il codice dell’anima” (Adelphi, 2009).
Tecnica e filosofia
- Tecnica: I frammenti vengono incollati usando una lacca speciale e la giuntura viene ricoperta con polvere d’oro, o d’argento, per evidenziarne la riparazione. Esistono tecniche moderne che utilizzano resine epossidiche e pigmenti metallici, che sono più facili da usare e più economici rispetto alla lacca urushi e all’oro vero.
- Filosofia: Il Kintsugi rappresenta l’accettazione della fragilità e delle rotture come parte della storia dell’oggetto, invece di nasconderle. Le cicatrici diventano parte integrante della sua bellezza e del suo valore.
- Incollaggio: È possibile riparare vasi rotti con resina epossidica mescolata a polvere d’oro. Questa pasta viene utilizzata per ricongiungere i frammenti e, se necessario, riempire le parti mancanti.
Psicoeducazione
- Resilienza (che fa parte del modello biopsicosociale) – La tecnica è spesso vista come una metafora per la resilienza umana: le difficoltà e le ferite non sono qualcosa da nascondere, ma esperienze da integrare che possono renderci più forti e unici.
- Valorizzazione delle imperfezioni – Invece di gettare via un oggetto rotto, il Kintsugi lo trasforma in un pezzo unico, celebrando la sua storia e le sue imperfezioni. L’oggetto non è più considerato “rotto” ma “migliorato” attraverso la riparazione.
Il concetto di “trovare la propria voce”
Nel film l’allusione parte dalla musica per giungere al trovare la propria voce autentica (in psicologia, è fondamentale coltivare l’ascolto di sé e creare uno spazio di silenzio interiore, per distinguere la voce del Sè dai condizionamenti esterni).
(Continua…)
Massimo Lanzaro è Dirigente Medico di Psichiatria, Psicoterapeuta e saggista. Divulgatore scientifico, è stato Primario al Royal Free Hospital di Londra.
I suoi volumi più recenti sono “Dal divano al divino: Itinerari di ascensione controcorrente mentre il mondo sembra andare alla deriva” (KDP, 2025), “Affetti In Affitto: La Guida Definitiva alla Psicologia 4.0: Esperienze trasformative, Aneddoti ispiratori e Tecniche di Evoluzione Personale” (Bookness, 2024) e “Il medico dell’anima” (YCP, 2021).
Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito web personale: https://www.massimolanzaro.com.
